Castello di Cerreto d’Esi (AN)

Cenni Storici

Castrum Cerreti, ovvero il Castello di Cerreto d’Esi, è ubicato nell’entroterra marchigiano, in provincia di Ancona. Ha una posizione elevata di 265 m. sopra il livello del mare e oggi conta circa 3200 abitanti. Questo castello ha conservato molto della struttura urbanistica originaria, anche se modificata, nel corso dei secoli, per cause sismiche, belliche o di deterioramento. Possiamo ipotizzare basandoci anche sulle notizie storiche relative ai castelli circostanti, che esso sia stato costruito inizialmente non per difesa militare, ma come snodo commerciale tra i territori limitrofi. Cerreto infatti, non era in posizione strategica dal punto di vista militare, ma situata vicino ad importanti centri economici e nelle vicinanze di una ramificazione minore della via Flamimia (zona di Collamato). Successivamente si è avuta la trasformazione in castello medioevale vero e proprio con un signore, il suo seguito ed i sudditi, ma il massimo splendore lo raggiunse intorno al 1500. Il significato della parola Cerreto è riportato in molti dizionari etimologici italiani e deriva da «Cerrus», cioè cerro, pianta della famiglia delle querce. Il primo documento certo dell’esistenza del Castello di Cerreto è rappresentato da una pergamena del monastero di San Vittore delle Chiuse del 1090, ove si legge «locus qui dicitur Cerreto». Nelle Memorie storiche di Matelica di Camillo Acquacotta si riporta la data 1160 in relazione al Conte Attone Attoni di discendenza longobarda, quale signore sia del castello di Albacina che di quello di Cerreto. In un documento storico del 1211, Appigliaterra di Guarniero di Atto, signore feudale dimorante in Cerreto, si sottomise insieme ai suoi uomini al comune di Fabriano. Nello stesso anno, in un’altra pergamena, si legge che Pietro Attone di Gozo ed il pievano (prima menzione certa dell’esistenza di una pievania nel castello) Guido di Rinaldo assoggettarono a Fabriano i loro uomini ed i loro beni. Negli anni successivi si ebbero altre sottomissioni, tra le quali quella del 1213, attuata da Alberico di Morico, che si fece castellano di Fabriano ed assoggettò al comune sia gli uomini che ha in Cerreto sia quelli che ha in Albacina; divenne poi sindaco di Fabriano intorno al 1226. Molti signori, governando il territorio di Fabriano,avevano giurisdizione anche su quello di Cerreto; nel 1214 Aldovrandino, marchese d’Este e della Marca Guarniera, nel 1250 Federíco Il, dal 1259 al 1263 Manfredi, nel 1322 Ludovico il Bavaro, nel 1347 Ludovico I re d’Ungheria, il quale donò il Castello di Cerreto alla famiglia dei Chiavelli per ricompensarla del buon trattamento ricevuto durante il suo passaggio nel territorio fabrianese. Successivamente, nel 1383, i cerretesi si ribellarono a Guido Chiavelli; ne seguì l’assedio di Cerreto con la vittoria dei suoi abitanti. Nel 1390 il Castello passò di nuovo sotto il dominio dei Chiavelli e vi rimase fino al 24 maggio 1435 quando la nobile famiglia fabrianese venne trucidata nella Chiesa di S. Venanzo. Pochi mesi dopo, precisamente nell’agosto del 1435, Fabriano, non avendo più un proprio signore, si sottomise agli Sforza, per evitare rappresaglie dopo l’eccidio dei Chiavelli. Ma già nel 1444, Cerreto non era più sotto il dominio degli Sforza. Nel 1515 passò sotto il vicariato dei duca Giovanni Maria Varano signore di Camerino. Nel 1537 gli abitanti del Castello, diedero autorità a tre uomini (Lorenzo de Tommaso, Damiano De Andrea e Grazioso De De Tommaso) di stilare uno statuto. Esso consta di 76 articoli relativi all’osservanza delle festività, al procedimento da seguire per l’elezione dei quattro, alla disposizione delle sentinelle, alla condotta sanitaria da rispettare all’interno del Castello, ai compiti del Castellano, alla durata del Camerlengo e ai suoi obblighi nei confronti dei castellani. Il Castello dovette più volte affrontare il problema della pestilenza: nel 1300 ci fu un imponente abbandono delle campagne per sfuggire ad una grave epidemia che procurò centinaia di vittime, ma i cerretesi non si persero d’animo: trascorso questo periodo nefasto si misero nuovamente al lavoro per riorganizzare le loro attività. Si ebbe, intorno al 1500, un grande aumento demografico, con conseguenze crescita urbanistica. Intorno al 1600 ci fu una maggiore richiesta dei prodotti agricoli, così si istituì l’Abbondanza Perpetua con il compito di immagazzinare il grano in quelle annate in cui la produzione era più abbondante per poi distribuirlo nei periodi di carestia. Vivendo un periodo di pace, il comune di Fabriano migliorò l’amministrazione dei suoi castelli, tra i quali quello di Cerreto, che fu sempre considerato uno dei castelli più ricchi del territorio fabrianese. I gualdari avevano il compito di vigilare su ogni danno avvenuto nel territorio: sui frutteti, sugli orti, sulle vigne. Nel seicento Cerreto subì molte carestie e pestilenze: il suono delle campane fu limitato per non gettare sconforto nei sopravvissuti. Con la bolla del 1° settembre 1728 Benedetto XIII istituì la Fiera del 5, 6, 7 agosto che ancora oggi viene effettuata, ma in un solo giorno, il 6 agosto. Dopo circa duecento anni (notizia del pievano De Vecchi) la popolazione era passata da 1500 a 2928 abitanti. Nel 1808, con l’avvento del Regno d’Italia, Cerreto fu dichiarato comune indipendente di terza classe. Nel 1861 fu aggregato alla provincia di Ancona e nel 1862 venne aggiunta la denominazione «d’Esi». Quindi Cerreto d’Esi è un comune autonomo a tutti gli effetti ed è stato l’unico Castello del contado fabrianese ad ottenere la libertà.

Torre rotonda ‘di Belisario’
Vero e proprio emblema cittadino è la torre cilindrica, impropriamente attribuita al generale bizantino Belisario, un unicum nella tipologia delle fortificazioni marchigiane. Con i suoi 25 metri di altezza svetta a controllo della vallata circostante, e attualmente si caratterizza anche per un’accentuata pendenza. Avvolta nel mistero rimane la data della sua origine: se le forme attuali fanno propendere per il XIV-XV secolo, il basamento composto da pietrame grezzo misto a conci squadrati fa supporre l’esistenza di un edificio precedente. Vi si accedeva attraverso una piccola porta posta a grande altezza; all’interno vi sono cinque ambienti l’uno sull’altro, che comunicano tra loro per mezzo di botole e di scale retrattili a pioli. La parte sommitale presenta aperture che consentono di spaziare con lo sguardo in ogni direzione.

Per approfondimenti maggiori: www.comune.cerretodesi.an.it

 

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