Inquinamento atmosferico in Europa: la qualità dell’aria non è nei piani di molti Paesi UE

Un’indagine della Global Climate and Health Alliance sull’integrazione delle considerazioni sulla qualità dell’aria nei contributi determinati a livello nazionale ha messo in luce che l’UE è messa male

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Inquinamento atmosferico in Europa: la qualità dell’aria non è nei piani di molti Paesi UE

L’inquinamento atmosferico in Europa è la principale causa ambientale di morte prematura, più precisamente nell’UE, con circa 300mila morti premature all’anno. Non solo: come rileva una recente indagine del Guardian, il 98% degli europei respira aria inquinata altamente dannosa, causa di 400mila morti all’anno.

La riduzione dell’inquinamento atmosferico dovrebbe, quindi, essere tra le priorità dei Paesi membri. Non è così. O almeno così pare, dalle conclusioni di uno studio condotto e pubblicato dalla Global Climate and Health Alliance, alleanza di Ong sanitarie, organizzazioni di professionisti sanitari e alleanze per la salute e l’ambiente di tutto il mondo.

La situazione non certo edificante dell’Unione Europea è messa in luce, in particolare, dalla Clean Air NDC Scorecard, la scheda di valutazione messa a punto dal GCHA che valuta l’integrazione delle considerazioni sulla qualità dell’aria nei contributi determinati a livello nazionale (NDC).

La Clean Air NDCs Scorecard classifica 170 NDC di 169 Paesi e dell’Unione Europea (che presenta un NDC congiunto). Se già a livello globale le cose vanno male, dato che il punteggio medio ottenuto in qualsiasi NDC è stato di 3,5/15 punti, i primi dieci emettitori totali (Cina, Stati Uniti, India, Unione Europea, Federazione Russa, Brasile, Indonesia, Giappone, Iran, Arabia Saudita) hanno ottenuto una media di 2,7/15 punti. L’UE ne esce male: sono solo due i punti presi sul totale.

La stessa GCHA ha posto in rilievo questi risultati deludenti:

“Le maggiori economie mondiali ad emissione di carbonio stiano deludendo i propri cittadini non integrando la qualità dell’aria nei piani nazionali sul clima, mentre i paesi che subiscono i maggiori impatti dell’inquinamento atmosferico sono quelli che stanno adottando maggiori misure.”

Invece, i Paesi del Sud del mondo sono all’avanguardia in termini di inclusione della qualità dell’aria nei loro piani climatici nazionali, con Colombia e Mali che hanno ottenuto entrambi 12 punti su 15 e tutti i 15 paesi, tranne uno, che hanno ottenuto almeno 8/15, hanno un reddito basso o medio.

Inquinamento atmosferico ed Europa: cosa fa l’UE

L’UE, in particolare, da tempo si è impegnata con misure di rilevanza globale per ridurre quanto più possibile le emissioni e arrivare all’obiettivo della neutralità climatica al 2050.

Inquinamento atmosferico ed Europa: cosa fa l’UE

Lo è: a questo proposito va ricordato che nel 2022 la Commissione Europea ha proposto una revisione delle norme UE sulla qualità dell’aria con obiettivi più ambiziosi per il 2030 per raggiungere l’obiettivo inquinamento zero entro il 2050 in linea con il Piano d’azione Zero Pollution.

Anche il Parlamento Europeo ha adottato lo scorso settembre la sua posizione su una legge rivista “per migliorare la qualità dell’aria nell’UE al fine di realizzare un ambiente pulito e sano per i cittadini europei”, riporta lo stesso Parlamento, spiegando che la votazione a larga maggioranza ha fissato un limite più severo e valori obiettivo per diversi inquinanti tra cui il particolato (PM2,5 e PM10), biossido di azoto, biossido di zolfo e ozono. Peccato che lo abbia fissato “entro il 2035”, spostando avanti di cinque anni la decisione.

I risultati dell’indagine GCHA

Detto delle misure UE per ridurre l’inquinamento atmosferico in Europa, torniamo allo studio condotto dalla Global Climate and Health Alliance e dalla valutazione della qualità dell’aria riferita agli NDC (i cui Paesi che l’hanno pubblicato sono presenti sul sito web dedicato dalla UNFCCC Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici).

Questi ultimi sono impegni nazionali per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, limitando l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, e preferibilmente a 1,5°C.

A livello globale, il punteggio medio ottenuto in qualsiasi NDC è stato di 3,5 punti su 15. I paesi del G20 che hanno presentato un NDC individuale (tutti tranne Germania e Italia) hanno ottenuto punteggi inferiori alla media, con una media di 3,3 punti.

Gli NDC sono stati valutati in base alla propria attenzione a cinque categorie per fornire un punteggio totale per l’aria pulita: impatti sulla salute, inquinamento atmosferico, settori di origine, economia e finanza e punti bonus.

A proposito degli impatti sulla salute, meno di un terzo degli NDC (51) si riferisce agli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico, quantifica l’onere o specifica qualsiasi azione nel settore sanitario relativa alla fornitura di assistenza per gli impatti sulla salute legati all’inquinamento, o azioni di sanità pubblica. GCHA ricorda a tale riguardo che “la dipendenza dai combustibili fossili è uno dei principali motori del cambiamento climatico, della qualità dell’aria e degli impatti sulla salute”.

Gli obiettivi di qualità dell’aria sono fondamentali per proteggere la salute umana.

Tuttavia risulta che:

“mentre la maggior parte degli NDC (119) prende in considerazione almeno due inquinanti atmosferici dannosi per la salute, solo 32 fanno riferimento a obiettivi, monitoraggi o proiezioni lungimiranti.”

In termini di settori di origine, 62 NDC su 170 si riferiscono ad azioni per ridurre gli inquinanti atmosferici in settori specifici. I trasporti sono emersi come il settore di origine più frequentemente menzionato, mentre solo due NDC (Giordania e Venezuela) hanno collegato le azioni nel settore sanitario al miglioramento della qualità dell’aria. “La produzione di energia, una delle principali fonti di inquinamento atmosferico dovuto ai combustibili fossili in molti paesi, è stata menzionata come fonte di inquinamento solo in 21 NDC”, rileva l’indagine.

Alla voce economia e finanza solo 17 dei 170 NDC menzionano costi o considerazioni di bilancio o ritorni sugli investimenti legati alla qualità dell’aria.

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