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Indice degli argomenti: Rinnovabili e alternative al petrolio: a che punto è la transizione energetica Le alternative al petrolio nei trasporti e nel riscaldamento Prodotti senza petrolio: plastica, asfalto, inchiostri e le alternative green Si parla spesso di fonti rinnovabili e alternative al petrolio. Ma oltre alla sfera dell’energia, oggi abbiamo alternative valide per sostituirlo? Nel 2020, riporta la EIA – Energy Information Administration, dei circa 6,6 miliardi di barili del consumo totale di petrolio degli Stati Uniti, il 44% è stato usato per carburanti, il 21% per produrre diesel e oli combustibili, il 6% per produrre carburanti per l’aviazione. Più di 13 altri tipi di prodotti petroliferi costituiscono il restante 29% del consumo totale di petrolio nel 2020. Carburanti a parte, col petrolio e derivati si produce asfalto e le materie prime per realizzare prodotti chimici, plastiche e materiali sintetici che si trovano in quasi tutto ciò che usiamo. Da un barile di petrolio da 42 galloni (circa 158 litri) si producono 19,4 galloni di benzina.Il resto (più della metà) è usato – in toto o in parte – per realizzare più di 140 prodotti diversi, spaziando dagli pneumatici alla plastica, dalle lenti a contatto ai vestiti, dalle tubature a eccipienti di pomate, creme e unguenti. A che punto siamo oggi per pensare a un mondo senza petrolio? Rinnovabili e alternative al petrolio: a che punto è la transizione energetica Il petrolio è una miscela complessa di idrocarburi presenti sulla Terra (o meglio, negli strati superiori della crosta terrestre) in forma liquida, gassosa o solida. Il termine è spesso limitato alla forma liquida, comunemente chiamata petrolio greggio. Tuttavia il petrolio include anche il gas naturale e la forma viscosa o solida conosciuta come bitume, che si trova nelle sabbie bituminose. Il petrolio, in forma liquida e gassosa, costituisce il più importante dei combustibili fossili primari. Quanto se ne produce lo fa sapere la stessa EIA: a maggio stima siano stati consumati globalmente 96,2 milioni di barili al giorno di petrolio e combustibili liquidi, con un aumento di 11,9 milioni di b/d rispetto a maggio 2020, ma in decremento (di 3,7 milioni di barili al giorno) rispetto allo stesso mese del 2019. L’ente statunitense prevede che il consumo globale di petrolio e combustibili liquidi sarà in media di 97,7 milioni di barili/giorno per tutto il 2021, in aumento di 5,4 milioni b/g rispetto al 2020. Prevede, inoltre, che il consumo globale di petrolio e di combustibili liquidi aumenterà di 3,6 milioni b/g nel 2022 per una media di 101,3 milioni b/g. Come sottolinea l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la crisi del Covid-19 ha causato un calo storico della domanda globale di petrolio nel 2020, ma non necessariamente duraturo. “In assenza di grandi cambiamenti politici da parte dei governi e di cambiamenti più rapidi nei comportamenti, la domanda globale di petrolio è destinata ad aumentare per gli anni a venire”. Ma cosa si sta facendo per attuare la transizione energetica, che contempla anche il passaggio dall’uso di fonti energetiche fossili a rinnovabili? Una risposta la fornisce la IEA nel suo World Energy Investment 2021: per il quinto anno consecutivo, la spesa di capitale nel settore energetico nel 2020 è stata superiore a quella per l’approvvigionamento di petrolio e gas. L’elettrificazione è stata anche uno dei principali motori della spesa per investimenti da parte dei consumatori finali. Le vendite di veicoli elettrici continuano a salire e aumentano le proposte da parte delle Case automobilistiche. Nel complesso, pesa l’impegno politico e istituzionale di molti Paesi di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050, che aiuta in questo passaggio a soluzioni rinnovabili e alternative al petrolio. Tuttavia, rileva la stessa Agenzia, gli investimenti in energia pulita sono in moderata ripresa, ma rimangono ben al di sotto di ciò che sarà necessario per evitare gravi impatti dal cambiamento climatico. I 750 miliardi di dollari che si prevede saranno spesi in tecnologie energetiche pulite e in efficienza in tutto il mondo nel 2021 rimangono ben al di sotto di ciò che è richiesto negli scenari basati sul clima. Gli investimenti in energia pulita dovrebbero raddoppiare nel 2020 per mantenere le temperature ben al di sotto di un aumento di 2°C e più che triplicare per mantenere la porta aperta a una stabilizzazione di 1,5°C, come richiesto dalla COP di Parigi del 2015. Le alternative al petrolio nei trasporti e nel riscaldamento Ma torniamo alla domanda: fonti rinnovabili e alternative al petrolio ci sono? Nella produzione di elettricità in parte sì. Secondo i dati IRENA sul 2021 più dell’80% di tutta la nuova capacità elettrica aggiunta l’anno scorso era fornita per lo più (91%) da fotovoltaico ed eolico. IEA prevede (nel report uscito a fine 2020) che la produzione di elettricità da fonti rinnovabili crescerà di quasi il 7% nel 2020. La produzione di elettricità da gas dovrebbe diminuire del 2%, il suo declino è attenuato dai prezzi più bassi del gas naturale che gli permettono di sottrarre quote di mercato al carbone, in particolare negli Stati Uniti e in Europa. Complessivamente, le emissioni di CO2 legate alla produzione di elettricità dovrebbero diminuire del 5% nel 2020, un calo molto più sensibile della diminuzione prevista della domanda globale di elettricità. Per i trasporti stradali, il maggior consumatore col 49,3% (che aumenta al 65% se si comprendono anche trasporti ferroviari, navali e aerei), si lavora ad alternative al petrolio e derivati: l’elettrico si sta facendo strada, l’idrogeno è ancora una chimera, i biocarburanti sono un’alternativa utile almeno per ridurre le emissioni. Certo, ancora oggi la stragrande maggioranza dei mezzi di trasporto (stradale, navale, aerea, ferroviaria) è alimentata, direttamente o meno, da oil & gas. Il settore industriale (che incide per il 7,2% sui consumi finali), può scaricare buona parte della spesa energetica sulle energie rinnovabili. Le opportunità includono l’illuminazione e i sistemi di controllo del clima, i processi di riscaldamento e raffreddamento dei materiali. Una soluzione utile è puntare sulla cogenerazione. Ma c’è ancora molto da fare. Nel riscaldamento (e raffrescamento) si lavora ad alternative che contemplano anche un maggiore contributo dall’efficienza energetica. Anche in questo caso si sta facendo spazio sempre più l’impiego dell’energia elettrica: Chiller e pompe di calore costituiscono un mercato che ha raddoppiato, superando nel primo trimestre del 2021 la cifra record di 100 milioni di euro. In questi casi è importante contare su elettricità rinnovabile. Si sa che 37% dei consumi elettrici italiani nel 2020 è stato soddisfatto da fonti rinnovabili (dati GSE, maggio 2021). C’è poi il solare termico: in Europa sono installati più di 10 milioni di impianti, con un aumento del 2,5% della capacità installata. Prodotti senza petrolio: plastica, asfalto, inchiostri e le alternative green Col petrolio & C. si produce una delle materie più diffuse: la plastica. La quantità prodotta nel mondo ogni anno è aumentata in modo esplosivo: erano 2 milioni di tonnellate nel 1950, nel 2019 sono diventate 368 milioni di tonnellate. Servono alternative, in alcuni casi già esistenti, anche se c’è differenza tra plastica biodegradabile o compostabile e plastica biologica. La prima, infatti, può essere prodotta a partire da materie prime a base biologica o fossile; la seconda può invece essere progettata in modo da essere compostabile o biodegradabile o meno. Gli esempi nel secondo caso ci sono: è il caso del Mater Bi, prodotto dal mais, o Green PE, un materiale riciclabile ed ecologico, derivato dalla lavorazione della canna da zucchero, ideale per realizzare shopper e materiali di imballaggio. L’Unione Europea con una apposita Direttiva intende ridurre sensibilmente la plastica monouso (che incide per il 40% sul totale della plastica prodotta), adottando progressivamente una percentuale di plastica riciclata. Dal prossimo 3 luglio i prodotti monouso realizzati in plastica saranno fuori legge in Europa, Italia compresa che l’ha recepita lo scorso aprile. L’articolo 5 della direttiva, come si conferma nelle linee guida stilate a maggio dalla Commissione UE vieta tutti i prodotti in plastica oxo-degradabile (degradazione derivante da fenomeni ossidativi), monouso o no, e non fa distinzione tra vari tipi di plastica. Uno smacco per l’ambiente e in particolare per l’Italia. Il nostro Paese, infatti, produce il 66% di tutta la plastica biodegradabile d’Europa ed è un settore in ottima salute. Come certifica l’ultimo rapporto di Assobioplastiche, nel 2020 il fatturato complessivo è cresciuto del 9,4% rispetto al 2019, i volumi prodotti del 9,6%, gli occupati del 4,7%, un incremento trainato in particolare dai prodotti monouso compostabili, cresciuti del 116%. Per quanto riguarda invece l’asfalto, si sta lavorando ad alternative meno impattanti, impiegando pneumatici riciclati, ma anche lavorando su prodotti che richiedono temperature più basse per la produzione. Nel caso degli inchiostri, si stanno facendo spazio alternative che al posto del petrolio e derivati impiega materie prime vegetali, come la soia. Anche per i materiali di stampa, come la carta, si lavora per soluzioni decisamente più eco-friendly, rinnovabili e alternative al petrolio. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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