Lo stile di scrittura del Capricorno
Le parole asciutte degli scrittori nati nel segno raccontano una vita giocata in difesa
«Non faccio che dire “piacere d’averla conosciuta” a chi non ho affatto piacere di aver conosciuto ma se volete sopravvivere bisogna che diciate certe cose». J. D. Salinger, nato il primo gennaio, rappresenta lo stile asciutto del Capricorno, segno coriaceo, nato per chiudere e inaugurare l’anno. Al freddo, in silenzio, senza sprecare fiato.
Si narra sia il più longevo dello Zodiaco perché con Saturno come padrino, pianeta del vigore e dell’inflessibilità, resiste e osserva il mondo da una prospettiva così matura e nitida da lasciare senza fiato. Come i versi della poetessa Antonella Anedda, nata il 22 dicembre: «L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri, / basta sfregare leggermente. /Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole».
Muri e mattoni ricorrono spesso nelle poesie del Capricorno, servono a rinforzare le difese. Perché la vita è resistenza e lui, lui solo, in tutto lo Zodiaco, lo ha compreso fino in fondo. Non può permettersi di viaggiare in superficie come Gemelli o scambiare l’esistenza per una lunga avventura come il Sagittario, né deve diventare un cuore immenso che gocciola richieste su richieste come vorrebbe il Cancro.
Il Capricorno è sintetico anche nei versi di Giorgio Caproni, nato il 7 gennaio. «Nessuno potrà mai perforare il muro della terra». È una sentenza definitiva che segna i confini di una personalità irremovibile.
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