Un anno dedicato alla preghiera, verso il Giubileo

LETTERA PASTORALE - L’introduzione del vescovo

Lettera Pastorale Preghiera 2024 Copertina

Ogni anno si aprono davanti a noi prospettive, sogni, iniziative e si guarda al futuro con speranza e con timori.
Come Chiesa di Cuneo-Fossano, dopo aver celebrato un Sinodo interdiocesano, stiamo cercando di costruire sempre più l’unità dell’unica Diocesi. I propositi sono tanti ma non impossibili. Ci accorgiamo che è il Signore l’artefice dei nostri cammini e, se facciamo attenzione, scopriamo che Lui ci è vicino più di quel che pensiamo: di fatto continua a sorprenderci ed a stimolarci, nonostante tutte le nostre povertà.
Quest’anno è il preludio per il Giubileo previsto nel 2025.
Si celebrerà a Roma, centro della cristianità, luogo dove risiede il successore di Pietro, il Santo Padre.
Come capita in ogni Giubileo, siamo invitati ad andare a Roma per essere confermati nella fede. Ma, attenzione, non può risolversi solamente in un viaggio seppur importante. Dev’essere per noi motivo di profonda revisione dei nostri cammini personali ed ecclesiali. Tutto ciò va preparato nel tempo e posto nelle mani di Dio. Siamo noi che dobbiamo cercare il dialogo, l’incontro, l’amicizia con Dio. Come?
Guardando al mondo che ci circonda, è facile cogliere problemi che sembrano insolubili: guerre, violenze, terrorismo, miseria, fame, oppressione, femminicidi, immoralità, indifferenza, corruzione, disfacimento delle famiglie, oligarchie, materialismo, diffidenze, rancori, paure. È un elenco infinito che ci lascia perplessi e di fronte al quale o ci sentiamo impotenti e rassegnati, oppure ci interroghiamo sul che cosa fare. Non bastano analisi ed approfondimenti: forse ne abbiamo addirittura troppi. Nello stesso tempo ci accorgiamo che, proprio nell’era della comunicazione, regnano profonde ignoranze forse dovute all’immensità dei messaggi che ci circondano e fatichiamo a cogliere la verità spesso oscurata da interessi di vario genere.
Oggi è necessario che uomini e donne recuperino la loro dimensione essenziale, il senso della vita presente e futura.
Per i credenti significa cogliere la realtà iniziale proposta dalla Sacra Scrittura, cioè siamo stati fatti a «immagine e somiglianza» di Dio. Con Lui siamo chiamati a camminare, a dialogare, mettendoci seriamente in ascolto. Detto in altri termini, occorrerebbe che uomini e donne iniziassero a pregare.
E come Diocesi di Cuneo-Fossano facciamo nostro l’invito rivolto da Papa Francesco durante la celebrazione dei Primi vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il Te Deum in ringraziamento per il 2023 nel dedicare l’anno 2024, che precede il Giubileo, alla preghiera. L’umanità non riuscirà mai a risolvere i problemi della terra finché rifiuterà di guardare il cielo. Uomini e donne non riusciranno mai a riconoscersi fratelli e sorelle finché non riconosceranno Dio come unico Padre. Non riusciranno mai a costruire una città a misura d’uomo finché rinnegheranno la loro esigenza essenziale: quella dell’Assoluto.
Sono riflessioni che possono sembrare anacronistiche, ma sono convinto che in tutti, credenti e non-credenti, c’è la ricerca di un senso per poter orientare la propria vita.
Provo ad addentrarmi un po’ dentro le obiezioni spontanee che emergono dal vortice della nostra vita alla preghiera.

«Io non ho tempo per pregare!».
È questione di scelte: che cosa è importante per te? Quando qualcosa ci interessa, troviamo sempre il tempo, magari a scapito di altre cose che giudichiamo meno importanti. Troviamo sempre il tempo per mangiare: è in gioco la nostra vita fisica. È questione di vita o di morte. Il pregare è fondamentale per la vita.

«Io non so pregare!».
È questione di farsi aiutare da qualcuno. Non basta leggere qualcosa sulla preghiera, occorre fare esperienza di preghiera. Come impariamo a nuotare nuotando, come impariamo a guidare guidando, come impariamo a leggere leggendo, così s’impara a pregare pregando.

«Quelli che pregano e che mettono i piedi in chiesa tanto sono peggiori degli altri!».
Occorre sempre distinguere tra il pregare e il dire delle preghiere. È un’obiezione che tende a scusare se stessi. Certamente limitarsi a dire delle preghiere è un alibi per dispensarsi dalla carità. Chi prega mira alla trasformazione della vita.

«È meglio aiutare i fratelli che pregare!».
È il Vangelo che ci smentisce quando dice: «Come puoi dire di amare Dio che non vedi, se non ami tuo fratello che vedi?». Sono importanti le opere di giustizia, di filantropia e di solidarietà. Chi prega è capace di donare la sua vita senza riserve, senza pretese, senza scadenze. Chi vive la vita contemplativa ha una missione enorme: prega Dio per l’umanità, arriva agli uomini e alle donne passando per Dio, fa giungere i doni di Dio all’umanità attraverso un’incessante preghiera d’intercessione.

«Quando c’era la Messa in latino almeno riuscivo a dire il rosario!».
Alcuni decenni fa si era perso il riferimento alla ricchezza della Parola. Essa va ascoltata, va meditata, va rimuginata, perché possa incidere nella nostra vita. Non smettiamo mai di andare alla sorgente della nostra vita cristiana.
Nel tempo forte della Quaresima siamo invitati a vivere nell’essenzialità, nutriti da una forte preghiera ed aperti alla vera carità.
A tutti offriamo un contributo essenziale, chiaro e sintetico di don Pino Isoardi della Città dei ragazzi sulla Preghiera.
È uno strumento che ci può portare ad un serio esame di coscienza sul nostro rapporto con Dio. Impariamo a stare con Dio; impariamo a metterci in ascolto della sua voce; impariamo a meravigliarci alla luce della Parola; impariamo a pregare. Poco alla volta, con costanza, potremo scoprire quanto Lui sia vicino a noi nell’illuminare i nostri passi.
Per iniziare anche noi, come Samuele, proviamo a dire: «Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta!».

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✠ Piero Delbosco, vescovo Cuneo-Fossano