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Legge sul precariato: cosa prevede?

21 Febbraio 2020 | Autore:
Legge sul precariato: cosa prevede?

I giovani fanno fatica a inserirsi nel mondo del lavoro e le tipologie contrattuali che vengono proposte offrono poche certezze. Norme e regole applicabili al lavoro precario.

Dopo un lungo percorso di studi, molti ragazzi decidono di andare all’estero per cercare lavoro. Tale scelta deriva dalla difficoltà di trovare in Italia – al Sud più che al Nord – un impiego soddisfacente. Le offerte che si vedono su internet e presso i centri per l’impiego fanno riferimento, soprattutto, ad attività stagionali o a tempo determinato. Nessuna garanzia di una stabilizzazione ti viene offerta e vivi nel timore di non avere più una fonte di reddito. Se poi hai superato la soglia dei quarant’anni rischi di essere tagliato fuori dal mondo del lavoro: le difficoltà aumentano e, delle volte, sono insuperabili.

In altri termini, se ti trovi nelle condizioni accennate, sei considerato a tutti gli effetti un “precario”. A differenza del lavoratore a tempo indeterminato, non hai diritti, o almeno pensi di non averli. Tuttavia, sappi che esistono delle tutele giuridiche e delle norme che possono essere applicate alla materia. In particolare, nel nostro ordinamento, è presente una legge sul precariato: cosa prevede?

Te lo spieghiamo in questo articolo.

Precario: chi è?

Si considera precario il lavoratore che vive in una situazione di costante di incertezza professionale. Il precario non è il disoccupato: mentre quest’ultimo è alla ricerca di un posto di lavoro che non trova, il primo ha un contratto che non fornisce alcuna certezza di stabilità. In altri termini, il precario non ha la fortuna di avere il cosiddetto posto fisso, ma ambisce a ottenere una maggiore certezza economica e personale.

Il precariato è una grande piaga della nostra epoca storica perché da questo fenomeno derivano, a cascata, una serie di ripercussioni sociali ed economiche negative: il giovane che non ha una certezza per il futuro decide di non sposarsi o, se ha già compiuto il grande passo, sceglie di non mettere al mondo dei figli.

Le forme di contratto di lavoro che generano questa situazione sono moltissime: si va dal lavoro stagionale al lavoro a tempo determinato per passare attraverso il fenomeno delle partite Iva e giungere al sistema dei voucher. Sono tutte forme contrattuali perfettamente legali che nascono per coprire esigenze specifiche e finiscono per essere abusate illecitamente. Infatti, l’obiettivo del legislatore è sempre stato quello di rispondere alle necessità dei datori di lavoro di coprire temporanee carenze di organico. A tal fine, ha fornito degli strumenti flessibili e idonei a contrastare il fenomeno del lavoro nero. Tuttavia, delle volte, a dispetto dei doveri imposti dal nostro sistema tributario, molte di queste tipologie contrattuali finiscono per essere utilizzate per eludere o evadere gli adempimenti fiscali.

Come avviene per ogni forma di distorsione delle situazioni giuridiche riconosciute, il nostro ordinamento contrasta la tendenza ad abusare dei diritti e lo fa adottando periodicamente dei correttivi volti ad arginare il problema, senza mai riuscirci realmente.

Il fenomeno del precariato accomuna tanto il settore pubblico quanto il settore privato del mondo del lavoro, a dimostrazione della sua diffusione e capillarità. Vediamo, dunque, alcune disposizioni applicabili all’argomento.

Precariato: quali sono le norme applicabili?

La tutela del personale precario si trova, anzitutto, nei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro, ossia in “contratti tipo” stipulati a livello nazionale dalle rappresentanze dei datori di lavoro con le associazioni sindacali di categoria e riferiti a specifici settori professionali. Il rispetto di queste norme, oltre che nelle opportune sedi giudiziali, viene invocato dai lavoratori anche attraverso il ricorso a scioperi e mobilitazioni. La prima regola è, quindi, quella di rimanere sempre informato sulle iniziative intraprese e sulle novità periodicamente introdotte in risposta a tali rivendicazioni.

Se, dunque, sei un lavoratore precario e vuoi conoscere le modalità per superare questa tua condizione, prendi informazioni, personalmente o attraverso l’aiuto di un consulente, sul contenuto del contratto collettivo applicabile al tuo specifico comparto. Fatto ciò, chiedi poi quali sono le norme di natura legislativa che prevedono ipotesi di stabilizzazione applicabili di diritto in presenza di determinate circostanze. Ti porto l’esempio della Pubblica Amministrazione. Grazie al recente decreto “Milleproroghe” adottato dall’attuale Governo Conte, i precari del settore pubblico hanno la possibilità di essere assunti a tempo indeterminato se in possesso di specifici requisiti: è necessario che abbiano maturato tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni di vita.

Abuso del precariato: quali sono i rimedi giuridici?

Più che dal legislatore, un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del personale precario è stato giocato dai tribunali ai quali molto spesso hanno fatto ricorso intere categorie di lavoratori per ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Pensa, ad esempio, a tutti i professionisti penalizzati dal blocco reiterato delle assunzioni oppure ai lavoratori ai quali è stato rinnovato per decenni un contratto di lavoro a termine.

Con riferimento specifico al rinnovo reiterato dei rapporti di lavoro, sono intervenuti più volte sia i giudici di merito sia la stessa Corte di Cassazione. Vediamo perché.

Come ti suggerisce la stessa espressione, il contratto di lavoro a tempo determinato è soggetto a un termine perché risponde a esigenze transitorie del datore di lavoro. Se queste esigenze si protraggono nel tempo, il contratto può essere prorogato; ma, se il numero dei rinnovi diventa incompatibile con il carattere provvisorio del rapporto di lavoro, allora si sta abusando di tale contratto per aggirare il tuo diritto a essere assunto a tempo indeterminato. Ed è per questo che i tribunali, nel dare attuazione alle disposizioni di legge, hanno sanzionato molti datori di lavoro sia pubblici sia privati. Le soluzioni adottate dalla giurisprudenza sono però diverse tra loro: in alcuni casi è stato riconosciuto il diritto del lavoratore al risarcimento del danno, in altri il diritto a essere assunto a tempo indeterminato. La materia resta quindi ancora in costruzione. Un dato però è certo: esiste un limite al numero di rinnovi possibili. In linea generale, i contratti a termine non possono avere una durata superiore a 12 mesi e possono essere prorogati per un massimo di quattro volte. Superata tale soglia hai diritto alla stabilizzazione a tempo indeterminato.

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