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Famiglia e debiti: proteggere i beni comuni

4 Dicembre 2023 | Autore:
Famiglia e debiti: proteggere i beni comuni

Intestazione dei beni ai figli, fondo patrimoniale e vincolo di destinazione: tutti gli strumenti per proteggersi dai debiti.

Per proteggere dai debiti i beni comuni della famiglia bisognerebbe agire quando ancora l’obbligazione non è sorta. Questo perché qualsiasi operazione effettuata in un momento successivo potrebbe essere oggetto di revoca da parte del creditore. Quest’ultimo però deve essere solerte nel far valere i propri diritti: decorso infatti un certo termine fissato dalla legge, il patrimonio familiare è salvo da eventuali pignoramenti.

Vediamo quali sono dunque gli strumenti che la legge offre in favore di una coppia per proteggersi dai debiti.

Come proteggere il patrimonio familiare?

Esistono tre strumenti che il codice civile mette a disposizione della famiglia per proteggersi da eventuali azioni esecutive:

Il fondo patrimoniale è destinato unicamente alle coppie sposate e alle coppie dello stesso sesso che hanno contratto un’unione civile. Esso serve per evitare il pignoramento conseguente a debiti contratti per scopi estranei ai bisogni familiari. Quindi le spese inerenti alle necessità dei coniugi e dei figli (ad esempio quelle collegate alla casa o al lavoro) non trovano nel fondo patrimoniale uno scudo. Sicché, immettere una casa nel fondo patrimoniale per proteggerla dal condominio o dall’Agenzia delle Entrate per l’omesso versamento delle imposte sui redditi non ha alcun senso.

Il grosso limite del fondo patrimoniale è che, al giorno d’oggi, gran parte delle spese che preoccupano le famiglie sono proprio quelle contrate per i bisogni familiari per le quali, come anticipato, il fondo non tutela. Questo strumento serve solo per proteggere il patrimonio dai debiti conseguenti a investimenti e spese voluttuarie.

Il trust non è altro che l’intestazione fiduciaria dei beni a un altro soggetto che li amministra in nome e per conto altrui, risultandone formalmente il proprietario. Tuttavia tale strumento è costoso e risulta conveniente solo per patrimoni di una certa consistenza.

Il vincolo di destinazione è invece uno strumento simile al fondo patrimoniale, con cui si sottrae al rischio di pignoramento un bene che viene destinato a soddisfare un interesse meritevole di tutela, come ad esempio il mantenimento per un figlio disabile. Se manca questa necessità, il vincolo è illegittimo.

I limiti di tali strumenti è che sono tutti revocabili nei primi 5 anni dalla loro costituzione. L’azione revocatoria che il creditore può intraprendere è però subordinata all’assenza di altri beni utilmente pignorabili in capo al debitore. Chi quindi è titolare di un cospicuo patrimonio di cui solo una parte vincola col fondo patrimoniale o con gli altri strumenti non può subire l’azione revocatoria.

Conviene intestare un immobile a un figlio?

Un altro strumento utilizzato per tutelare i beni di famiglia è la donazione ai figli. Anche in questo caso però l’atto è revocabile dai creditori nei primi 5 anni, sempre che il debitore non abbia altri beni utilmente pignorabili.

Più conveniente è la vendita. In tal caso infatti il creditore può esercitare l’azione revocatoria solo se dimostra che il terzo poteva conoscere l’intento fraudolento del debitore. Ma tale conoscenza si presume se tra il venditore e l’acquirente vi sono rapporti di parentela stretta (come tra padre e figlio). Non solo: la vendita non deve essere simulata. Sicché ci deve essere l’effettivo trasferimento del denaro.

Quando si può esercitare l’azione revocatoria

L’azione revocatoria può essere esercitata per il solo fatto che sussiste un debito, a prescindere se il debitore sta regolarmente pagando le rate.

Difatti, l’azione revocatoria può essere intrapresa anche solo in via cautelare, quando cioè un soggetto, che ha già contratto il debito (ad esempio un mutuo con la banca) non si è reso ancora inadempiente. Si vuol così evitare che, decorrendo i cinque anni, il creditore possa perdere le sue garanzie.

Lo stesso dicasi nel caso in cui il credito sia in contestazione: se il debitore propone opposizione al decreto ingiuntivo del creditore, quest’ultimo può, in attesa che il giudice decida, revocare donazioni o fondi patrimoniali.

Come tutelarsi per debiti fiscali

Quando si tratta di debiti col fisco bisogna stare attenti: se il debito supera 50mila euro e si riferisce alle imposte sui redditi (Irpef, Ires) o all’Iva, l’amministrazione finanziaria non solo può esercitare l’azione revocatoria ma può anche denunciare il debitore per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Ma ciò sempre che il debitore stesso sia privo di altri beni con cui soddisfare l’obbligazione.

Come pianificare la tutela della famiglia?

Visti i rischi che si corrono ad adottare soluzioni quando già il debito (e non anche la morosità) è sorta, è chiaro che bisogna giocare d’anticipo. Come? Ad esempio:

  • in caso di matrimonio optando per la separazione dei beni e intestando la casa al coniuge che non intraprende attività ad alto rischio economico;
  • intestare gli immobili ai figli anche se minorenni, con l’autorizzazione del giudice tutelare;
  • eventualmente disporre un fondo patrimoniale sui titoli di credito (per gli immobili, come detto, è meglio la donazione alla prole);
  • acquisire delle polizze vita che, in quanto tali, sono impignorabili. La sottoscrizione deve avvenire prima della nascita del debito;
  • in caso di attività commerciali, optare sempre per società di capitali come Srl, anche se unipersonali: queste infatti impediscono che i creditori sociali possano soddisfarsi sul patrimonio individuale;
  • nel caso di genitori indebitati, evitare la successione e predisporre una divisione del patrimonio già con atti di donazione fatti in vita.

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