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CORONAVIRUS. LA STORIA

Il 2020 l’anno più nero. «Peggio dell’invasione»

Lo storico Braga ricorda Cremona devastata nel 69 dopo Cristo: era nell’ordine delle cose. Adesso nessuno pensava di soccombere a un virus né di perdere un caro senza un funerale

Daniele Duchi

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dduchi@laprovinciacr.it

19 Ottobre 2020 - 06:44

Il 2020 l’anno più nero. «Peggio dell’invasione»

CREMONA (19 ottobre 2020) - Il 2020 ce lo ricorderemo in tanti se non tutti, come un vero Annus horribilis, uno dei più brutti della nostra storia recente. La pandemia, di cui non ci siamo ancora liberati, le tante persone care scomparse senza un funerale e un ultimo saluto, la crisi economica che ha colpito pesantemente a causa della chiusura forzata del lockdown, una ripresa che stenta fra mille incertezze sul futuro. Cremona sta vivendo dunque gli ultimi mesi dell’anno più brutto di sempre della sua esistenza?

Storici, archeologi e scienziati hanno stabilito che l’anno peggiore in cui ha vissuto l’umanità intera, è stato il 536 d.C. Quell’anno fu addirittura peggio del 1349 in cui la peste nera uccise metà della popolazione europea e del 1918 con i 100mila morti dell’influenza spagnola. Nel 536 d.C la fame era diffusa, in Cina nevicò in piena estate e una densa nebbia arrivò ad avvolgere ogni cosa estendendosi dal continente asiatico al Medio Oriente, coprendo anche tutta l’Europa. Il sole era costantemente in eclisse e le stagioni fuse insieme. In molti immaginarono si trattasse della fine del mondo. E Cremona? Quando ha vissuto l’anno peggiore dalla sua fondazione avvenuta nel 218 a.C? Nata come baluardo contro Annibale e i Celti, grazie ad un lungo periodo di pace e alla posizione assolutamente strategica tra il Po e la via Postumia, la nostra città visse negli anni un lungo periodo di pace e prosperità. Era formata da centinaia di appezzamenti agricoli con casa annessa che sfamavamo i coloni e una famiglia media era composta da sei persone. Contadini soldati che fecero di Cremona una città grande e potente. Essere sul Po in quest’ottica divenne fondamentale per la città che era la perfetta congiunzione tra le zone ricche dell’Italia Nord Occidentale e l’ Adriatico, volgendosi inoltre verso i mercati dell’est e del Nord Europa, mentre dal sud arrivavano mercanti e artigiani a portare in pianura prodotti ed esperienze produttive da Etruria, Magna Grecia e Lazio.

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