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«Vita da gatto», il trailer del film. L’amicizia e la vita con gli occhi di un micio e di una bambina

Di Redazione |

Un gatto, per molti, è un animale solo temporaneamente domestico. Per quanto nasca, cresca, viva l’intera esistenza in una casa, un felino resta comunque un animale della natura. Libero dentro. E, quando possibile, anche fuori. È quello che scopre Clémence, una ragazzina francese che assieme a Rroû, un gatto sottratto da cucciolo ad una vita randagia a Parigi, durante una vacanza che si rivelerà per entrambi una sorta di iniziazione alla vita. Per lei, alle prese con la difficile separazione dei genitori; per il micio, che durante la villeggiatura sente il richiamo della campagna e riscopre il suo vero sé. Ed entrambi vivono il sentimento di amore, di amicizia e di insegnamento reciproco che ogni relazione può dare, anche quando a viverla sono due esseri appartenenti a specie diverse.

A raccontarlo ci prova Guillaume Maidatchevsky, biologo di formazione, regista per passione e professione, che già con i precedenti lavori ha provato a usare la macchina da presa per raccontare la vita degli animali. Con «Ailo, un’avventura tra i ghiacci» aveva raccontato i primi 16 mesi della vita di una renna nei ghiacci della Lapponia, tra le difficoltà dell’esistenza in un ambiente estremo pieno di insidie e di pericoli e soggetto alle mutazioni dovute al cambiamento climatico e all’opera dell’uomo. Il sequel, «Kina e Yuk alla scoperta del mondo», da poco nelle sale, è stato affidato a due volpi artiche. Questa volta usa le immagini per provare a entrare nel profondo della felinità, narrando appunto le vicende di un esemplare di una delle due razze elette — l’altra ça va sans dire sono i cani — che si sono conquistate un ruolo di primo piano al fianco degli esseri umani.

La narrazione è meno documentaristica rispetto alle opere precedenti. L’ispirazione non è, del resto, la natura selvaggia, bensì un romanzo, «Rroû» di Maurice Genevoix , pubblicato la prima volta nel 1931 e diventato un classico in Francia della letteratura per ragazzi. Anche Stéphane Millière, uno dei produttori del film, lo aveva amato particolarmente: era il suo libro della notte preferito, tanto che una decina di anni fa aveva deciso di acquisirne i diritti con l’idea di farne una versione per il grande schermo. E così è stato, con la scelta di affidarla a Maidatchevsky, di cui aveva apprezzato i precedenti lavori, in particolare Ailo.

«È una storia di apprendimento su come le persone possano costruirsi — spiega il regista — e sul ruolo degli animali nel portare loro serenità». Ma non è una semplice trasposizione del romanzo, è una sua lettura aggiornata e attualizzata, prendendo in considerazione – anzi partendo proprio da lì — il punto di osservazione del gatto. «Volevo raccontare la vita felina così com’è — aggiunge Maidatchevsky —, a volte carina, ma anche cacciatrice e capace di giocare con le sue prede. Il gatto è l’animale che la mattina uccide un uccello in giardino e la sera fa le fusa sul vostro divano. Volevo che i bambini capissero che il gatto ha la sua libertà. E che sta a lui decidere se prenderla».

Il film uscirà in Italia il 18 aprile, distribuito da Plaion Pictures. Era stato presentato in anteprima nazionale al Giffoni Film Festival dello scorso anno dove era stato premiato come migliore film nella sezione Elementes +6. Per girarlo sono stati utilizzati quattro diversi gatti tigrati, anche se uno solo ha «recitato» per la maggior parte delle riprese. Che il regista ha seguito indossando una mascherina: «Ho scoperto solo sul set di avere un’allergia al pelo dei gatti. Non me ne ero mai reso conto. Quando me ne sono trovati attorno diversi tutti insieme è stato un po’ complicato. Ma in un certo senso il Covid ci ha insegnato a cavarcela».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA