C’erano i soldati tedeschi della Wehrmacht di ronda, elmetto e uniforme d’ordinanza, passo da marcia, ad accogliere i turisti ieri, e poi gli ufficiali nazisti, con lo stemma dell’aquila sui cappelli, e i soldati della Brigata Nera della Repubblica di Salò, fucile in schiena, perfettamente nella parte, a «scortare» i visitatori tra le bancarelle: clima da rastrellamento. A rovinare la Fiera nazionale “Trifula d’Or”, ieri a Murisengo, borgo della Val Cerrina, ci ha pensato questo manipolo del “77° Lupi Solitari”, un’associazione creata nel 1996 da un gruppo di amici appassionati di modellismo e rievocazioni storiche.

Il tuffo nella storia però, in questo caso, è stato imbarazzante e ha scatenato l’ira dei turisti che, armati di tablet e smartphone, hanno inviato le foto dei soldati fascisti e nazisti sul web accendendo lo sdegno del popolo dei social. Gli scatti hanno fatto il giro di facebook in poche ore. «Le divise erano perfettamente fedeli a quelle dell’epoca e i figuranti marciavano orgogliosi: una vergogna» si lamentano i turisti. Tra loro c’era anche il presidente dell’Anpi di Chivasso Vinicio Milani, sconvolto. I finti ufficiali presidiavano i campi e camminavano per il paese incuranti dei commenti offesi di chi se li trovava di fronte e che oggi denuncia: «Ci hanno detto: se non vi andiamo, giratevi dall’altra parte». Oltre al fatto che l’apologia del fascismo è un reato punibile per legge, la scelta del luogo per la rievocazione è particolarmente indelicata: all’epoca della guerra, quella vera, a Murisengo infatti esisteva davvero un presidio della Brigata Nera responsabile della fucilazione di civili nel paese vicino di Villadeati, e proprio il bordo della Val Cerrina è stato teatro di torture.

Il sindaco Giovanni Baroero è altrettanto indignato. Ieri ha subito interrotto il «presidio». E sostiene che il gruppo di «nostalgici» si sia «imbucato» all’insaputa degli organizzatori: «Il Comune si dissocia dall’iniziativa non autorizzata». Uno dei responsabile della rievocazione, Claudio Stevanin, difende l’idea: «Non siamo politicamente schierati. Solo, avevamo previsto di ricostruire un comando partigiano in Monferrato e in questa forma la rievocazione era stata autorizzata. Il problema è nato perché i figuranti che avrebbero dovuto impersonare i partigiani provenivano dalle zone alluvionate del Novese e Tortonese e quindi non sono arrivati».

Il vice presidente Mario Didier ieri ha scritto una lettera di scuse al sindaco: «Esprimo il mio e nostro dispiacere, porgendo le scuse a lei e alla popolazione: la rievocazione avrebbe dovuto consistere in alcune scene di “living history” alle quali avrebbero dovuto partecipare gruppi di partigiani e di militi antagonisti per mantenere vivo il ricordo di quei tragici eventi, il tutto nello spirito apolitico e antiapologetico che caratterizza il nostro gruppo in tutte le rievocazioni delle varie epoche alle quali partecipa».

I commenti dei lettori