Seduto sull’unica panchina, con la statale 45 alle spalle, il pensionato Giorgio Boretti medita la fuga: «Non vedo l’ora di andarmene da qui. Non succede mai niente. Non c’è nessuno. Si fa fatica a mettere insieme la compagnia per una partita di scopone». Sul ponte del Trebbia la pensionata Maria Adelaide Nicoletti sta tendendo lo striscione che annuncia la prossima castagnata: «Aria buona. Pace. Quando in città soffocano, qui mettiamo il maglioncino. Dobbiamo fare qualcosa per convincere i giovani a scegliere il nostro stile di vita». Dicono che il futuro assomiglierà a questo mondo di soli anziani. Anziani ancora giovani, pieni di desideri e tempo da spendere. Gorreto è il paese con l’età media più alta d’Europa. Non è un record di cui essere orgogliosi, ma il risultato di un calcolo algebrico: la somma degli anni divisa per i 94 residenti. Risultato: 65,1.

«Non sono contenta di questa notizia - dice la signora Stefi, proprietaria dell’unico bar - ho paura che i ladri possano prenderci di mira. Potrebbero pensare che siamo un paese più vulnerabile di altri. Lo sapevate che dopo le sei di sera i carabinieri chiudono e per le emergenze devono venire su da Chiavari?». Chiavari è a più di un’ora d’auto, ed è tutta un’altra storia. Questa è Liguria interna di curve e boschi, all’incrocio con Piemonte ed Emilia Romagna. La statale 45 collega Genova a Piacenza, il porto alla pianura padana. Era stata voluta da Napoleone, ed è rimasta come allora. Chi è il più anziano di Gorreto? «Forse la Pina, forse Elia. Il Merigo è del ’28. Forse Agnese che ne ha 86». E meno male che c’è Chiara Galìn, 2 anni, la figlia di Eusebio e Gabriela, arrivati nel 2004 da Bacau, Romania. «Quando è nata mia figlia, si sono precipitati i giornalisti locali per fare la foto. Hanno messo Chiara in prima pagina. Perché era la prima bambina degli ultimi dieci anni». Prima di lei, c’era stata la figlia del direttore della filiale della banca Carige. E prima ancora? Al bar non ricordano. Ma dopo Chiara, questo è certo: nessuno. Sulla vecchia facciata del Comune è rimasta la vernice del ventennio: «Fascio di combattimento di Gorreto». Dietro, resiste persino quella che risale alla Grande Guerra. Il ristorante da Attilio ha chiuso sedici anni fa: «Si mangiava veramente bene. Pansotti al sugo di lepre». Tutto è ricordo di un mondo che non c’è più: «Qui c’era un sarto, là il macellaio, avevamo la ferramenta e il ciabattino». L’unico migrante è stato accolto come una benedizione. «Sono stato adottato subito - dice Eusebio Galìn - il secondo giorno mi sono sentito a casa. Ho trovato lavoro in una piccola impresa edile. Ristrutturiamo le cascine dei villeggianti che vengono d’estate. Ho incontrato soltanto persone gentili. L’affitto costa 200 euro. Ho la stufa a legna. L’inverno è molto duro, lavoriamo meno e le giornate non finiscono mai».

Il destino del record di Gorreto è legato a due incognite. Una riguarda le scelte della famiglia Galìn: «Quando la bambina avrà 5 anni, si porrà il problema della scuola. E poi la crisi ha ridotto molto il lavoro. Con mia moglie stiamo pensando di tornare in Romania». Senza la piccola Chiara, l’età media del paese avrebbe un’impennata definitiva. A meno che non si trasferiscano qui i nipoti della signora Nicoletti: «Stanno a Voghera. Ma il marito di mia figlia ha deciso di gestire un campeggio in questa zona. E allora potrebbero decidere di cambiare tutti vita. I bambini hanno 3, 7 e 12 anni. Caldeggio questa scelta. Qui non abbiamo stress, l’orto ci dà grandi soddisfazioni con zucche, zucchine, fave, bietole e piselli. E il signor Verdicchio ha appena aperto una biblioteca…». Anche il sindaco, Sergio Capelli, intende combattere: «Ci servono soldi per ristrutturare la strada. Abbiamo un castello del 1600 ma sta cadendo a pezzi. Dobbiamo compararlo e ristrutturarlo. Dobbiamo attrarre pendolari e turisti. Dobbiamo preservare il germoglio della vita». Il sole sparisce presto dietro le montagne. Profumo di legna bruciata. Silenzio. C’è un uomo che considera tutto questa quiete una fortuna meravigliosa. Si chiama Paolo Salomoni e gestisce l’albergo Miramonti: «Ho fatto una piccola ricerca sul web. In Trentino ci sono 46 abitanti per chilometro quadrato, 27 in Val d’Aosta, 0,4 in Alaska. E qui? Provate a indovinare...». La Val Trebbia come l’Alaska? «Quasi. Siamo a 0,7 per chilometro. Non esiste un altro posto in Italia con l’aria così pulita. Una valle intonsa è una grande attrazione. Il nostro torrente ha caratteristiche uniche. Il primo ad accorgersene era stato Hemingway, che aveva definito questa valle la più bella del mondo. Ecco perché riusciamo a portare qui ogni anno 5 mila moschisti da tutta Europa». Moschisti? «Appassionati di pesca a mosca. Arrivano da Udine e da Reggio Calabria, dalla Svezia e dall’Inghilterra. Trovano un torrente incontaminato, il silenzio che serve. Le nostre trote sono leggendarie…». Per la serie: come trasformare un’apparente sciagura in un’occasione di futuro. Allora, forse, altri bambini nasceranno.

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