Il più accorato è il parroco di San Giorgio Martire, la chiesa settecentesca di Montecilfone da cui giovedì sera i fedeli sono scappati mentre i muri tremavano sotto l’urto della scossa di magnitudo 5.1 che stava spargendo il terrore in questo piccolo centro del Basso Molise: «La chiesa è stata inaugurata solo quattro anni, fa dopo i lavori di ristrutturazione per i danni subiti dal terremoto del 2002 (San Giuliano di Puglia, a una quarantina di chilometri da qui) - spiega monsignor Franco Pezzotta -. Sono stati spesi 500mila euro e ora è nuovamente inagibile, ci sono già delle crepe, se il sisma durava qualche secondo in più, crollava proprio».

La chiesa, l’ufficio postale e l’unico supermercato del paese sono chiusi in attesa delle verifiche dei vigili del fuoco, che di qui ai prossimi giorni controlleranno circa 150 abitazioni in cui si segnalano lesioni, oltre a tenere d’occhio un altro sorvegliato speciale: l’acquedotto in pieno centro, segnato da crepe comparse dopo le due scosse più forti dell’altra sera. Nel frattempo, le brande della protezione civile hanno occupato le aule della scuola elementare, uno dei rari edifici pubblici costruiti con criteri antisismici a Montecilfone, e nel centro parrocchiale Caritas realizzato, appunto, dopo il terremoto di 16 anni fa.

A preoccupare di più i 1.300 abitanti di Munxhufuni - nome albanese del comune, in ricordo della comunità delle due aquile rifugiatasi quassù nel XVI secolo per sfuggire ai turchi, come testimonia la via principale intitolata a Skanderberg - è l’insistenza degli eventi tellurici con epicentro in questa zona: il 25 aprile, la notte di Ferragosto, fino alla botta da 5.1 del 16 agosto scorso e alla replica da 4.7, tre ore più tardi. L’altra sera sono fuggiti in strada e hanno trascorso la notte fuori, molti in macchina, i più anziani nei due centri di accoglienza. Fra loro, Michele Di Paolo, 92 anni, e la moglie Maria Sforza: «Oggi fra l’altro è il mio compleanno - racconta Michele, ex muratore, senza farne un dramma, come se fosse normale trovarsi nella scuola, in attesa che i tecnici completino i controlli sulla sua abitazione -. Abbiamo sentito un colpo solo, fortissimo, mai sentito prima in vita mia una cosa del genere, poi mio figlio ci ha messi in macchina e ci ha portati qui».

Intanto la burocrazia si rimette in moto faticosamente, visto che anche la sede del municipio è stata trasferita in via temporanea nella scuola. Il comandante della polizia locale, Antonio Di Lena, raccoglie i moduli con le istanze di sopralluogo compilati da chi ha subito danni: «Buona parte degli edifici lesionati si trova soprattutto in centro storico. Anche gli uffici pubblici sono stati spostati in questa scuola, che è l’unica struttura accertata come sicura sotto il profilo antisismico. La protezione civile ha allestito un’ottantina di posti letto che la notte scorsa sono stati quasi tutti occupati, fra la scuola e il centro parrocchiale». In qualche modo, la vita continua in mezzo allo sciame sismico: Carlo Di Lisio e Raffaela Travisano, nell’impossibilità di celebrare il mezzo secolo di matrimonio nella chiesa transennata, festeggiano la ricorrenza nella struttura moderna di fronte al comune chiuso. «Avremmo preferito una situazione più tranquilla, ma va bene anche così, e dopo ce ne andiamo al ristorante».

Davanti alla scuola, Anna Campanaro rievoca i momenti del terremoto: «La scossa di Ferragosto è stata brutta, ma quella di giovedì sera è stata tremenda. Con mio marito ci siamo messi sotto una trave della casa per ripararci e stamattina (ieri, ndr) siamo andati a vedere dopo aver dormito in macchina: ci sono delle crepe nella facciata. Non voglio più passare un’esperienza del genere... ho quattro figli in Germania e un’altra figlia a Rotello, poco lontano da qui. E adesso prevediamo di passare qualche altra nottata fuori». Nel centro storico deserto, il mini market Gran Risparmio, l’unico negozio del paese, ha la serranda abbassata: giovedì sera sono venuti giù i prodotti dagli scaffali e una parte in muratura si è abbattuta sul contro soffitto. «Stiamo cercando di trovare un’altra sistemazione finché non riusciremo a riaprire - dice Maggie Uwaibi, una commessa -. Ho venduto un po’ di latte e acqua fuori dal negozio, altrimenti la gente è costretta ad andare fuori dal paese, ma è un problema anche allontanarsi, soprattutto per gli anziani, perché le strade sono in pessime condizioni». A proposito di strade, sono in corso controlli sul viadotto da 4,5 chilometri che attraversa il vicino invaso di Guardialfiera, uno dei più grandi d’Europa, per leggere anomalie osservate dopo le scosse. Il sindaco di Montecilfone, Franco Pallotta, tenta un bilancio sommario: «Ci sono due ordinanze di sgombero per due famiglie, passeranno la notte nelle tende che saranno allestite oppure qui, nei centri, insieme a quanti preferiranno dormire lontano da casa».

I commenti dei lettori