Alessandro Piperno, 51 anni, romano, ricercatore di Letteratura francese a Tor Vergata, Premio Strega 2012 con “Inseparabili”, direttore della collana “I Meridiani” Mondadori, è il nuovo curatore della sezione “Romanzo” del Salone del libro di Torino. Lo incontriamo fresco di nomina fuori dal Teatro Gobetti di Torino, mentre tiene con una mano la pipa e con l’altra un grande trolley per andare a prendere il treno.

Come è stato coinvolto?
«Mi ha chiamato la nuova direttrice Annalena Belini, con cui coltivo un’amicizia decennale. Mi ha parlato delle sezioni che aveva in mente e mi ha proposto di curare quella di narrativa chiedendomi che impronta avrei potuto darle. Poi abbiamo compilato una lista di scrittori possibili, persone con cui ho una certa confidenza, con loro o con la loro opera, anche perché sarò io a intervistarli».

Di chi si tratta?
«Non sanno ancora di essere coinvolti dunque non posso dirli, ma l’idea è che da tempo preferisco leggere gli scrittori che scrivono di scrittori più che i critici. Penso per esempio al poeta russo Brodskij, che scriveva delle cose meravigliose. E’ un punto di vista più naif, ma anche più genuino e specifico. Un po’ come chiedere a un calciatore e non a un commentatore, perché solo il primo conosce l’odore del campo. In fondo ciascuno di noi che fa questo mestiere bello e difficile si trova ad avere a che fare con una serie di questioni che sono molto più pratiche di quanto si possa immaginare. E molto spesso questo modifica e stravolge in modo definitivo il nostro modo di leggere. Quando siamo ragazzi cerchiamo l’identificazione e l’intreccio, poi evolviamo e guardiamo a qualcosa di diverso. Come un sarto che oltre al taglio inizia ad interessarsi di com’è fatto l’ordito. Mi interessa parlarne con alcuni scrittori che stimo».

Come evolverà il suo rapporto con il Salone del libro?
«Finora sono rimasto sul classico. L’ho frequentato da ragazzo come lettore e poi da autore con un rapporto frequente e fecondo. Il nuovo ruolo cambierà un po’ la natura di tutto questo. Ovviamente mi occuperò soprattutto della mia sezione, ma trattandosi di narrativa mi verrà chiesto un contributo anche più ampio».

Un desiderio sull’edizione che verrà?
«L’unico aspetto che a volte ho sofferto, ma non sempre per esempio ho nel cuore la Sala blu, è che in alcune occasioni c’è molto rumore e si sente male. Spero su questo si faccia attenzione. Poi è una macchina tanto oliata che credo ci sia solo da occuparsi dei contenuti».

E con Torino che rapporto ha?
«Con puro spirito goliardico posso dire che continua a vessarmi. La mia compagna è torinese e il mio maestro accademico, il francesista Enrico Guaraldo, pure lo era».

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