Nelle ultime settimane ci sono stati diversi scambi e visite incrociate tra Italia e Cina. Sul tavolo, la decisione del governo sulla Via della Seta e il futuro dei rapporti. Jia Guide, Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, parla con La Stampa della versione di Pechino sulle relazioni bilaterali.

Ambasciatore, come valuta la recente visita in Cina del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani e gli ultimi scambi col governo italiano?
«La visita ha lanciato un segnale positivo sul rilancio e il rafforzamento della cooperazione. Entrambe le parti hanno concordato di intensificare gli scambi a tutti i livelli, consolidare la base politica delle relazioni bilaterali, ampliare la cooperazione concreta ad alto livello, persistere nel dialogo tra civiltà orientale e occidentale, rafforzare la comunicazione e la collaborazione nelle istituzioni multilaterali, promuovere un maggiore sviluppo del Partenariato Strategico Globale e apportare contributi positivi alle relazioni Cina-UE. Il Comitato Governativo Cina-Italia ha programmato la cooperazione pragmatica nelle prossime fasi che comprende il sostegno all’esportazione di prodotti agricoli e alimentari italiani di alta qualità verso la Cina, il rafforzamento della cooperazione sulla manifattura smart, l’energia pulita, i trasporti sostenibili, la cooperazione su scienza e tecnologia delle Olimpiadi invernali, gli scambi studenteschi e interscolastici».

Come valuta i risultati in ambito Via della Seta? Durante la sua visita, Tajani ha affermato che il Partenariato Strategico è più importante della Belt and Road. Che cosa ne pensa la Cina al riguardo?
«Cina e Italia sono partner naturali nella costruzione congiunta della Belt and Road: le due parti hanno vantaggi economici complementari. I documenti di cooperazione sulla Belt and Road firmati da Cina e Italia sono i principali motori dei risultati degli ultimi anni. La Cina rappresenta un partner insostituibile e un’enorme opportunità di mercato e di sviluppo. Portare avanti la cooperazione per costruire congiuntamente la Belt and Road è una misura efficace e pragmatica per costruire insieme una strada verso la prosperità. I risultati ottenuti negli ultimi 20 anni sono dovuti all'adozione del Partenariato Strategico Globale. Sulla base di un suo ulteriore approfondimento, i due Paesi dovrebbero sviluppare lo “spirito della via della seta” attraverso pace e cooperazione, apertura e inclusività, apprendimento reciproco e mutuo vantaggio».

Nei prossimi mesi saranno in Cina anche Giorgia Meloni e Sergio Mattarella. Significa che i rapporti tra Cina e Italia andranno in ogni caso avanti?
«Dall'inizio di quest'anno, i due paesi hanno riavviato meccanismi di dialogo in vari campi. La scorsa settimana, il membro dell’Ufficio politico e Segretario della Commissione per gli affari politici e giuridici del Comitato Centrale del PCC, Chen Wenqing, è stato in Italia, dove ha incontrato il vicepremier Tajani e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Si è parlato di collaborazione tra le forze di Polizia in materia di lotta alla criminalità organizzata transnazionale e altre questioni di sicurezza. L’anno prossimo ricorre il 20° anniversario dell’istituzione del Partenariato Strategico Globale e il 700° anniversario della morte di Marco Polo. Entrambe le parti dovrebbero cogliere l’opportunità per attuare congiuntamente l’importante consenso raggiunto dai leader dei due Paesi e promuovere lo sviluppo sano e stabile delle relazioni».

Il governo italiano ha più volte espresso la speranza che la Cina lavorerà per una "pace giusta" in Ucraina. La Cina è disposta a farlo?
«Sulla questione, la Cina si è sempre schierata dalla parte della pace promuovendo i negoziati. Ha sempre sottolineato che bisogna salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, rispettare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, considerare seriamente le ragionevoli preoccupazioni di tutte le parti in materia di sicurezza e sostenere tutti gli sforzi favorevoli alla pace. La Cina non ha creato la crisi né fa parte della crisi. In quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, non starà a guardare il fuoco, né aggiungerà benzina sul fuoco, né trarrà vantaggio dall’opportunità di realizzare profitti. La crisi è avvenuta in Europa. La Cina sostiene la parte europea nel compiere maggiori sforzi per raggiungere la pace e nel proporre una soluzione pacifica accettabile per tutte le parti».

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