Perché si usa dire “Qui gatta ci cova”?

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Come ben sappiamo, i gatti non covano le uova, neanche quelle degli altri. Sono mammiferi e i cuccioli nascono dopo una gestazione di 65 giorni. Allora da cosa deriva questo modo di dire, il cui significato intende dire che c’è qualcosa di losco che si nasconde sotto?

 

Le origini della frase
Come spiega il Dizionario dei modi di dire di Hoepli, questa esclamazione si usa quando “si ha il sospetto che ci sia qualcosa che non va, che le cose non stiano così come vengono presentate, che ci sia un trucco, o un'intenzione nascosta poco encomiabile”. E il fatto che il metro di paragone sia una gatta, e non un gatto, non deve trarre in inganno. Secondo il vocabolario Treccani, infatti, “nella lingua antica, e ancor oggi nell’uso di alcune regioni, gatta indica non la femmina ma l’animale in genere senza distinzione di sesso”. Ed è proprio con questa accezione più generica che è entrata a far parte di parecchi proverbi e locuzioni. “Qui gatta ci cova”, nello specifico, viene attribuita ad Agnolo Firenzuola, scrittore del Cinquecento che appuntò questa frase nei sui “Ragionamenti”: “Per certo che egli mi convien vedere donde nasce questo tanto fervore e questa tanta divozione; qualche gatta ci cova; che sì ch'io scoprirò qualche tegolo (mistero, ndr), se io mi ci metto”.

Modi di essere
Fatta questa doverosa spiegazione, andiamo a capire perché proprio il gatto. Da sempre questo animale è vittima di pregiudizi, il primo che sia una creatura solitaria, fredda e schiva. Addirittura un animale frodatore e furbo che, in apparenza, si mostra ignaro, mentre in realtà attende, di nascosto, l'occasione buona per rubare o dare una fregatura. In realtà i gatti hanno mille modi di comunicare con noi, anche se molto spesso il problema è che non siamo in grado di capirli, e questo nei secoli ha portato a molti fraintendimenti. Sicuramente i gatti sono molto abili nella caccia, e fra le loro doti c’è quella di essere decisamente silenziosi e in grado di attendere e mantenere la concentrazione anche a lungo per conquistare la propria preda. Per il resto, non è assolutamente così: etologicamente, questi animali non sono dei frodatori bensì hanno un profondo senso di appartenenza e sono animali sociali e socievoli. Ma la loro misteriosa allure li precede.

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Sesto senso
Più che furbi, con accezione negativa, potremmo definire i gatti scaltri. Hanno degli ottimi riflessi, un udito buono e una vista notturna ancora migliore. In più si sanno destreggiare nella fisica, sfidano quotidianamente le leggi di gravità e possono contare su un sesto senso decisamente affinato, che riceve stimolazioni da tutto il corpo. In questo caso non esiste un organo deputato a recepire e convogliare al cervello le informazioni, ma si tratta di un’amplificazione del senso del tatto attivato dalle vibrazioni, una sensibilità fuori dal comune che coinvolge l’intero organismo. E proprio per questo sorprende molto noi umani che, erroneamente, consideriamo il sesto senso un sinonimo di intuizione o presentimento.

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Posizioni di caccia
I gatti sono geneticamente programmati per cacciare, e alcuni comportamenti sono essenziali per soddisfare i loro bisogni come specie. I gatti sono sopravvissuti senza fare affidamento sui loro simili e se una battuta di caccia non ha successo non mangerà, motivo per cui continueranno a cacciare anche quando non hanno fame. Per questo i gatti vengono definiti opportunisti: se incontrano una preda, anche involontariamente, passeranno istantaneamente alla modalità predatore. I felini comprendono poi il principio di causa ed effetto ed è proprio per questo sono degli assi nelle imboscate. Ci sono poi dei gatti “ombra” che reputano lo stalking uno dei loro giochi preferiti: ti inseguono ovunque per vedere dove vai, poi si nascondono e accovacciano nel tentativo di tenderti delle imboscate. E da questa posizione di attesa potrebbe derivare proprio l’immagine del “covare”.