Ogni anno 18 miliardi di animali negli allevamenti vengono uccisi ma non consumati: l'inutile strage dovuta agli sprechi della catena produttiva e dei consumi

Ogni anno 18 miliardi di animali negli allevamenti vengono uccisi ma non consumati: l'inutile strage dovuta agli sprechi della catena produttiva e dei consumi
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Conosciamo gli alti impatti ecologici degli allevamenti intensivi. Ma c’è un altro aspetto che troppo spesso viene trascurato e che ha un sostanziale effetto, non solo ambientale: stiamo parlando dello spreco di carne e, soprattutto, di milioni di animali che vengono allevati per produrre un cibo ma che non verranno mai realmente utilizzati per questo scopo e finiranno invece direttamente in discarica. Morti invisibili ma soprattutto inutili di una filiera che sempre più urgentemente deve fare i conti con la sostenibilità e il rispetto degli animali, ma anche un monito per tutti noi consumatori.

Ad accendere i riflettori sulla sconcertante portata dello spreco alimentare globale e la relativa strage di animali senza un motivo è uno studio condotto dall'Università di Leiden, nei Paesi Bassi, su dati 2019 che ha calcolato quanti esemplari che vengono allevati e uccisi ogni anno per il consumo alimentare finiscono inutilizzati. E i numeri sono a dir poco spiazzanti: i ricercatori hanno infatti stimato che ogni anno vengono sprecate 52,4 milioni di tonnellate di carne commestibile già senza ossa, che equivale a 18 miliardi di animali allevati e uccisi inutilmente, in particolare polli e bovini.

A livello globale, un terzo del cibo prodotto viene sprecato. E pare che i prodotti animali costituiscano il 12 per cento di quella perdita. Uno spreco alimentare che si verifica in tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione, fino al consumatore finale. E la dimensione più sconvolgente è sicuramente la perdita inutile di vite, che colpisce anche chi la carne la compra e la mangia. La maggior parte degli sprechi avviene in soli dieci Paesi e in vetta alla classifica ci sono Cina, Stati Uniti, Brasile, Indonesia e Russia. Se si considera il numero di animali "sprecati" pro capite, gli Stati Uniti si posizionano al primo posto per le peggiori performance, con un totale di 7,1 animali sprecati per persona, circa il triplo della media globale di 2,4 animali.

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Una parte di "spreco" è fisiologico, nel senso che rientra nei canoni della produzione. Ma questi dati vanno oltre le aspettative produttive. E secondo i ricercatori basterebbero anche solo piccole attenzioni o cambiamenti lungo l'intera catena alimentare per salvare 7,9 miliardi di vite animali ogni anno. “Si otterrebbe una riduzione fino al 50 per cento degli sprechi solo con l’applicazione dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”, sottolinea l’esperta, mostrando quanto siamo indietro rispetto ai canoni prefissati. Ma è evidente che nella lotta allo spreco alimentare serve una maggiore consapevolezza collettiva, oltre a una implementazione delle politiche pubbliche e delle pratiche aziendali. Questo perché ogni piccola azione fa la differenza sia a livello di costi, che di ambiente che di vite perse.