MILANO
Era andato tutto come doveva andare: il comizio, la musica, le ovazioni, gli auguri. «State tranquilli», aveva concluso Silvio Berlusconi prima di scendere dal palco proprio dietro il Duomo per andare a salutare la folla di sostenitori assiepata al di là le transenne e in completo visibilio.

Tutti, tranne uno: il quarantaduenne Massimo Tartaglia, uno squilibrato in cura da 10 anni ai servizi psichiatrici del Policlinico che, approfittando di una piccola sosta del Premier per una fotografia con alcuni fan, senza dire una parola riesce a fendere la folla e a colpirlo in piena faccia con una piccola riproduzione del Duomo in gesso a base metallica, un souvenir da pochi euro Per qualche istante è il panico: il Presidente cade al suolo violentemente mentre il viso si riempie di sangue, il servizio di sicurezza sbanda, la folla ondeggia. L’"attentatore", viene agguantato subito da poliziotti e agenti segreti e sottratto alla gente che ha già cominciato a strattonarlo. «Lo avrebbero linciato», racconta il ministro Ignazio La Russa che prende per un attimo il ragazzo con sè.

Qualcuno inizia subito a urlare che «è stato Di Pietro! Colpa di Di Pietro!». Si tratta dell’onorevole De Luca, agitatissimo per la scena cui ha appena assistito. Il colpo ricevuto dal Premier è stato forte: «Ho sentito distintamente un "toc" sulla faccia del Presidente», racconta ancora choccato Marco Bestetti uno dei dirigenti giovanili del Pdl che in quel momento si trovava a fianco di Berlusconi. Tanto che l’oggetto usato per l’aggressione, che inizialmente qualcuno scambia per una pietra, si spacca in tre parti, subito raccolte a terra dal servizio di sicurezza. Tartaglia, come testimonia anche Gabriele Cartasegna, dirigente del Pdl Giovane Italia, non ha aperto bocca nemmeno dopo il fermo: «Ero anch’io a fianco di Berlusconi quando ho visto quest’uomo che, senza dire nulla, da dietro le transenne gli ha scagliato contro, da vicinissimo, un souvenir del Duomo. Il Presidente ha iniziato a perdere molto sangue».

Capelli corti, giaccavento grigia, sguardo fisso e spaventato, Massimo Tartaglia, potrebbe essere scambiato benissimo per un sostenitore del Cavaliere. Invece è un solitario, scollegato, come riferiscono in Questura, da gruppi di sinistra o antagonisti vari, impiegato come grafico nella piccola tipografia del padre a Cesano Boscone, dove la sua abitazione è stata ieri sera perquisita. L’accusa al momento parla di lesioni volontarie pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e premeditazione: Tartaglia infatti, aveva in tasca un altro suvenir, un piccolo crocifisso, e una bomboletta spray urticante al peperoncino.

Per questo, dopo essere stato interrogato in Questura dal procuratore aggiunto Armando Spataro, che ha voluto sentire anche la psichiatra che lo ha in cura, l’uomo è stato arrestato. Ancora non si capisce con quanta consapevolezza deve aver agito. Ma che sia un tipo strano lo deve aver intuito lo stesso Berlusconi che ha potuto guardarlo negli occhi ricevendo il colpo che per qualche istante lo ha trasfigurato in una maschera di paura. Per questo il Presidente del Consiglio ha voluto uscire di nuovo dall’auto dove era stato ricoverato per rassicurare la folla: «Sto bene, sto bene! Non mi fermeranno».

Il dolore poi ha avuto il sopravvento. La sua scorta lo ha fatto risalire e trasportato all’ospedale San Raffaele dove Berlusconi è stato accolto dal suo medico curante, Alberto Zangrillo, che dopo averlo visitato ha deciso di ricoverarlo per la notte. Il referto parla di trauma contusivo importante del massiccio facciale, con feritura interna ed esterna del labbro superiore; un dente incisivo fratturato in modo evidente e lesionato il dente vicino. La Tac infine ha evidenziato un’infrazione dell’elemento osseo del setto nasale. La prognosi è di 20 giorni. In serata il Premier è stato raggiunto dai figli Marina, Piersilvio, Barbara ed Eleonora, da vari ministri e autorità e da un mazzo di fiori senza biglietto.

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