In diverse aree dell’Africa, tra cui la Repubblica del Benin, Paese dell’Africa occidentale di lingua francese, alcuni bambini vengono maltrattati, abbandonati dalle famiglie e respinti dalla comunità di origine perché “diversi” dagli altri. Una diversità che può riguardare qualche caratteristica speciale, come nel caso di bambini albini (dunque bianchi), gemelli, soggetti con disabilità o affetti da alcune malattie. Bambini “diversi” e ritenuti presumibilmente streghe o stregoni.

Altre volte, quando si verificano varie infermità e disgrazie in una famiglia o comunità, si tende a cercare un colpevole, un capro espiatorio, di solito un minore con un carattere particolare: introverso o al contrario, più vivace o più intelligente degli altri. La comunità lo accusa di possedere dei poteri speciali, adoperati allo scopo di causare dolore agli altri, e lo sottopone a torture perché confessi i suoi malefici.

In ogni modo, la cattiva sorte dei bambini “diversi” è segnata crudelmente: uccisi o abbandonati come un cencio sporco per strada, quasi irriconoscibili per le percosse e le torture subite, o allontanati dalla comunità e di fatto condannati a morte. Talvolta, qualche mano pietosa riesce a raccoglierli prima che sia troppo tardi.

È il caso di Isabel, bambina albina, che stava per essere allontanata dal suo villaggio, in Benin. La commovente storia di Isabel è segnalata sul sito web della “Fondazione Specchio d’Italia (nata dall’esperienza della “Fondazione La Stampa - Specchio dei tempi”: una onlus che da 65 anni opera a Torino e nel mondo). Isabel ha incontrato padre Servais Yantoukoua N’Tia, sacerdote formatosi presso il Seminario Maggiore di Torino, missionario presso la diocesi di Natitingou in Benin, ed i volontari torinesi dell’Onlus “Amici di Cinzia” che, guidati da Silvano Bonato, si impegnano da alcuni anni per trovare risorse da destinare al Centro d’Accoglienza e Sviluppo per Bambine “Amici di Cinzia” nella città di Boukoumbè, situata a nord-ovest del Benin nel dipartimento dell’Atakora.

Isabel è stata accolta in questa struttura con decine di altre bambine, trovando un riparo, ma anche il calore e l’amore di una famiglia allargata. Le piccole ospiti sono seguite da un’assistente sociale che accoglie anche le bambine portate spontaneamente da alcune famiglie in grave difficoltà. Il Centro, attivo dall’ottobre del 2020, è situato nel villaggio di Natta, dista 8 Km dalla città, ed è a soli 100 metri di distanza da una scuola pubblica dove le bambine possono ricevere un’istruzione adeguata.

In Benin, secondo la legge, l’istruzione primaria è obbligatoria. Tuttavia il diritto all’istruzione non è ancora garantito a tutti i bambini e le bambine. Nel dipartimento dell’Atakora, uno dei più poveri del Paese, a causa delle diffuse difficoltà economiche e l’inosservanza dei fondamentali diritti dell’infanzia, molti bambini in età scolare vengono spesso tenuti a casa o mandati a lavorare, in contesti di grave sfruttamento, anziché andare a scuola, creando una condizione di povertà che si autoalimenta nel tempo, in un circolo chiuso, trasmettendosi di generazione in generazione. Recentemente la situazione si è ulteriormente aggravata a causa dell’impoverimento causato dalla pandemia di Coronavirus.

Il progetto originario della Onlus “Amici di Cinzia” consiste nella messa a punto di una struttura destinata ad accogliere circa cinquanta bambine e ragazze in condizioni di precarietà sociale e famigliare, dando loro l’opportunità di andare a scuola e di imparare un mestiere. Ciò è di fondamentale importanza per spezzare la catena della povertà e accedere ad un futuro migliore. Allo stato attuale sono in corso i lavori di recinzione dello spazio del centro (in muratura), per garantire la sicurezza delle bimbe, e subito dopo inizieranno i lavori per la costruzione del nuovo dormitorio che consentirà di ampliare la capacità ricettiva del Centro stesso. Tuttavia, per la realizzazione dell’intero progetto occorrono nuove risorse.

Per informazioni e donazioni: specchioditalia.org/progetto/per-le-bambine-del-benin