Il bambino gattona. Tenta di alzarsi in piedi. L’adulto stringe le sue manine, lo accompagna, lo tiene, un passetto dietro l’altro. Fino a quando sta in piedi da solo, abbozza incerto la prima camminata. Cade e si rialza, cade e si rialza. Poi non cade più, e impara a correre. Il bambino è l’uomo che ha appena vinto una delle prime grandi sfide che la vita gli mette davanti: reggersi in piedi.

Arian Miluka ha 76 anni e qualche tempo dopo aver imparato a camminare, a 9 anni, capì come farlo sul filo teso a dieci metri di altezza. Oggi ha 76 anni e insegna circo contemporaneo ai ragazzi. L’equilibrismo è una parte fondamentale per i giovani artisti, che siano acrobati trapezisti funamboli. Fondatore a Bruxelles di una delle accademie internazionali più importanti del mondo, è diventato direttore delle tecniche di circo alla scuola di Cirko Vertigo di Grugliasco, e ha fatto gli onori di casa a colleghi formatori da tutta Europa per «Intents», il meeting internazionale incentrato proprio sul tema dell’equilibrismo. Si concluderà domani al Teatro Le Serre con lo spettacolo «Exit» portato in scena dagli allievi del secondo anno del corso di formazione professionale.

«L’equilibrio è una lotta continua contro l’instabilità. Prima di essere un insieme di leggi fisiche, è qualcosa che esiste dentro di noi, che ha a che vedere con la relazione tra il nostro microcosmo interiore e il macrocosmo al di fuori di noi». Arian parla di «miracolo dell’equilibrio», ed è un po’ la prospettiva di uno spettatore che guarda incantato i volteggi dei circensi: una specie di magia. «La verità - dice - è che il nostro corpo è qualcosa che ci è stato donato, ma che non conosciamo molto bene». Insegnare a scoprirlo, a sentirlo, è uno dei compiti di Miluka, e il rapporto con gli studenti va ben oltre nozionismo ed esercizii: «È un cammino che si fa insieme, è collaborazione, metodo e psicologia».

È un pedagogo professionista Miluka. E gli allievi che escono dalla scuola di circo di Grugliasco sono artisti di livello internazionale. In altri paesi europei, come la Danimarca, le competenze acquisite sono riconosciute e certificate a livello universitario, tanto che tra i professionisti venuti a Grugliasco per la settimana di «Intents» ci sono dei rettori. In Svezia, esistono addirittura corsi post-laurea master. In Italia, non è così: «La nostra scuola dà a livello regionale un qualifica post diploma - spiega Paolo Stratta, presidente della Fondazione Cirko Vertigo - ma ci stiamo battendo perché si creino licei e università di circo. In Italia si è ancora legati a una visione fellininiana dei circensi». Quella di saltimbanchi, insomma, poetica quanto si vuole, ma penalizzante per i ragazzi che affrontano con passione e abnegazione questo percorso. «È a loro che pensiamo: perché sarà anche più lunga di quella di un calciatore, ma la carriera di un circense è comunque breve. E bisogna pensare al dopo».

Uno degli obiettivi degli esperti a confronto a Grugliasco - appuntamento che mette la città al livello di capitali europee come Parigi, Londra o Berlino - è definire le linee guida per i sistemi di certificazione nazionali ed europei, aggiornarne le competenze e sviluppare una metodologia di formazione artistica replicabile. E c’è la questione della valutazione: ci si confronta anche per uniformare la valutazione dei risultati dell’apprendimento e delle competenze.

Risultati che, per il momento, il pubblico potrà ammirare domani nei numeri e nelle evoluzioni degli allievi sotto la supervisione di Sven Demey docente di tecniche circensi alla Vertigo, all’Esac di Bruxelles, e all’École Nationale de Cirque di Montreal, talent scout e curatore di manuali pedagogici sul circo. Per vedere cosa riesce a fare oggi il bambino che gattonava.

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