CITTÀ DEL VATICANO. «Noi pure, discepoli di Gesù, siamo chiamati a esercitare in questo modo la giustizia, nei rapporti con gli altri, nella Chiesa, nella società: non con la durezza di chi giudica e condanna dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli». Vuole dirlo «così: facciamo come Gesù: portiamo i pesi gli uni degli altri, invece di distruggere, aiutiamoci a vicenda». E non sparlare: «Il chiacchiericcio è un’arma letale». E cita un’omelia di Benedetto XVI: anche chi è caduto in basso può rialzarsi. All'Angelus papa Francesco riflette sulle divisioni nel recinto cristiano, nei giorni dei funerali di Joseph Ratzinger in cui si registrano tensioni dopo lo sfogo del suo segretario particolare monsignor Gaenswein contro Bergoglio. Le accuse di Padre Georg sembrano avere ri-alimentato le contrapposizioni tra le varie galassie cattoliche, soprattutto tra conservatori e progressisti, e in particolare l’attivismo degli oppositori del pontificato argentino. Affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico per recitare la Preghiera mariana con i fedeli e i pellegrini – circa 30mila, dato della Gendarmeria vaticana – convenuti in piazza San Pietro, il Vescovo di Roma non cita esplicitamente i contrasti di questi giorni, ma alcuni passaggi dell’introduzione sono riferibili al clima avvelenato dei Sacri Palazzi.
Oggi si celebra «la Festa del Battesimo del Signore e il Vangelo ci presenta una scena stupefacente – evidenzia il Pontefice - è la prima volta che Gesù appare in pubblico dopo la vita nascosta a Nazaret; arriva sulla riva del fiume Giordano per farsi battezzare da Giovanni. Era un rito con cui la gente si pentiva e s’impegnava a convertirsi; un inno liturgico dice che il popolo andava a farsi battezzare “nuda l’anima e nudi i piedi” – un’anima aperta, nuda, senza coprire niente – cioè con umiltà e col cuore trasparente». Ma, vedendo Gesù che si mischia con i «peccatori, si resta stupiti e viene da chiedersi: perché Gesù ha fatto questa scelta? Lui, che è il Santo di Dio, il Figlio di Dio senza peccato, perché ha fatto quella scelta? Troviamo la risposta nelle parole che Gesù rivolge a Giovanni: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Adempiere ogni giustizia: che cosa vuol dire? Facendosi battezzare, Gesù ci svela la giustizia di Dio, quella giustizia che Lui è venuto a portare nel mondo. Noi tante volte – osserva il Papa – abbiamo un’idea ristretta di giustizia e pensiamo che essa significhi: chi sbaglia paga e soddisfa così il torto che ha compiuto. Ma la giustizia di Dio, come la Scrittura insegna, è molto più grande»: non ha come fine «la condanna del colpevole, ma la sua salvezza, la sua rinascita, il renderlo giusto: da ingiusto a giusto. È una giustizia che viene dall’amore, da quelle viscere di compassione e di misericordia che sono il cuore stesso di Dio, Padre che si commuove quando siamo oppressi dal male e cadiamo sotto il peso dei peccati e delle fragilità. La giustizia di Dio, dunque, non vuole distribuire pene e castighi ma, come afferma l’Apostolo Paolo, consiste nel rendere giusti noi suoi figli, liberandoci dai lacci del male, risanandoci, rialzandoci». Sempre Dio «non è pronto a punirci, è con la mano tesa per aiutarci a sollevarci. E allora comprendiamo che, sulle rive del Giordano, Gesù ci svela il senso della sua missione: Egli è venuto ad adempiere la giustizia divina, che è quella di salvare i peccatori; è venuto per prendere sulle proprie spalle il peccato del mondo e discendere nelle acque dell’abisso, della morte, così da recuperarci e non farci annegare. Egli ci mostra oggi che la vera giustizia di Dio è la misericordia che salva. Noi abbiamo paura a pensare che Dio è misericordia, ma Dio è misericordia, perché la sua giustizia è proprio la misericordia che salva, è l’amore che condivide la nostra condizione umana, si fa vicino, solidale con il nostro dolore, entrando nelle nostre oscurità per riportare la luce».

Francesco cita una predica del suo predecessore: «Benedetto XVI ha affermato che “Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all’abisso della morte, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo, possa trovare la mano di Dio a cui aggrapparsi e risalire dalle tenebre a rivedere la luce per la quale egli è fatto”». Fratelli e sorelle, noi abbiamo paura a pensare a una giustizia così misericordiosa. Andiamo avanti: Dio è misericordia. La giustizia sua è misericordiosa». Esorta Papa Bergoglio: «Lasciamoci prendere per mano da Lui. Noi pure, discepoli di Gesù, siamo chiamati a esercitare in questo modo la giustizia, nei rapporti con gli altri, nella Chiesa, nella società: non con la durezza di chi giudica e condanna dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli». Il Vescovo di Roma vuole sostenerlo e scandirlo «così: non dividendo, ma condividendo. Non dividere, ma condividere. Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda. Chiediamoci: io sono una persona che divide o condivide? Pensiamo un po’: io sono discepolo dell’amore di Gesù o un discepolo del chiacchiericcio, che divide? Il chiacchiericcio è un’arma letale: uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza. Chiediamoci: io sono una persona che divide o una persona che condivide?».

E adesso «preghiamo la Madonna, che ha dato alla luce Gesù, immergendolo nella nostra fragilità perché riavessimo la vita.

Dopo l’Angelus sottolinea che «stamattina, secondo la consuetudine, ho battezzato nella Cappella Sistina alcuni neonati, figli di dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Ora però, nella festa del Battesimo del Signore, mi è caro estendere il saluto e la benedizione a tutti i bambini e le bambine che oggi o in questo periodo hanno ricevuto o riceveranno il Battesimo». E nello stesso tempo «rinnovo a tutti – a me per primo – l’invito a festeggiare la data in cui siamo stati battezzati, in cui cioè siamo diventati cristiani. Vi domando: ognuno di voi sa la data del proprio Battesimo? Sicuramente qualcuno di voi non la sa. Domandate ai genitori, ai parenti, ai padrini: qual è la data del mio Battesimo? E poi, ogni anno, festeggiare quella data, perché è un nuovo compleanno, il compleanno della fede. Questo è il lavoro per oggi, per ognuno di voi è: qual è la mia data del Battesimo, così da poterla festeggiare.

Invita a non dimenticare «i nostri fratelli e sorelle ucraini! Soffrono tanto per la guerra! Questo Natale in guerra, senza luce, senza caldo, soffrono tanto! Per favore, non dimentichiamoli. E oggi, vedendo la Madonna che porta il bambino nel Presepio, che lo allatta, penso alle mamme delle vittime della guerra, dei soldati che sono caduti in questa guerra in Ucraina. Le mamme ucraine e le mamme russe, le une e le altre hanno perso i figli. Questo è il prezzo della guerra. Preghiamo per le mamme che hanno perso i figli soldati, siano ucraine siano russe».

A tutti augura «una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci».

Qualche ora prima Francesco ha presieduto nella Cappella sistina la Messa nel corso della quale ha amministrato il sacramento del Battesimo a 13 bambini. «Cari genitori – ha esordito nell’omelia - grazie di aver portato qui i vostri figli, di averli fatti entrare in Chiesa. E questa è una giornata buona, perché non dimentichiamo quando siamo stati battezzati. È come un compleanno, perché il Battesimo ci fa rinascere alla vita cristiana». Per questo consiglia di insegnare ai figli «la data del Battesimo, come un nuovo compleanno: che tutti gli anni ricordino e ringrazino Dio per questa grazia di essere diventati cristiani. Questo è un compito che vi consiglio di fare».

Poi, incoraggia a riflettere «un po’ sul fatto che questi bambini che voi portate adesso incominciano una strada, ma è a voi e ai padrini che spetta di aiutarli ad andare avanti su questa strada. Ci viene insegnato a pregare, da bambini: che imparino a pregare, come bambini, almeno a fare così con le mani, con i gesti... Che imparino la preghiera, da bambini, perché la preghiera sarà quello che darà loro forza durante tutta la vita: nei momenti buoni, per ringraziare Dio, e nei momenti brutti, per trovare la forza». È la prima «cosa che voi dovete insegnare: pregare. E pregare anche la Madonna, che è la Madre, è la nostra Madre. Si dice che quando qualcuno è arrabbiato con il Signore, o si è allontanato, la Madonna è sempre vicina per fargli strada per poter tornare. È un detto. Il Signore sempre ci è vicino, ma la Madonna è la mamma, e la mamma è sempre più vicina del papà. Sempre». Perché? «È così. Le mamme sono così, e questo è grande. Che imparino ad essere cristiani. Adesso sono tutti zitti, e va bene. Ma forse qualcuno “darà il la”, incomincerà. E siccome i bambini sono sinfonici, tutti andranno dietro a questo. Lasciateli gridare, lasciateli piangere». Forse qualcuno «piange di fame: allattateli. Con tutta libertà. L’importante è che oggi questa celebrazione sia la festa, la festa dell’inizio di un bel cammino cristiano, nel quale voi aiuterete i vostri figli ad andare avanti. Forse qualcuno è troppo coperto e ha caldo: che siano comodi, che stiano comodi tutti. Noi festeggiamo con loro questo inizio di cammino. E a voi tocca aiutarli ad andare avanti. Perché io finisco qui, ma voi tutta la vita!
Grazie di questa decisione di portarli al Battesimo».

I commenti dei lettori