Fin dai tempi remoti dell’Iliade sappiamo che la guerra non è solo tragedia, ha anche una sua estetica e un suo fascino; sia chiaro, per essere bella la guerra deve riguardare ormai un passato morto e sepolto e non far più male a nessuno, ma una volta soddisfatta questa condizione, la guerra è sdoganata. I musei militari, o addirittura i campi di battaglia conservati nella loro interezza, sono mete apprezzate di turisti specializzati o anche di curiosi senza etichetta. Diamo indicazioni su alcuni posti che abbiamo visitato nel corso degli anni e chiediamo scusa se qualcuno giudicasse la selezione troppo personale.

Una visuale del campo della battaglio di Waterloo, in Belgio

Per quanto riguarda i campi di battaglia, l’Europa non si presta granché a conservarli, perché è troppo densamente popolata e ha un drammatico problema di spazio; una volta Napoleone l’ha definita «una gabbia per conigli», tuttavia il Vecchio Continente ha fatto uno scherzo proprio a Napoleone, trovando lo spazio fisico e la volontà di conservare intatto (beffardamente), fra tutti quelli possibili, proprio il terreno su cui lo stesso Napoleone recitò l’ultimo e sfortunato atto della sua avventura, il campo di Waterloo in Belgio: adesso lì, a poca distanza da Bruxelles, e facilmente raggiungibile anche coi mezzi pubblici, c’è uno spazio immenso e libero dedicato alla memoria, un luogo con molta atmosfera, tanta solennità.

Non troppo lontano da qui, in Francia, meritano ovviamente una visita anche i luoghi dello sbarco in Normandia; però questo tour è già qualcosa di diverso, è più un giro di spiagge e di cimiteri che una visita a un vero e proprio campo di battaglia identificabile come tale (la testimonianza fisica residua più evidente sono i bunker tedeschi).

In Normandia, tombe di soldati americani caduti durante lo sbarco

A casa nostra, in Italia, chi non teme la fatica dei sentieri montani può scoprire qualcosa di molto suggestivo girando i rifugi, le trincee e dei camminamenti della prima guerra mondiale; per esempio ci sono percorsi attrezzati sull’Altopiano di Asiago caro a Mario Rigoni Stern, con siti raggiungibili (in certi casi) persino con la pedalata assistita delle bici elettriche.

Due immagini del percorso di guerra sull’Altopiano di Asiago (Coptright Asiago.it)

Comunque Waterloo, la Normandia e le trincee del Triveneto sono esempi abbastanza rari in Europa, rappresentano l’eccezione più che la regola. Dal punto di vista della quantità dell’offerta turistica, si trovano molti più campi di battaglia in America, che sfoggia tutti quelli della Guerra di Secessione: Gettysburg, Appomattox, Fredericksburg, la valle di Shenandoah eccetera. Qui davvero storia e geografia si fondono, la guerra è documentata e acquista visibilità in tutta la sua interezza, non c’è battaglia che non abbia il suoi “memorial” con dovizia di spazio e di strutture. E gli Stati Uniti non vincono sull’Europa solo per quantità ma anche per spettacolarità: ovunque si vada si trovano più file di cannoni e più frequenti rievocazioni in costume, con più fumo e più rumore. Gli americani ci sanno fare.

Il “reenactment” di una battaglia della guerra di Secessione americana

Di passaggio approfittiamo per distillare una piccola morale: la storia è sempre scritta dai vincitori, e i nomi delle battaglie della Guerra Civile americana sono stati fatti conoscere all’estero, e tramandati da una generazione all’altra, nella versione nordista vittoriosa; però quei campi di battaglia si trovano quasi tutti al Sud, e a volte al Sud sono noti con nomi diversi da quelli che risultano a noi. Provate, ad esempio, a girare in auto per la Virginia, e a chiedere un’indicazione stradale per raggiungere il campo della famosa (da noi) battaglia di Bull Run: vi guarderanno meravigliati (esperienza di vita vissuta) e poi vi correggeranno: «Ah, ma lei vuol dire Manassas!», che è il nome noto ai sudisti. Proprio vero, la storia la scrivono i vincitori.

La tomba di Napoleone Bonaparte all’Hôtel des Invalides a Parigi

Torniamo in Europa e passiamo dai campi di battaglia ai musei militari. I due più noti e prestigiosi sono Les Invalides a Parigi e l’Imperial War Museum a Londra, che hanno pure il vantaggio di essere a portata di mano, al centro di due delle metropoli più facilmente raggiungibili dall’Italia, con voli low cost o in treno. L’Hôtel des Invalides ha un nome, in realtà, poco bellicoso, che si spiega in quanto ereditato dalla sua originaria funzione di ospizio per i veterani. Il suo scorcio più solenne è la tomba di Napoleone, ciliegina sulla torta di un museo che documenta secoli di glorie militari francesi in Europa e negli altri continenti.

Lo stesso si può dire per l’Imperial War Museum di Lambeth Road a Londra, che dà molto spazio alle imprese britanniche in Asia e in Africa dell’epoca di Rudyard Kipling ma anche alle glorie più recenti della proma e della seconda guerra mondiale. Il museo è parte di una rete che a Londra comprende anche le Churchill War Rooms in King Charles Street. Delle rete fanno parte esibizioni che riguardano la marina e l’aviazione ma di questa parleremo in un prossimo articolo.

L’ingresso dell’Imperial War Museum a Londra in Lambeth Road

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