Triana, la patria della Carmen e del Don Giovanni
Il distretto di Triana scivola verso le acque del Guadalquivir, esattamente dal Molo del Sale alla Torre del Oro. Dalla cattedrale, passando per la calle de Saragoza che annovera alcuni dei più popolari bar de tapeo, si sfiora l'Hospital de la Caridad, fondato da Don Miguel de Manara il libertino Don Juan la cui vita inquieta ispirò il "Don Giovanni" di Byron. La chiesa si presenta subito con un magnifico retablo di Roldan (La Deposizione), scolpito a bassorilievo su legno; mentre alle pareti campeggiano capolavori del sensuale e “morbido” Murillo. Vicino scorre il Guadalquivir che è l'Arno di Siviglia. Nelle acque livide si riflettono la Torre de Oro, così chiamata perché vi si nascondeva l'oro portato dai bastimenti spagnoli provenienti dall'America, e le case basse del barrio de Triana, con quello della Macarena il più popolare, forse, della città. E' anche la vivace patria del flamenco suonato nei locali ricavati tra le casette bianche e gialle dai balconcini verdi e infioriti, dove Prosper Merimèe vide appunto ballare la Carmen: si innamorò subito e non corrisposto scrisse l'opera letteraria a lei dedicata, musicata da Bizet e cinematografata da Carlos Saura, con Buñuel il più intenso regista spagnolo.

Più celati i Cantieri Navali Reali, vecchi cantieri del XIII secolo in stile gotico-mudéjar con navate e archi che hanno pure ombreggiato e rinfrescato la troupe diretta da George R.R. Martin durante le riprese di uno degli episodi di Game of Thrones/Il trono di spade. In zona impera “El Postigo” che è luogo di esposizione e vendita degli artigiani ceramisti e dei pellettieri.

L'atmosfera di Triana, la culla per eccellenza del flamenco dove però lo storico vicolo dell'Inquisizione richiama i tempi nefasti in cui senza attimi di tregua venivano condotti i criminali e gli eretici sotto processo, è ora allegra, dimentica del passato; e altrettanto gioiosa quella che si respira nel mercato di San Jorge, accanto all’omonimo castello, e nella vicina Plaza del Altozano: un luogo vivace che fortunatamente non ha ceduto alle odierne mode eno-gastronomiche del “mangio dunque sono”. Attorno al mercato ai allineano botteghe di ceramiche dove è facile perdersi tra piastrelle, cocci, ciotole e piatti di Triana. Infatti a due passi, in via Callao, si trova il Triana Ceramic Center, interessante museo progettato dallo studio AF6 Arquitectos.

Monastero de la Cartuja e il C.A.A.C
Il Centro Andaluz de Arte Contemporáneo è stato ricavato nel Monastero di Santa Maria de las Cuevas o de la Cartuja nell’isola omonima ripensata in occasione dell’Expo ’92. Tra un patio e la chiesa di gotico sapore, cappelle e porte barocche, sagrestie e chiostri mudejar, forni e ciminiere che ricordano la arcana fabbrica di ceramiche ubicata alla Cartuja, si organizzano periodicamente sperimentali esposizioni temporanee dedicate anche alla fotografia di ricerca. E’ riunita una collezione permanente che annovera opere realizzate dagli anni Sessanta del secolo scorso a oggi ( ma soprattutto contemporanee) tra cui figurano lavori monocromi dell’andalusa femminista Cristina Lucas, le sculture (burattini, acrobati nani e ballerine) in cartapesta, resina e bronzo di Juan Muñoz, le immagini mimetiche e grafiche di Raquel Serrano, gli altari barocchi reinterpretati (gabinetti delle curiosità) da Mariajosé Gallardo e altri performances rappresentanti dell’arte contemporanea spagnola. Non mancano comunque opere di Kosuth, Nauman, Xiaohu e Sosa.

Quartiere Alfalfa
La Plaza Nueva dove si trova il municipio - uno dei più significativi esempi di architettura plateresca - e la Plaza de San Lorenzo introducono il vivace quartiere di Alfalfa, un altro di quelli da percorrere con lo sguardo indirizzato sulle vetrine più tradizionali: i negozi d'argento nella pittoresca Plaza del Pan - attualmente piazza Jesús de la Pasión - e quelli di antiquariato intorno a Calle de Acetres dove una targa ricorda il luogo di nascita di Luis Cernuda. Bar, ristoranti e negozi di ogni genere costellano le strade ma è la Plaza de la Encarnación a sorprendere con la suggestiva struttura del Metropol Parasol (Las Setas) progettato dall'architetto Jürgen Mayer. Si dice che questo controverso progetto sia la più grande costruzione in legno del mondo e, sebbene non vi sia consenso su questo, certo è che ben si sposa con l'architettura tradizionale dell'ambiente. Las Setas, oggi riconvertito in luogo di ritrovo e di aggregazione di molte iniziative cittadine, ospita al primo piano un mercato alimentare e diversi ristoranti, e nella parte inferiore un Antiquarium con resti romani e una casa islamica almohade: resti scoperti durante costruzione. Per godere di alcuni scorci insoliti della città, basta percorrerne le passerelle, magari prima di sostare a “El Rinconcillo” che, fondata nel 1670, è considerata la taverna più antica di Siviglia.

Chiese peculiari e conventi curiosi
Nei quartieri di Santa Catalina, San Julián, San Gil e Calle Feria, nonostante alcuni sintomi di “gentrificazione”, sopravvive ancora lo spirito della Siviglia più desueta, percepibile pure nei negozi di alimentari, nei cortili e nelle vecchie taverne, non sempre graziose ma genuine. Vicino al quartiere ebraico il convento di Santa Paula è un monastero di clausura per monache geronimite le cui mura nascondono una singolare chiesa gotico-mudéjar del XV secolo. Sorprendono la sua peculiare collezione di arte sacra, oltre alla eleganza del campanile e della pala d'altare maggiore. Si respira la clausura avvolti da un’indolenza suscitata dalle movenze sornione dei gatti del giardino; solo i i dolci che le suore preparano (torrijas, pestiños) risvegliano volgari sensi stuzzicando l’appetito.

Sempre in stile gotico-mudéjar la chiesa di San Marcos, situata all'inizio della storica via di San Luis - cardo massimo di epoca romana e poi strada principale della Siviglia islamica -, e quella di Santa Marina che è uno delle più antiche della città, della metà del XIII secolo. In contrasto con le sobrie facciate in pietra e gli archi a sesto acuto, sulla stessa strada si erge la chiesa di San Luis de los Franceses, che abbaglia barocca. Il recente restauro di questo tempio sconsacrato permette di visitare la bellissima cappella domestica e la stupefacente cripta peculiarmente illuminata dove, si sussurra, stanno mucchi di ossa di donne e di bambini seviziati. In realtà tutto in questo edificio di Leonardo de Figueroa è travolgente: la pala d'altare maggiore, le pale d'altare ausiliarie, le colonne salomoniche, la cupola, la volta...Un’apoteosi.

Los Sierpes: classiche vetrine d'autore
La Calle de los Sierpes, la via dei serpenti, è il quartiere generale dello shopping sivigliano: quello classico però. Con la parallela e sempre pedonale via de la Cuna, las Sierpes concentra vetrine "griffate", antiche botteghe e, tanto per rilassarsi e impinguarsi tra un acquisto e l'altro, pasticcerie di charme. Non solo, ma in questo rettangolo elegante e al contempo popolare ammiccano i negozi più caratteristici e blasonati di tutta la regione. A cominciare dalla cappelleria Maquedano (Sierpes 40) dove tra stucchi e intagli liberty campeggiano i sombreros e trionfano i cañeros, i tipici cappelli neri da flamenco con le tese rigide e rotonde. La moda spagnola esplode vigorosa nella show-room Victorio y Lucchino (Sierpes 87). I mercatini si svolgono invece nella plaza Monte Sion, quello delle pulci, e nella Alameda de Hércules quello alimentare di prodotti bio e km zero.

INFO
caac.es
visitasevilla.es
andalucia.org

ARRIVARE
Con vueling.com iberia.com easyjet.com ryanair.com

DORMIRE
Un classico è l'Hotel Colón Gran Meliá (Canalejas 1, melia.com) che da illo tempore è frequentato anche dal mondo taurino e che ospita il ristorante El Burladero tapas y tintos, assai in voga. L'Inglaterra (Plaza Nueva 7, hotelinglaterra.es) è un'istituzione. Ha un servizio classico e impeccabile, è comodissimo affacciato alla piazza centrale di Siviglia e regala un'atmosfera simpatica, cortese e famigliare. Accoglie un bar (il Seis) sempre affollato.

MANGIARE
Spuntini a base di churros al cioccolato al bar El Comercio da Calle de Puente y Pellón; la Bodega La Albariza (calle Betis 6) offre buone frittatine e lumache che si gutano affacciati al Guadalquivir.

La varietà è la miglior virtù della cucina sivigliana. Il pesce e i crostacei arrivano freschissimi dal golfo di Cadice, la selvaggina dalle propaggini della Sierra Morena, il prosciutto di Jabugo dalla provincia di Huelva, l'olio dalla campagna circostante. La materia prima é dunque ottima.

Per il pesce valido La Isla ( Arfe 25) che in un ambiente un po' asettico serve pesce del golfo di Cadice fresco e crostacei. La Taberna del Alabardero (Zaragoza 20) è nel cuore della città. La cucina non è più quella di un tempo, impostata da Luis Lezama, ma gustosi restano il merluzzo alle mandorle cantabriche, l'insalata di salmone marinato allo sherry e il paté al miele e alle mele. Conveniente la Casa Robles (Alvarez Quintero 58), tipico locale andaluso che serve anche gustosi antipasti di pescaito.

I commenti dei lettori