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Dura presa di posizione da parte di otto firmatari di un documento dal titolo “A Sommatino la Cultura è morta”. Si tratta di un vero e proprio appello “per un risorgimento culturale”. È rivolto, scrivono gli autori, al sindaco Salvatore Letizia e alle Istituzioni.

“Nel nostro paese la Cultura Sociale è morta – in apertura del testo –. La lunga e perdurante assenza di occasioni e luoghi qualificati dove organizzare il sapere sociale e la libera crescita delle intelligenze, alla fine ha prodotto il disastroso stato sul quale si infrange la sete di conoscenza di un’intera comunità sensibile e pensante”.

Gli autori dello scritto sono, rigorosamente in alfabeto: Calogero Chinnici, Filippo Falcone, Giovanni Indorato, Michele Ottaviano, Osvaldo Pappalardo, Luigi Pulci, Giuseppe Ruta e Salvatore Sciascia.

Pongono delle domande: “Dove è la società civile a Sommatino? Dove si incontra? Dove discute delle grandi questioni del nostro tempo? Dove prepara lo sviluppo civico delle nuove generazioni?”.

E poi: “Alla evidente e fin troppo nota crisi economica e occupazionale si è affiancata una silente, ma non meno grave, crisi delle coscienze e, forse, delle anime. Una duplice crisi che, dallo scoraggiamento e disincanto individuale, è arrivata sino allo smarrimento identitario pubblico e alla perdita del senso forte di appartenenza”.

Prosegue il documento: “Tutto ciò reclama oggi, come non più prorogabile, un vero e proprio Risorgimento culturale che, attraverso una sistematica e rigorosa organizzazione dei processi di conoscenza diffusa (lettura, informazione, pubblico confronto…) ci salvi, salvando il sapere sociale dal naufragio comunicativo e dall’isolamento esistenziale degli smartphone”. sommatino

Gli autori del documento, inoltre, scrivono: “Rivendichiamo con forza e convinzione il diritto alla conoscenza pubblicamente organizzata. Reclamiamo l’attenzione creativa degli amministratori e dei rappresentanti le istituzioni affinché si metta finalmente mano e testa a un vasto e radicale progetto unitario di formazione culturale diffuso. Pretendiamo di essere soggetti di diritti e non meri destinatari di obblighi; di essere cittadini partecipi e consapevoli, non sudditi indifferenti; di essere protagonisti dentro, non ai margini o fuori dalla storia del nostro tempo e della nostra terra”, continuano.

Dulcis in fundo, sollecitano gli organismi territoriali pubblici (Comune, Scuola, Forze dell’ordine…) a fissare, urgentemente, “con i sottoscritti un incontro/confronto operativo, al fine di costituire un organismo plurale e permanente dedicato alla costruzione di qualificate occasioni di crescita culturale. L’indifferenza a questo appello non sarà perdonabile. I nostri figli non ci perdoneranno. Noi non ci perdoneremo”.

MICHELE BRUCCHERI

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