Dal prosieguo de Le Avventure di Tom Sawyer emerge un’America selvaggia e on the road – anzi, on the river – attraverso le peregrinazioni del giovane Huckleberry Finn – abbandonato dal padre e scappato dalla vedova che lo aveva adottato – e lo schiavo di colore Jim, lungo il Mississippi alla ricerca della libertà.
La traversata, però, si rivela piena di pericoli e i due si imbattono in una coppia di truffatori, presentatisi con gli altisonanti titoli di Duca di Acquasparta e Re di Francia. I due imbroglioni riusciranno a vendere Jim alla sorella della zia di Tom Sawyer, Polly, così i ragazzi tenteranno di liberare l’amico.
L’autore trasmette un omaggio alla libertà intesa come fuga da ogni sorta di schiavitù – da quella vera e propria a quella dai canoni civilizzati – in un periodo in cui i conflitti tra i bianchi e i neri erano ben lontani dal risolversi. Inoltre, il messaggio è trasmesso in maniera ancora più forte perché Huck non proviene da una famiglia moderna e ben sistemata, bensì da una in cui il padre è un ubriacone violento e non si hanno notizie della madre. Twain fa fare al suo personaggio quello che nessun ragazzino avrebbe potuto fare: aiutare Jim a liberarsi dalla schiavitù, prima ancora che l’America si accorgesse che milioni di persone vivevano in questa condizione degradante e che sentissero l’esigenza di riconoscere loro una vita più degna in libertà.
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