Recensione di “Inventario di un cuore in allarme” di Lorenzo Marone

Inventario di un cuore in allarme

–  Lorenzo Marone 

«Quel che vale per l’umanità, non vale per l’ipocondriaco. La prima chiara e lampante norma che costui deve seguire, un principio sul quale, bene o male, le varie forme di psicoterapia concordano, è questa: se vuoi mettere a tacere l’ossessione, non devi appoggiarti ad altri, non devi sviscerare le tue paure, non devi, diciamola tutta, rompere i coglioni di continuo a chi ti è accanto».

 

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Saggio
Pagine: 296
Editore: Einaudi


Giudizio Sintetico

 


Per un ipocondriaco che vuole smettere di tormentare chi gli sta accanto con le proprie ossessioni, trovare una valvola di sfogo è una questione vitale. Ma come si impara ad affrontare la paura da soli? Forse raccontandosi. È quello che fa Lorenzo Marone, senza timore di mostrarsi vulnerabile, con una voce che all’ansia preferisce lo stupore e il divertimento. Scorrendo l’inventario delle sue fobie ognuno può incontrare un pezzo di sé e partecipare all’affannosa, autoironica ricerca di una via di fuga in discipline e pratiche disparate: dalla medicina alla fisica all’astronomia, dalla psicologia alla religione, dai tarocchi all’astrologia. Alla fine, se esorcizzare del tutto l’angoscia resta un miraggio, possiamo comunque reagire alla fragilità ammettendola. E magari accogliere, con un po’ di leggerezza, le imperfezioni che ci rendono unici.

Lorenzo Marone ci confessa le sue paure in modo ironico e dispensando aneddoti spassosi ma non solo: le condisce con argomenti che spaziano dalla scienza alla religione, da dati medici a curiosità passando per l’astronomia e tanto tanto altro.
Il risultato è una confessione a tutto tondo delle innumerevoli fobie dell’autore, soprattutto legate all’ipocondria, e il suo personale tentativo di affrontare questa sfida a colpi di analisi, racconti e siparietti divertenti.

Un modo per sdrammatizzare e per ironizzare su quelle che possono essere problematiche davvero invalidanti e con cui, molti di noi, si trovano a convivere ogni giorno.
Sì, perché in questo romanzo ognuno può trovare un pezzo di sé e capire che tutti in fondo combattiamo quotidianamente una dura battaglia contro le nostre paure.

Questo primo incontro con Lorenzo Marone, forse a causa delle aspettative troppo alte, non mi ha totalmente soddisfatta.

Ho trovato alcuni capitoli e alcuni argomenti molto coinvolgenti, molto interessanti e capaci di catturare a pieno l’attenzione mantenendo, nel contempo, un tono colorato e spensierato in netto contrasto con gli argomenti.
Al contrario ci sono alcuni capitoli e dei passaggi che sembrano trascinarsi in tecnicità e tecnicismi di scarso interesse, facendo perdere quel tono ironico così funzionale nell’apprendere quelle informazioni che contribuiscono ad un grande accrescimento personale.

L’idea di base è molto bella, la narrazione di Marone è indubbiamente piacevole, capace di strappare molti sorrisi, divertire ma anche di affrontare temi seri facendo coesistere quesì elementi non facendo perdere credibilità al contenuto del libro.

Sicuramente questo primo incontro mi ha dato però la voglia e l’esigenza di provare a scoprire ancora qualcosa di Marone, una penna screziata di tante sfumature.


Lorenzo Marone (Napoli, 1974) ha pubblicato La tentazione di essere felici (Longanesi 2015; Premio Stresa 2015, Premio Scrivere per amore 2015, Premio Caffè Corretto – Città di Cave 2016), che ha ispirato un film, La tenerezza, diretto da Gianni Amelio; La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi 2016; Premio Como 2016), da cui verrà tratto un film omonimo per la regia di Marco Mario De Notaris; Magari domani resto (Feltrinelli 2017; Premio Selezione Bancarella 2017); Un ragazzo normale (Feltrinelli 2018; Premio Siani 2018); Tutto sarà perfetto (Feltrinelli 2019) e il saggio Cara Napoli (Feltrinelli 2018). Per Einaudi ha pubblicato Inventario di un cuore in allarme (2020). Ha una rubrica domenicale, «I Granelli», su «la Repubblica» di Napoli; collabora con «il venerdí di Repubblica» e con «tuttolibri». È tradotto in sedici Paesi.


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