La dimensione magica di Borzonasca

Visitare Borzonasca equivale a percorrere un viaggio nel tempo, un viaggio mistico, spirituale, per certi aspetti quasi onirico.

Non fosse che ogni segno, traccia, monumento è concreto e riconoscibile, seppur avvolto da quel benefico alone di mistero che solo il tempo riesce a conferire alle testimonianze lasciate dal genere umano.

Percorrendo la strada che si inoltra nella valle Sturla, entroterra di Chiavari, non ci si rende immediatamente conto di trovarsi su un’antica via di collegamento fra il mare e la pianura. Giungendo nel nucleo principale di Borzonasca, tagliato in due dalla statale 586 che sale verso la Val d’Aveto, si notano i classici tratti di tanti borghi liguri, ma solo soffermandosi per qualche momento si apprezza il piccolo centro storico: le facciate delle case dipinte al modo genovese, le piazzette curate, i negozi ancora attivi, gli orti e i giardini rigogliosi circondati dai due torrenti (Sturla e Penna) che stringono in una sorta di penisola l’abitato con le case a far da argine ai due corsi d’acqua. Insomma, un borgo che sembra voler anticipare la storia millenaria di cui è figlio, ma senza concedersi oltre per lasciare spazio alle sorprese. E infatti è risalendo le due valli – Sturla verso il Passo della Forcella e Penna verso il monte Aiona – che si affronta il vero viaggio nel tempo. L’itinerario offre uno spaccato perfetto dell’idea stessa di Liguria, una terra stretta fra il mare e le montagne che in brevi tratti racconta scenari differenti secondo le varie fasce climatiche. Si comincia con i piccoli campi, i primi versanti terrazzati, gli uliveti, gli orti, e i noccioleti. Talvolta singoli filari di vite segnano il limite dei coltivi, quasi a ricordare una vocazione naturale testimoniata da documenti antichi nei quali si parla, fra l’altro, di produzione di vino e olio.

Risalendo la valle fra scenari selvaggi e visioni “domestiche”, si giunge nell’areale del castagno, coltivazione storica che vede in un esemplare monumentale, posto nella frazione di Acero in località il Poggio, il simbolo più rappresentativo di questa coltura che ha sfamato generazioni di contadini del nostro entroterra. I castagneti, i boschi misti e le conche verdi che qua e là accompagnano lo sguardo, rivelano antichi borghi rurali adagiati sui crinali e ci preparano ai prati e ai pascoli più elevati che salgano alle sommità delle montagne circostanti, fra tutte l’Aiona con i suoi 1701 metri di altitudine. A quel punto si aprono gli scenari delle malghe con richiami evidenti alla transumanza, al pascolo e, dunque, all’allevamento, attività assai praticata in passato e tuttora ancora viva, seppur ridotta quanto a numero di capi.  Alcune di quelle Malghe  sono state trasformate in rifugi di montagna, ma senza perdere le iniziali caratteristiche legate al mondo della pastorizia. Proprio vicino al rifugio di Pratomollo si trova la “Pietra Borghese”, un imponente blocco di peridotite, roccia ricca di minerali ferrosi e quindi con proprietà magnetiche (si può fare la prova avvicinando una bussola e vedendo l’ago deviare). La grande mole e questa sua caratteristica hanno alimentato la leggenda secondo cui la Pietra fosse un frammento di meteorite caduto dal cielo, oggi sappiamo che l’ammasso roccioso, il cui nucleo originario apparteneva al mantello sotto continentale, è una vera e propria passeggiata sul fondo di un antico oceano, ha un’età stimabile in più di 2 miliardi di anni e rappresenta una delle rocce più antiche d’Italia. Proseguendo nella parte alta del territorio comunale, c’è solo l’imbarazzo della scelta: si può optare per una visita al lago di Giacopiane, meta di migliaia di turisti, dove si pratica la pesca, l’escursionismo, il campeggio e l’osservazione di cavalli selvaggi e bovini al pascolo, oppure percorrere sentieri che si insinuano nelle faggete, attraversando prati e pascoli per raggiungere le malghe e i rifugi, fino a risalire i crinali più alti dove si intercetta l’Alta Via dei Monti Liguri, dalla quale la vista offre panorami a tutto tondo dal Mar Ligure alle Alpi. 

Una così varia e intensa bellezza non esaurisce comunque le peculiarità del territorio di Borzonasca. Ci pensano gli itinerari delle frazioni a regalare altre sorprese ed emozioni, ragione per cui è sempre consigliata una programmazione della propria visita per non trovarsi nell’imbarazzo di non saper scegliere a quali bellezze dedicarsi.  Di certo alcune emergenze storico-architettoniche si impongono su altre, almeno per una prima visita. L’abbazia di sant’Andrea di Borzone, per esempio, è una meta imperdibile per chi si trovi in zona, testimonianza secolare di una presenza monastica molto antica che risalirebbe ai monaci Colombaniani di Bobbio e in seguito ai Benedettini. Non lontano da questa meraviglia, della quale è impossibile riassumere la ricchissima e lunga storia, si trova il Volto megalitico di Borzone, una gigantesca scultura rupestre che secondo differenti quanto incerte interpretazioni, rappresenterebbe forse il viso di una divinità risalente a diversi millenni prima di Cristo, oppure il volto della Sindone, scolpito proprio dai monaci di Borzone in epoca più recente.  Di fatto si scorgono chiaramente i tratti di un viso, e le conferme alle differenti ipotesi potranno venire solo a seguito di un opportuno quanto atteso studio da parte degli esperti della materia. Altra testimonianza assai apprezzata è costituita dai resti della chiesetta di San Martino di Licciorno, un luogo davvero magico che rende ancor più rilevante il valore suggestivo del piccolo complesso monumentale e della sua storia secolare, terminata col definitivo abbandono avvenuto attorno al XVIII secolo. E sono ancora tante le località da consigliare, fra borghi caratteristici ed emergenze storico architettoniche, per una visita sulle tracce della cultura locale o alla scoperta di un ambiente naturale davvero pregevole, non per nulla compreso nei confini del Parco Naturale Regionale dell’Aveto. Il miglior consiglio in tal senso è quello di consultare i vari portali dedicati a Borzonasca e alla valle Sturla, oppure rivolgersi al locale Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica. 

Appare evidente che un territorio così vasto e vario offra ottime produzioni locali che attingono da una tradizione secolare. Così, se già si accennava alla produzione olearia del fondo valle, risalendo si entra nel mondo della castagna, con ottime farine, ricavate da frutti asciugati negli essiccatoi a legna, adatte alla preparazione del castagnaccio, della pasta fresca, delle frittelle ecc. Senza dimenticare che nei castagneti e nei boschi di faggio della valle si raccolgono magnifici funghi, ovviamente destinati a tanti piatti della tradizione locale, ma anche notevole richiamo per i ricercatori. 

Altrettanto rilevante e di lunga tradizione è la produzione di formaggi freschi e stagionati, ottenuti soprattutto da latte bovino e caprino, quasi sempre sfruttando i pascoli alti per l’alpeggio estivo, gli insaccati prodotti con maiali allevati sul posto, così come le carni bovine, suine e ovicaprine reperibili nelle aziende agricole locali, ma anche presso gli esercizi commerciali del territorio comunale. Infine, ma non certo ultime, le Ruette, che sta per rotelle, sorta di ciambelle di pasta frolla a forma di fiori bucati al centro, inventate da un pasticciere locale nel 1870 e ancora oggi dolcetti simbolo del paese. 

Anche nei ristoranti troviamo una specialità gastronomica tipica del territorio che nel metodo di confezione riporta a una tradizione davvero molto antica, anche se l’ingrediente base ha solo – si fa per dire! – poco più di due secoli.  La Baciocca è una torta di patate (non un polpettone) che anticamente si cuoceva sotto il testo, cioè una campana di terracotta o di ghisa che simulava la cottura al forno. Questo tipo di cottura avviene ancora in qualche famiglia contadina, ma la sapienza di chi la prepara anche nei forni moderni fa si che il risultato sia comunque eccellente.

La ricetta della Baciocca prevede l’uso di buone patate locali a pasta bianca, meglio se di varietà Quarantina Bianca Genovese, affettate sottili, lardo, cipolla, olio, parmigiano e una semplice sfoglia di pasta che formi un fondo con il bordo per contenere il ripieno. Oltre a un ambiente davvero pregevole, la vera attrattiva di questo singolare paese, proteso fra il primo entroterra e i crinali appenninici, sta nella sua varietà e nella evidente e profonda scansione del tempo che si percepisce attraverso le sue caleidoscopiche bellezze.

Da millenni terra di transiti, commerci, vocazioni religiose e fatiche contadine, sulle prime Borzonasca potrebbe sembrare sobria e misurata, ma non appena lo sguardo va oltre, appare una ricchezza umana, storico-architettonica, ambientale e gastronomica, davvero sorprendente.

Sergio Rossi

Ringraziamo l’osteria La Greppia, frazione Sopralacroce e la pasticceria Macera per il supporto nella realizzazione del servizio.

I CAVALLI SELVAGGI

Da quasi trent’anni, nella zona compresa fra Borzonasca e la Val D’Aveto, vive un branco di cavalli inselvatichiti che qui ha trovato l’habitat ideale per prosperare. Gli avvistamenti sono assai frequenti, tanto che il fenomeno dei cavalli selvaggi attira ogni anno turisti e appassionati desiderosi di osservarli dal vivo. Questa mandria si è originata negli anni Novanta da alcuni capi d’allevamento ritornati in libertà. 

L’AGRICASTA

Agricasta è una manifestazione dedicata alla castagna organizzata dal Comune di Borzonasca in collaborazione con le associazioni locali. Nell’ottobre scorso si è tenuta la sedicesima edizione che ha visto una folta partecipazione di pubblico. Ad attrarre i visitatori, oltre alle delizie gastronomiche, in parte basate proprio sulla castagna, sono, come sempre, le bancarelle artigianali e il ricco calendario di eventi collegato alla manifestazione. Per info: www.unamontagnadiaccoglienza.it

IL PARCO NATURALE

Istituito nel 1995, il Parco Naturale Regionale dell’Aveto comprende i comuni di Borzonasca, Mezzanego, Ne, Rezzoaglio e Santo Stefano D’Aveto, distribuiti nelle valli Sturla, Graveglia e Aveto. Ricopre una superficie di circa 3000 ettari che interessa diversi areali tipici dell’Appennino Ligure, a partire dagli uliveti e noccioleti, fino ai castagneti, alle faggete, ai prati e ai pascoli delle terre alte. Il Parco ha la sua sede a Borzonasca e centri visita nei comuni di Ne e Rezzoaglio. Il Centro di Educazione Ambientale del parco, avvalendosi di guide escursionistiche ambientali, organizza escursioni per gruppi, società ed associazioni nelle più suggestive realtà presenti nel Parco, escursioni stagionali e a tema grazie alla collaborazione di esperti (Gli animali del parco, il Parco delle Stelle…); mostre tematiche e serate con proiezioni su temi ambientali e storico-culturali del proprio territorio. Per info: Parco Naturale Regionale dell’Aveto Via Marré, 75a – 16041 Borzonasca (GE), tel 0185/340311 – www.parcoaveto.it – info@parcoaveto.it.

LA CABANNINA

A Borzonasca si trova uno dei piú importanti allevamenti di Cabannina, razza bovina della quale ci siamo occupati in un precedente articolo su Liguria Food. Luca Quirini, titolare dell’Azienda Agricola Quira, è anche presidente della Associazione Produttori Allevatori Razza Cabannina e sta portando avanti un progetto di valorizzazione dei prodotti di questa antica razza. Pascolatrici intrepidi, le vacche nutrici assieme ai vitelli seguono gli antichi sentieri che collegano le valli Penna, Aveto e Sturla, nutrendosi di tutto ciò che ogni stagione offre, transumando dai sottoboschi primaverili alle erbe tenere delle vette, per ridiscendere tra castagne e ghiande. Il benessere della mandria si riflette nel territorio, che ritorna anno dopo anno sempre più verde. Il ciclo si completa con l’ingrasso lento dei castrati, esclusivamente a erba e fieno, per commercializzare tagli di carne indirizzati alla ristorazione di alto livello. Per conoscere l’azienda agricola Quira: tel. +39.392.6338186 – Email: luca.quirini@libero.it.

 

 

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