Francesco Mannaioli’s Post

"Il vero dialogo non è parlare con gente che la pensa come te”. Il dialogo, ha specificato il sociologo è “insegnare a imparare. L’opposto delle conversazioni ordinarie che dividono le persone: quelle nel giusto e quelle nell’errore”. “Entrare in dialogo significa superare la soglia dello specchio, insegnare a imparare ad arricchirsi della diversità dell’altro. A differenza dei seminari accademici, dei dibattiti pubblici o delle chiacchiere partigiane, nel dialogo non ci sono perdenti, ma solo vincitori. Il dialogo non è un caffè istantaneo, non dà effetti immediati, perché è pazienza, perseveranza, profondità”. Dall’Intervista di Ricardo De Querol al sociologo Zygmunt Bauman, pubblicata su El País 2016 Quando ho scritto le pagine del mio libro sui conflitti ho continuato a tenermi sul tavolo un post-it con su scritto “Convergenza”. Mi è servito per ricordare che i contrasti si compongono, si risolvono . Ma serve volontà e dialogo. Anche aspro ma che sia dialogo rivolto a convergere. Saper trovare punti in comune è a mio avviso molto più utile e vantaggioso che non isolarsi in bolle, coprirsi di veli o affidarsi agli influencer. La capacità di non sentirsi in dovere di scegliere per forza una sola versione, ma saper mediare e puntare a obiettivi comuni, è essenziale. Così come è essenziale fare propria l’idea che alcune questioni siano talmente importanti da meritare un bisturi, anziché un’ascia; un lavoro di sottile e paziente dialogo, anziché la rissa a bottigliate. Questo implica consapevolezza, autostima, rispetto per il prossimo, pazienza, ascolto, accettazione delle differenze. E, come si comprende dai termini usati, è un lavoro per gente con orizzonti vasti e visioni di lungo periodo. I ladri, i saccheggiatori e i giocatori d’azzardo odiano le convergenze. Troppo poca adrenalina.