Memoria e cambiamento
Una cosa che ho imparato è che la memoria può essere il propulsore del cambiamento o il macigno dell’ostinazione di ciò che si intende come consuetudine. Piena libertà fisica e di pensiero sono le cellule staminali per guarire una socialità malata e affermare che “nessuno è di nessuno” senza eccezioni.
Nonostante i passi in avanti fatti dalle donne nell’affrancarsi dal loro stato di secolare sudditanza, è ancora viva la prepotenza maschile, annidata tra le mura familiari o in quelle di un ufficio. Maschilismo accettato e istituzionalizzato da religioni e società ostinatamente patriarcali, che relegano la donna a semplice oggetto senza diritti e senza educazione, dipendente in tutto e per tutto da genitori, mariti, fratelli, cugini, autorità religiose e laiche, eccezion fatta che da loro stesse. Oggi le donne sono più forti e consapevoli, ma sono ancora troppo vulnerabili in quelle situazioni in cui si respira l’aria soffocante del possesso del maschio sulla femmina. Situazioni complesse che possono sfociare in tragedia, e quando accade il nostro mondo “civile” si mobilita per qualche ora di interviste e inutili dibattiti. Onestamente, cosa abbiamo da festeggiare l’8 marzo? Le donne non sono da festeggiare ma da rispettare, sempre. La questione è complessa e non può essere affrontata solo con leggi e regole, manca l’abitudine al rispetto, un valore universale che non dobbiamo mai stancarci di insegnare, e che i social, con pretesti veri o falsi, fanno a pezzi giornalmente.
La memoria è importante per progredire facendoci forza con il ricordo di coloro che hanno dato la vita per cambiare davvero. Ammiro le donne, hanno più coraggio di noi maschietti, in crisi e preoccupati dalla inarrestabile forza del mondo femminile.