Santa Sofia a Istanbul, storia di un'opera resiliente

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Prima cattedrale cristiana, poi moschea e poi ancora museo, opera laica e turistica, pozzo di miracoli. Santa Sofia a Istanbul nei secoli è stata molte cose, ha cambiato identità molte volte; dall'estate 2020 ha acquisito un nuovo status, e tornerà a essere luogo di culto musulmano. Oltre i credo politici e religiosi, questa meraviglia architettonica si è adattata, cambiamento dopo cambiamento, alle evoluzioni del suo paese. E rimane sempre lì, immensa e sfarzosa, a guardare la città che la ospita da secoli, senza battere ciglio.

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Santa Sofia, da emblema artistico e turistico a moschea. ©Darkdiamond67/Shutterstock
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La notizia è che uno dei simboli di Istanbul, Santa Sofia, non sarà più un museo, ma una moschea. Le ragioni di questa ennesima trasformazione - "Hagia Sofia" nei secoli ne ha subite parecchie - rimandano all'attuale situazione politica e religiosa in Turchia, ma non solo. Raccontano l'incredibile resilienza di un'opera architettonica senza precedenti, realizzata per celebrare la Divina Sapienza con un tripudio di marmi e materiali preziosi, voluta dall'imperatore Giustiniano nel 532 per superare in grandezza le opere dei suoi predecessori. E rimanere nel mito, lasciando ai posteri un'opera indimenticabile.

Santa Sofia è e resterà sempre uno dei monumenti simbolo di Istanbul, il più visitato, amato e fotografato. Domina il distretto di Fatih nel mahalle di Sultanahm e la città tutta dal suo punto più alto. Per costruirla, Giustiniano fece arrivare materiali preziosi da ogni parte dell'Impero e non si accontentò di semplici architetti per la sua realizzazione, invitando invece due matematici e geometri per renderla inoppugnabile dal punto di vista strutturale e unica nel suo genere. 10 mila persone furono coinvolte nel cantiere di quella che oggi è considerata una delle opere più incredibili dell'architettura bizantina.

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Una vista aerea di Santa Sofia. ©DANNY HU/Getty Images

Santa Sofia non ha superato solo cambiamenti di rotta politici e religiosi, ma anche terremoti, incendi, saccheggi, profanazioni: ha resistito, nonostante tutto. La sua storia come moschea comincia nel 1453 dopo l'assedio di Costantinopoli: un periodo oscuro di violenza e distruzione che però ha portato, per la nuova moschea Aya Sofya, a un periodo di rinascita architettonica dopo anni di fatiscenza. I suoi minareti sono stati costruiti proprio in questi anni, restituendo agli occhi del mondo la Santa Sofia che conosciamo oggi.

Nel 1935 è diventata un museo aperto al pubblico, riqualificato come opera laica e sempre accessibile: i suoi mosaici brillanti, la cupola, i marmi sono diventati patrimonio dell'umanità. Negli anni non ha perso il mito di luogo in cui tutto, anche i miracoli, possono accadere. La leggenda ancora oggi narra che se si beve per tre volte di fila dal pozzo della sala principale, ogni malattia sarà guarita. E il passaggio davanti alla colonna piangente che trasuda continuamente acqua regala benessere immediato.

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Gli interni di Santa Sofia. ©funky-data/Getty Images
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Nel 2020 Santa Sofia si trasformerà ancora. Il museo, o almeno una sua parte, rimarrà aperto al pubblico e l'accesso ai turisti sarà vietato solo negli orari di preghiera. Dopo anni di laicità, tornerà a essere luogo di culto. Un ritorno alle origini, dopo secoli di cambiamenti, in cui Santa Sofia è rimasta al suo posto, a dominare i tetti di Istanbul dall'alto e ad accogliere e ad ammaliare i visitatori.

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