Tappeti Volanti (7). Viaggiare con i Tigli: da Filemone e Bauci a Zeus e Afrodite, da Viareggio a Berlino

Una delle qualità più importanti e storicamente sfruttate degli alberi sembra ultimamente un po’ dimenticata; la loro capacità di ombreggiamento. È un peccato, perché sono veramente bravissimi in questa abilità e nel farci ombra riescono ad assolvere a tante altre funzioni importanti. Anche a farci sognare.

Oggi voliamo protetti dall’ombra dei tigli, se non avete tempo per andarli a cercare e sdraiarvi sotto di loro allora forse questi tappeti volanti vi faranno comodo; io mi sono perso navigando in questo mare infinito di foglie appese al cielo. Anche se le fotografie sono state realizzate durante il giorno, a me hanno ricordato la volta celeste che si vede nelle nitide notti in montagna; ogni foglia una stella, ogni ramo una galassia, ogni apertura nel cielo l’apparire della Via Lattea.

Dice che il mondo sia nato da una cosa piccolissima che è cresciuta a dismisura. Praticamente un seme, come per gli alberi. Ecco perché questi tappeti volanti sono delle cosmogonie; qui dentro – più o meno – c’è l’origine del mondo.

Ma ognuno può vederci ciò che vuole, sono fatti apposta, un invito a perdersi per ritrovarsi.

Anche se non ce ne rendiamo immediatamente conto, come specie noi umani siamo molto sensibili verso tutto ciò che riguarda l’illuminazione; in molti avranno notato come la luce e l’ombra si diffondano in maniera diversa a seconda degli alberi che incontrano.

Ecco perché i ricordi estivi, se ambientati nei pressi delle pinete, sono così luminosi e le ombre così accoglienti; dipende dalla stagione certo, ma anche dal tipo di alberi che avevamo attorno all’epoca.

A influenzare questa dinamica sono ovviamente le foglie, ma non basta la differenza tra aghifoglie e latifoglie a liquidare la questione; gli abeti da questo punto di vista sono simili ai pini, ma trattengono moltissima luce, molta più dei platani o dei pioppi.

Tra le specie che riescono a proteggerci maggiormente dai raggi del sole c’è il tiglio, la sua produzione fogliare è elevatissima; ne produce tante, forti, vicine e verdissime.

Sotto queste piante si crea un’oasi di fresco anche nelle più torride giornate estive.

Se piantassimo più tigli e comprassimo meno condizionatori il mondo sarebbe un posto più fresco e basterebbe questo per capire il reale valore della sigla A+++ sugli elettrodomestici; servono per la coscienza, non per l’ambiente.

Tappeto Volante #18 (Tilia spp)  © Filippo Brancoli Pantera

Filemone e Bauci

Il tiglio in un modo o nell’altro fa sempre del bene a ciò che lo circonda, anche al terreno stesso dove viene piantato: per questo era sacro ad Afrodite (Venere per i Romani, Freyja per i Norreni), la dea dell’amore. Tra le molte storie raccontate da Ovidio ce n’è una nell’VIII libro delle Metamorfosi che vede Zeus ed Ermes aggirarsi per la Frigia sotto le mentite spoglie di mendicanti; volevano scoprire se gli uomini fossero buoni o cattivi. Così gli dei bussarono di porta in porta, sempre trovando negata la possibilità di un alloggio, fino a che non arrivarono all’umile capanna dove abitavano Filemone e Bauci, una coppia che viveva in modo molto semplice e che altrettanto semplicemente offrì loro tutto ciò che aveva.

Molto soddisfatto per il trattamento ricevuto, Zeus decise che avrebbe esaudito un desiderio espresso dalla coppia, la quale chiese solo di poter restare unita anche nella morte. Al momento opportuno Filemone e Bauci furono trasformati rispettivamente in una quercia e in un tiglio, tenuti assieme dal medesimo tronco. La generosità di Zeus era cosa rara – trasformò subito la capanna della coppia in un tempio a lui dedicato – e mise se stesso al primo posto con l’albero che a lui era sacro, la quercia. A Bauci volle però donare la forma di un tiglio, in qualche modo rimarcando l’importanza dei legami e degli affetti; quello orizzontale che riguardava i due umani e quello verticale che legava lui stesso ad Afrodite, sua figlia (secondo il racconto di Omero), a cui il tiglio era dedicato.

Tappeto Volante #21 (Tilia spp)  © Filippo Brancoli Pantera

Se l’Europa fosse un vecchio castello, sicuramente troveremmo nelle sue fondamenta radici di quercia e di tiglio; da millenni ormai fanno presa tanto nel bacino del Mediterraneo, quanto nelle terre del Nord. Non è immediato rendersene conto, ma questi alberi riflettono l’identità della nostra civiltà molto più delle lingue, delle bandiere e degli ideali: tutte cose belle e nobili, ma molto soggette ai cambiamenti.

Che si tratti di Zeus, Giove o Thor, a rappresentarlo ci sarà sempre una quercia; accanto ad Afrodite, Venere e Freyja troveremo sempre un tiglio.

Anche nei giorni della settimana è rimasta traccia di queste storie. Venerdì è dedicato a Venere, come l’inglese Friday e il tedesco Freitag lo sono a Freyja; l’albero del giorno invece è sempre il solito; Venerdì tigli, su questo siamo tutti d’accordo.

Che poi di tigli ne esistano moltissime specie, e che queste si ibridino tra loro anche molto facilmente, non dovrebbe sorprendere più di tanto vista la divinità a cui son legati.

In Italia le specie più diffuse sono il tiglio selvatico (Tilia cordata) e il tiglio nostrano (Tilia platyphillos); ibridati danno vita al cosiddetto tiglio europeo (Tilia x europaea), uno dei maggiori frequentatori delle nostre strade. Non sempre è facile riconoscere con esattezza la specie di appartenenza, in questi casi allora si utilizza l’espressione spp, abbreviazione di species plures, indicando così l’appartenenza a una delle varie specie che si trovano all’interno del solito genere.

A differenza di altre piante il tiglio è caratterizzato da una delicata costanza di fondo che si ritrova in ogni sua espressione, come nella crescita, lenta ma incessante; può arrivare a mille anni ma lo fa con calma; fin verso i 150 cresce piano e verso l’alto, poi inizia ad allargarsi. Questo è il motivo per cui è raro trovarlo nei boschi, dove le piante con ritmi più aggressivi possono prendere facilmente il sopravvento. È sempre per questa caratteristica che spesso lo si trova lungo le strade urbane, oltre al fatto che riesce a sopportare la presenza del traffico automobilistico.

Il tiglio ha una pazienza immensa e sopporta tante cose senza lamentarsi, sarà per quello che le tisane a base dei suoi fiori sono calmanti.

Tra tutti gli strumenti musicali quelli che impiegano maggiormente il suo legno sono i bassi; sono loro a costituire la base della sezione ritmica, la struttura sonora su cui si posano tutti gli altri strumenti, un lavoro nascosto ma fondamentale.

Tappeto Volante #17 (Tilia spp)  © Filippo Brancoli Pantera

Per scoprire il suo areale basterebbe guardare una mappa su Google, oppure consultare il volume di Giovanni Bernetti che utilizzo come riferimento; in questo caso ho invece pensato che sarebbe stato più stimolante fare una piccola ricerca su dove si trovano più facilmente i nomi di strade dedicate a questo albero; forse dove non è presente in natura non è nemmeno molto presente nell’urbanistica, e viceversa.

In questo modo mi sono imbattuto in una disciplina che ignoravo: ingenuamente credevo che l’attribuire o lo studiare i nomi dei luoghi fosse compito della toponomastica; quando invece si tratta di riferirsi ai nomi delle strade questa assume il nome di odonomastica.

Il termine non è molto diffuso ma è una materia da approfondire.

Pensate che bello se grazie ai nomi delle strade i bambini – e anche i grandi – potessero imparare le cose davvero importanti della vita; i nomi degli alberi, degli animali, dei sentimenti, delle montagne e dei mari, delle stelle e dei pianeti: l’odonomastica come una rete invisibile che tiene insieme tutto il nostro universo in una sequenza di nomi che passando di vicolo in strada e in viale ci accompagna alla scoperta di quello che abbiamo attorno; sono gli appunti del mondo, più vai in giro e più impari a conoscerlo.

Gli americani erano partiti con il piede giusto numerando le strade in sequenza, ma non avevano capito che  quello era solo l’inizio del gioco (da 3 a 6 anni c’era scritto grande da qualche parte) e andava proseguito poi con altre categorie via via sempre diverse; dalle cose più popolari come le formazioni delle squadre di calcio, fino alle questioni un po’ più complesse, per arrivare infine a imparare anche le materie scientifiche; pensate come sarebbe facile dare l’esame di anatomia se questa fosse rappresentata nel corretto ordine dalla successione delle nostre strade; al centro ovviamente una piazza, il cuore, da cui partono tutte le diramazioni, e nel centro della stessa piazza un tiglio, che del cuore riprende il profilo nella chioma e nelle foglie. Perché alla fine c’è un filo infinito che lega tutte le nostre storie, e il bello è scoprire dove andrà passando da una all’altra. I tappeti volanti servono un po’ anche a questo.

Nel cercare gli odonimi legati al tiglio sono partito da una strada che si trova vicino a casa mia, Viale dei Tigli, tra Viareggio e Torre del Lago. Sono andato a controllare di persona: è lunga cinque chilometri e ai lati della carreggiata effettivamente si trovano dei tigli, alternati a pini domestici e lecci. Ho proseguito poi con un tour virtuale verso altre città. A Firenze ho fatto visita a Piazza dei Tigli, nel quartiere Isolotto; più macchine parcheggiate che alberi attorno. Poi sono andato a Roma, quartiere di Centocelle: tra Via dei Platani e Via dei Glicini si trova Via dei Tigli, 70 metri di strada senza uscita, e senza alberi. Speravo meglio.

Ma Roma è Roma e riesce sempre a sorprenderti in qualche modo. Non dedica molto spazio ai tigli, ma c’è un intero quartiere dedicato al mondo dei fumetti, un bell’omaggio alla fantasia; si trova a Mezzocamino, nascosto a Sud del Grande Raccordo Anulare, tra il Tevere, la Ostiense e via Cristoforo Colombo; tre vie che a questo punto tirano verso il mare come cavalli che abbian fiutato la via di casa. Qui per esempio si trova l’asilo La Pimpa, la scuola Geronimo Stilton, la piazza Andrea Pazienza – che in realtà è una rotonda e non una piazza (e dai su, basta co’ sta polemica) – e largo Jacovitti. E poi si trovano in ordine i parchi dedicati a Corto Maltese, Diabolik, Valentina e Dylan Dog. 

Avevo scattato la foto che trovate qui sotto nel “quartiere dei fumetti” nel 2011, adesso volevo un confronto con Google Maps per vedere quanto i giovani alberi (di cui ricordavo la presenza in un assolato parcheggio a fianco di Viale Bonelli) fossero cresciuti. Come è andata potete vederlo.

Ecco perché è importante che l’odonomastica stimoli la fantasia; dovessero mancare gli alberi, la loro ombra e le loro foglie, possiamo almeno contare sui nomi delle strade.

Roma – Viale Gianluigi Bonelli – Fotografia (2011) © Filippo Brancoli Pantera
Roma – Viale Gianluigi Bonelli – Street View (2019) – © Google Maps

Visto che procedendo verso Sud avevo l’impressione che i tigli mi stessero abbandonando, ho rivolto la mia direzione verso Nord trovando un discreto riscontro. Al rinfrescare del clima aumentano le città che dedicano una via o un viale a questa pianta, tuttavia non sono molte quelle che le hanno concesso una zona di prestigio.

Fa eccezione Merano, non tanto nel nome – Via Karl Wolf – ma nei contenuti; circa un chilometro e mezzo tutto fiancheggiato da tigli. Anche in Svizzera pare che questi alberi si trovino bene; Lugano ha una Via del Tiglio in zona Castagnola – vicino al Lido – però di queste piante ne son rimaste ben poche. Sono più le palme, ma quelle servono per ingannare i turisti germanici e far creder loro di essere finalmente arrivati se non ai Tropici almeno al Mediterraneo. È una tradizione da queste parti; i nordici, migrando in cerca di spiagge, vengono abbagliati dall’intensa luce solare che si riflette sul lago; confusi e arrossati dal sole, pensano così di esser finalmente giunti ai tropici. I ticinesi, accortisi ben presto del business turistico che avrebbero potuto sviluppare, hanno da sempre contribuito a rinforzar l’illusione sostenendo che oltre il lago si trova un continente selvaggio chiamato Africa.
Chi si è spinto oltre, vedendo come guidano gli abitanti delle terre del sud, è tornato indietro sicuro di aver visitato davvero un altro continente, e così la tradizione si rinnova di anno in anno, con grande gioia per l’economia locale che a questo punto non può permettersi di far crescere troppi tigli per non essere smascherata.

Sempre da un lago, ma di Zurigo, si può attraccare al porticciolo e percorrere Lindenstrasse (linden = tiglio); la capitale economica Svizzera e’ stata generosa e ha concesso una bella strada al nostro albero. Da questa sponda del lago si può ammirare quella opposta, dove si trova il distretto n.2. Il sito ufficiale della città di Zurigo (il sito più bello che abbia mai visto dedicato a una città) testualmente indica questa zona come caratterizzata da un’atmosfera mediterranea; è proprio una fissa allora.

Ma è salendo ancora più a Nord ed entrando in Germania che la ormai denominata Lindenstraße diventa una presenza costante di moltissime città, fino ad arrivare a Berlino, capitale non solo tedesca ma di tutte le vie dei tigli del mondo. Qui infatti le è stato dedicato il palcoscenico più prestigioso, proprio nel centro della città, nel quartiere Mitte, accanto alla porta di Brandeburgo. Il viale si chiama Unter den Linden (letteralmente “sotto i tigli”) e fu voluto nel XVII secolo dal principe elettore e duca di Prussia Federico Guglielmo I per poter raggiungere cavalcando il parco Tiergarten.

Cavalcare è un’attività meravigliosa e sicuramente lo sarà anche all’ombra dei tigli, ma perché dover per forza fare qualcosa o dover andare da qualche parte per godere della compagnia di questi alberi; è così bello non far niente e star fermi a guardare.

Lasciamoci avvolgere da questo abbraccio così amorevole semplicemente godendo della loro presenza, tra poco inizieranno le fioriture, un’occasione in più per andare a cercarli.

Tappeto Volante #15 (Tilia spp)  © Filippo Brancoli Pantera

 

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