Aliens a fumetti: sulla Terra tutti possono sentirti urlare

Aliens a fumetti: sulla Terra tutti possono sentirti urlare

Xenomorfi sulla Terra: Saldapress porta in Italia il graphic novel di Mark Verheiden e Mark A.Nelson che ha dato vita all'Aliens universe a fumetti.

Nello spazio nessuno può sentirti urlare”: così recitava l’inquietante tagline del film Alien (Ridley Scott, 1979), capolavoro della fantascienza che ha fatto scuola per le sue scenografie e per gli effetti speciali. Le disavventure dell’ufficiale Ellen Ripley (Sigourney Weaver) nel tentativo di sopravvivere alla minaccia di una creatura aliena ‒ lo xenomorfo ‒ hanno generato un fenomeno di culto, un franchise capace di produrre anche un acclamato sequel, Aliens: Scontro finale (Aliens, James Cameron, 1986), che ha arricchito di una componente action l’iconica atmosfera da horror claustrofobico.

Verso la fine del 1987 – circa cinque anni prima dell’uscita del terzo film della saga, Alien³ (David Fincher, 1992) – la casa editrice Dark Horse intuì le potenzialità di questo franchise, riuscendo a strappare i diritti per la realizzazione di Aliens, un fumetto basato sul mondo e i personaggi di Aliens: Scontro finale.

La sceneggiatura venne affidata a Mark Verheiden, che da lì in avanti avrebbe lavorato anche per il cinema (The Mask, Timecop) e la tv (Smallville, Constantine), mentre i disegni furono realizzati dal talentuoso Mark A. Nelson (Marvel comics, DC comics). Il fumetto edito da Dark Horse venne ben accolto dagli appassionati, tanto da spingere la casa editrice a produrre nuove serie a fumetti che avrebbero ampliato l’universo narrativo di Alien.

In occasione dei trent’anni dalla pubblicazione dell’opera, la Dark Horse ha deciso di riproporne una nuova edizione cartonata, arricchita da redazionali e illustrazioni; tale edizione è arrivata ora anche in Italia grazie a Saldapress, che pubblicherà in aggiunta le altre grandi produzioni della Dark Horse targate Alien (Prometheus, Aliens: Defiance).

L’Aliens di Verheiden e Nelson narra parzialmente gli eventi accaduti dopo la fine del film Aliens: Scontro finale, seguendo le vicende di Rebecca “Newt” Jorden e del caporale Hicks; entrambi, dopo essere sopravvissuti all’attacco degli xenomorfi sul pianeta Acheron, arrivano sul pianeta Terra per tentare di dimenticare gli eventi passati e ricominciare una nuova vita. Newt e Hicks, però, faticano a reintegrarsi nella loro società distopica: la prima, continuamente in preda ad incubi spaventosi, finisce ricoverata in un ospedale psichiatrico a causa di un disturbo post-traumatico da stress; il secondo, rimasto terribilmente sfigurato dopo lo scontro con gli xenomorfi, viene trattato dai suoi commilitoni come un fanatico appestato. Nonostante le loro precarie condizioni psicologiche, i due decidono di tornare nello spazio per affrontare una pericolosa missione governativa sul pianeta natale degli xenomorfi: un’opportunità per affrontare le loro paure e prendersi la loro personale vendetta.

La sceneggiatura scritta da Verheiden sorprende per il modo rispettoso e innovativo con cui si pone nei confronti del materiale narrativo originale. A differenza dei primi due capitoli cinematografici, la storia di Aliens è ambientata in buona parte sulla Terra; questa scelta – imposta dalla casa editrice – ha permesso allo sceneggiatore di analizzare il contesto sociale e religioso presente nel futuro dell’Aliens universe, mai descritto prima di allora.
Nel futuro immaginato da Verheiden la progressiva saturazione del mercato televisivo ha concesso spazi audiovisivi a nuove dottrine e confessioni religiose, tra cui si segnala quella dell’attivista Salvaje, che venera la specie dello Xenomorfo come il vero messia. Non troppo implicitamente emerge il motivo per cui gli xenomorfi vengono interpretati dai terrestri come un’opportunità di salvezza divina o come prede oggetto di esperimenti biologici da parte di subdole corporazioni: la morale antropocentrica degli esseri umani li conduce, a seconda dei relativi bisogni, a mitizzare o a sottovalutare le forme di vita aliene.

Se la prima parte della storia – ambientata sulla Terra ‒ si dimostra più lenta ed introspettiva, la seconda, ha invece uno sviluppo più dinamico ed emozionante, in cui Verheiden approfondisce le dinamiche relazionali tra Newt e l’androide Butler, prendendosi anche la libertà di ipotizzare le origini e gli obiettivi degli Space Jockeys – gli ingegneri ‒, un’antica razza aliena che viene introdotta solo parzialmente nel primo film e il cui ruolo verrà poi specificato nel prequel Prometheus (Ridley Scott, 2012).

Forse, l’unico problema della la capacità inventiva di Verheiden è quello di aver generato una storia leggermente complessa, che a causa di tanti antefatti ed episodi secondari non sempre riesce a mantenere alta la concentrazione del lettore sulla missione principale dei protagonisti.

I disegni in bianco e nero di Mark Nelson riescono a riprodurre in maniera quasi fotorealistica gli xenomorfi, il cui splendido design venne ideato per il primo film dall’artista Hans Ruedi Giger.
L’ottima riproposizione dell’estetica di Alien – anche per quanto riguarda gli interni ed esterni delle astronavi e le armature dei marines – è da elogiare soprattutto se si tiene conto che Nelson non ebbe grandi mezzi di documentazione, utilizzando come modello di riferimento per le illustrazioni degli xenomorfi una semplice action figure prodotta dalla Kenner.

Le tavole non presentano una griglia rigida, bensì tendono a proporre una buona varietà nella disposizione delle vignette, prediligendo inquadrature oblique che trasmettono sensazioni di smarrimento e paura.
Tra l’altro, per ricreare dei chiaroscuri suggestivi, Nelson fece ricorso alla carta duo shade, un tipo di carta che assumeva diverse sfumature di grigio attraverso l’utilizzo di particolari prodotti chimici; una tecnica di disegno che, con l’avvento dei computer, è diventata obsoleta. Discorso a parte va fatto per i disegni degli esseri umani, fin troppo simili tra loro nel design e nelle espressioni facciali, a cui si aggiungono delle pose quasi innaturali.

Nonostante i difetti citati, nel complesso Aliens rappresenta un ottimo esempio di come si dovrebbe realizzare un fumetto tratto da un film, con un buon bilanciamento tra azione e approfondimento psicologico, e una rappresentazione estetica che rispecchia quasi alla perfezione quella della controparte cinematografica.
Pur non potendo essere considerato come un sequel ufficiale di Aliens: Scontro finale – soprattutto a causa degli eventi narrati in Alien³ – questa edizione dell’opera di Verheiden e Nelson, contenente tanti retroscena sul processo creativo, non può sfuggire agli amanti della saga degli xenomorfi, poiché tutto il fascino fanta-horror della saga viene racchiuso in una storia che al tempo stesso rispetta e rinnova il materiale originale.

Abbiamo parlato di:
Aliens. 30° anniversario
Mark Verheiden, Mark A.Nelson
Saldapress, Aprile 2017
200 pagine, cartonato, bianco e nero – 24,90 €
ISBN: 9788869192487

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