Ruvo del Monte
Il centro abitato, posto nell’estremo lembo della Basilicata ai confini con
la Campania, si stende su uno sprone della montagna di Ruvo ad oltre 600
metri sul livello del mare.
Le sue origini sono molto antiche. Viene citato addirittura da Virgilio
(Eneide VII-V-739) sotto il nome di “Rufras”, col quale nome, secondo
illustri studiosi fra cui Cluverio, G. Lombardo ed in ultimo Angelo Bozza,
viene riconosciuto l’antico abitato di Ruvo del Monte. Anticamente ebbe
anche il nome di “Rufrum” e “Rubrum” e ancora “Rubus”, cioè luogo spinoso e
di frane. Il primo documento che fa certamente riferimento a Ruvo è del 1045.
Nel periodo feudale appartenne prima al contado di Conza, quale
importante roccaforte longobarda e poi passò come feudo ai Del Balzo. Fu
dominio di Carlo III d’Angiò, poi dei Gesualdo, dei Caracciolo ed infine del
barone Marchese Mazzucca, dei principi di Torella.
L’antico nome del paese era “Terra Roborum” o “Rubrum”, cioè terra dei rovi,
forse per l’abbondanza della pianta del rovo diffusa in tutto il territorio.
Dalla seconda metà del XVII secolo ebbe nome di “Ruvo della Montagna” e da
qualche tempo ha assunto il nome di Ruvo del Monte per distinguersi da Ruvo
di Puglia.
Il paese, dominato dalla Torre Angioina, ancora ben conservata e che fa
parte del Castello ove un tempo risiedeva il Principe o un suo
rappresentante, si allunga verso il basso per quasi 700 metri. Dalla parte
alta del paese, detta “Capo Ruvo” le case scendono con pendio piuttosto
ripido fino alla piazza dell’Olmo (è il centro del paese) per proseguire
ancora fin giù al largo S. Anna formando la parte dell’abitato detta “Basso
Ruvo”.
Qui vi è l’antica chiesa di S. Anna, ricostruita all’inizio del secolo sul
posto dell’antica chiesa. Dinanzi al vecchio castello vi è Piazza Regina
Margherita che ha sul lato destro la “Fontana Vecchia”, la più antica del
paese con due capaci abbeveratoi.
Negli ultimi anni sono affiorati, presso l’abitato, numerosi reperti
archeologici, vasi in terracotta e oggetti vari, risalenti ad epoche assai
remote.
Repertorio artistico-turistico
Antiquarium civico.
Ruderi di una fortezza angioina.
Nella chiesa parrocchiale si conserva un dipinto di fine ‘500 attribuibile
alla scuola di Antonio Vitale.
Nei dintorni in contrada Sant’Antonio un’antica necropoli, in contrada
Cerrutolo Badia di San Tommaso, monastero benedettino, fiorito tra il secolo
XIII e il secolo XIV.
da: "Guida Basilicata"
di P. Tucciariello
pubblicazione autorizzata