Cosa vedere a Sternatia, nel cuore della Grecìa Salentina

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Tra le zone più suggestive e autentiche del Salento, a pochi km da Lecce, si trova la Grecìa Salentina. Si tratta di una enclave linguistica dove si parla ancora il dialetto griko, testimonianza della presenza di coloni orientali in epoca bizantina. Ne fanno parte 12 comuni e tra questi c’è Sternatia, nel cui territorio la presenza umana è antichissima come è dimostrato dalla presenza di tre menhir di epoca neolitica.

Visitare Sternatia significa fare un salto indietro nel tempo e scoprire un patrimonio storico e artistico che ha contribuito a rendere il borgo e l’intera Grecìa Salentina una meta imperdibile per una vacanza nel Salento.

A spasso per il centro storico di Sternatia

Si accede al centro storico di Sternatia da Porta Filia, unico ingresso rimasto di quelli che punteggiavano le mura che nel ‘500 cingevano il borgo. Il cuore di Sternatia è un vero gioiello, tra vicoli lastricati, tipiche case a corte, edifici storici, portali in bugnato e botteghe dove si producono splendidi merletti attraverso l’uso degli antichi telai a pedali tipicamente salentini.

L’olio d’oliva ha da sempre rappresentato nel Salento un’importante fonte di sostentamento e sono molti i frantoi ipogei che si ha la possibilità di visitare nel borgo. Tra questi spiccano il Frantoio di Porta Filia e quello presente all’interno del barocco Palazzo Granafei, rimasto in attività fino al XIX secolo. Si tratta di un complesso sistema di ambienti e cunicoli sotterranei destinati alla lavorazione delle olive con tanto di inghiottitoi di scarico.

Palazzo Granafei è uno dei massimi esempi di barocco salentino. Sul portale della decoratissima facciata principale si scorge l’emblema della famiglia Granafei. Gli ambienti rivelano un piacevole gusto rococò evidente in particolare negli affreschi, ma la vera chicca del palazzo è il giardino pensile decorato con tanto di fontane, pergolati e romantici vialetti.

Le più belle chiese di Sternatia

Tra le chiese principali di Sternatia c’è la Chiesa di Maria Santissima Assunta, il cui campanile progettato da Adriano Preite domina l’intero borgo. La chiesa è stata costruita nel ‘700 sui resti di un antico luogo di culto del quale restano il volto del Cristo modellato nella roccia e un affresco della Vergine. All’interno si ammirano un altare realizzato dal maestro del rococò Orfano e un organo a canne risalente al 1741 al di sopra dell’altare maggiore.

Altrettanto interessanti sono la cinquecentesca Chiesa della Madonna dei Farauli, sita lungo la strada che porta a Martignano e ricca all’interno di affreschi seppure deteriorati, e il Complesso dei Domenicani, di cui colpisce la riuscitissima commistione tra lo stile barocco e quello rococò.

Nel cuore più intimo e spesso celato ai più, dove si respira una forte spiritualità figlia della devozione del passato, si trovano la Cripta di San Sebastiano, scavata nell’XI secolo nella viva roccia e abbellita da affreschi raffiguranti l’Annunciazione, e la Cripta di S. Pietro, che invece è stata ricavata nel tufo, anch’essa ricca di affreschi del ‘700.

In masseria a Sternatia: tra natura e comfort

Tra le costruzioni che rappresentano maggiormente il volto più antico e rurale del Salento vi sono i trappeti, frantoi ipogei, ma soprattutto masserie, dove intere famiglie vivevano confinate dedite al duro lavoro e alla fatica.

A due passi dal centro di Sternatia e nel cuore della Grecìa Salentina sorge la Masseria Chicco Rizzo, nata nel 1700 come semplice posta dove avveniva il cambio dei cavalli. Divenuta poi latifondo e in seguito Masseria, ha mantenuto intatto il fascino del tempo passato, con un silenzio interrotto solo dal frinire delle cicale e dal soffiare del vento tra le fronde degli alberi. La Masseria sorge in una proprietà di ben 18 ettari, punteggiati da alberi da frutto, ulivi secolari e l’orto. Sono queste le miniere della Masseria Chicco Rizzo, la cui cucina sfrutta i prodotti del territorio come l’olio evo e il pane, preparati direttamente in loco.

Gli ambienti della masseria sono frutto di un sapiente restauro che ha preservato e altresì valorizzato la pietra leccese e il tufo, con le volte a stella a suggellare la loro bellezza. La sala convegni con annessa biblioteca sorge nel vecchio fienile, il bar occupa l’antico caseificio mentre il ristorante occupa quello che fu il vecchio forno (è presente ancora l’antica fornace del ‘700).

Le camere sono arredate con stile ed eleganza e a esse si accede dalla corte interna, collegata a sua volta con quella esterna, occupata da una splendida piscina in tufo circondata da ulivi.

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