Uno degli errori che si compiono quando parliamo di equilibrio è spesso pensarlo come una linea retta, inattaccabile e inossidabile nel tempo.

In realtà per equilibrio si intende qualcosa di sempre dinamico, una continua alternanza di estremi che all’interno di un range tollerabile realizzano un sistema vitale.

Un esempio nello sport lo troviamo nella frequenza cardiaca che, per essere funzionale alla realizzazione di una performance, deve prevedere un’alternanza di fasi o picchi che nella media diano un valore accettabile; e che dimostrino come il sistema cardiaco sia in grado di tollerare uno sforzo anche protratto nel tempo.

Il grafico dell’elettrocardiogramma ne è un esempio, così come quello dell’elettroencefalogramma o dell’elettromiografia per la valutazione funzionale cerebrale e neuromuscolare.

C’è sempre un momento di stasi, di ascesa, di picco, di decrescita e poi di un nuovo riavvio. Così in realtà è la vita in ogni sua manifestazione. Perché ci sia vita stessa deve esserci questa alternanza. È obbligatoria, necessaria.

Lo insegnavano già qualche millennio fa gli orientali con la filosofia taoista, che metteva al centro dell’essenza della vita due forze tra loro opposte, relative ma al contempo complementari, denominate Yin e Yang. Le quali, anche nella visione del benessere psicofisico, le possiamo trovare nella fase di inspirazione ed espirazione, di contrazione e rilassamento, di fase di sonno e di veglia e via dicendo.

I segreti di una vita in equilibrio

Quando lavoro con gli atleti per contribuire a donare o ritrovare equilibrio fisico, energetico e mentale, adotto e pratico il metodo Tcs che codifica scientificamente verso la fine degli anni Novanta del secolo scorso.

Tcs è l’acronimo di Tecniche Complementari Sportive, un insieme di metodologie che integrano tecniche di stimolazione e riequilibrio fisico (preparazione fisica e rieducazione motoria), energetico (stimolazione dei meridiani o linee energetiche miofasciali), mentale (esercizi di mental training e meditazione basati sui fondamenti delle neuroscienze).

Il metodo Tcs è fondato sulla costante ricerca dell’equilibrio, non sulla continua forzatura della performance in quanto tale, perché per mantenere le funzioni psico-energetico-fisiche a lungo termine si deve lavorare sulla tolleranza degli estremi e non sulla ricerca dell’estremo.

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Lo stesso dovrebbe valere nella relazione tra due persone che per andare avanti insieme nel percorso devono limare le differenze e non cercare di eliminarle vicendevolmente. È un sottile gioco di sfumature e calcoli quello della ricerca dell’equilibrio, richiede lavoro non ossessivo ma consapevole e costante.

Allenare forza interiore e pazienza, trovare l'equilibrio

Il programma di allenamento, sia esso quotidiano, settimanale, mensile o annuale deve sempre prevedere l’alternanza del lavoro al fine di evitare fenomeni negativi rispetto alla ricerca del costante benessere, quali ad esempio la sindrome da overtraining che molti sportivi conoscono o quella di burnout che coinvolge maggiormente la sfera mentale rispetto a quella fisica.

La manifestazione dei due fenomeni descritti è sempre data dal non rispetto delle fasi di training con quelle di recupero come accade spesso nella vita quotidiana. Stiamo vivendo tempi in cui non è più un’opzione trovare equilibrio dentro noi stessi, è una scelta forzata.

Se dovessimo aspettare un miglioramento in ciò che risiede esternamente rispetto a noi e che ritrovi un minimo di logica funzionale armoniosa, dovremmo aspettare almeno fino alla seconda prossima generazione. Cambiamenti climatici, geopolitici, interculturali, economici e molto altro sono ormai la costante dei nostri tempi che, non a caso, rappresentano il risultato di forzate situazioni di squilibri che per molto tempo sono state protratte e che, per reazione, hanno manifestato ciò che è la realtà dei nostri giorni.

L’errore che si può compiere come coach o trainer è quello di pretendere di poter cambiare l’atleta col quale si lavora mentre invece si dovrebbe compiere una paziente e cosciente azione di metodo atta alla valorizzazione dei suoi talenti e allo sfruttamento dei limiti, non alla eliminazione di quest’ultimi.

Equilibrio è accettazione delle diversità anche caratteriali e comportamentali attraverso un lavoro di estrapolazione delle potenziali utilità e non dalla loro soppressione.

Lo vediamo nel caso di un atleta irascibile, collerico e indisciplinato. In quegli eccessi c’è grinta, c’è rabbia potenzialmente utile da usare nel modo migliore per trasformare il caos in energia creativa e funzionale.

Non è un caos che va soppresso o annientato perché, per una legge di equilibrio, dopo una fase di massima compressione ci sarebbe sempre conseguentemente una fase di massima liberazione. Spesso incontrollata. Ciò che è equilibrato dura nel tempo, diceva il filosofo orientale Lao Tse. E il tempo richiede pazienza, ma questa è tutta un’altra nuova storia da raccontare prossimamente.