Di chi è la colpa - Alessandro Piperno | Libri Mondadori

Di chi è la colpa

Alessandro Piperno

Dare agli altri la colpa della propria infelicità è un esercizio di malafede collaudato, una tentazione alla portata di tutti. Ed è ciò che prova a fare anche il protagonista di questo romanzo. Almeno fino a un certo punto.

Figlio unico di una strana famiglia disfunzionale, con genitori litigiosissimi e assediati dai debiti, è stato un bambino introverso, abituato a bastare a se stesso e a cercare conforto nella musica e nei propri pensieri. Cresciuto in una dimensione rigidamente mononucleare – senza mai sentir parlare di nonni e parenti in genere -, sulla soglia dell’adolescenza scopre che naturalmente un passato c’è, ed è anche parecchio ingombrante.

Accade così che un terribile fatto di sangue travolga il protagonista facendo emergere i traumi fino a quel momento rimossi. Da un giorno all’altro entrerà a far parte di una famiglia nuova di zecca, in cui inaugurerà una vita di clamorosa impostura. Ipocrisie, miserie, rancori e infelicità: pensava di esserseli definitivamente lasciati alle spalle, ma dovrà prendere atto che si tratta di veleni che infestano tutte le famiglie. Impossibile salvarsi.

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Recensioni

“Se ci fossero i campionati europei della letteratura, Di chi è la colpa alzerebbe la coppa a Wembley. Non soltanto per i trascorsi manciniani dell'autore, ma perché come tutti i romanzi veri è fatto di presentimenti (non ultimo il presentimento di colpa con cui nasciamo, poi svezzato e allevato "dalla musa nera e riottosa della famiglia"). Piperno non scrive per raccontare la vita, ma per scongiurarla. Apotropaicamente.”

Antonio D'Orrico, Il Corriere della sera,

“Alessandro Piperno ha scritto un grande romanzo sulla colpa e sulla forza vitale e spietata dei desideri, sulla perdita dell'innocenza e la scoperta del mondo attraverso le infinite possibilità di impostura. ”

Annalena Benini, Il foglio,

“Tra feticismi erotici, edonismi esasperati, dialoghi caustici, Piperno mette in scena uomini sospesi tra senso di appartenenza e abiura, tra rovello introspettivo e ipocrisia sociale.”

Crocifisso Dentello, Il fatto quotidiano,

“Di chi è la colpa è un romanzo ispirato, venato di mestizia, illuminato dall'idillio adolescenziale e subito incupito dal disincanto. Il senso di colpa dei cattolici moltiplica l'ebraico senza alludere a una redenzione che non sia quella, fragile e rinunciataria, della scrittura e del ricordo.”

Fabrizio Ottaviani, Il Giornale,

“Il senso di un romanzo riuscito, come sempre, sta nella sua forma, cioè nella scrittura; la scrittura di Piperno è uno scudo difensivo, come se la lingua dovesse farsi perdonare i pensieri sottostanti. È uno stile che troverebbe disdicevole non apparire forbito, limato, ma proprio perché in difesa non è mai compiaciuto né estetizzante. La bravura ormai raggiunta nel creare caratteri tridimensionali, dettagli incisivi, anticipazioni astute, è tutta al servizio del lettore per farlo sentire a proprio agio.”

Walter Siti, Domani,

“Godurioso e di scrittura magistrale.”

Gad Lerner, Il fatto quitidiano,

“L'autore è riuscito a scrivere un'opera che al di là delle parole e quasi fuori dal testo, tratta le cose prime e ultime di ciascuno di noi. Proviamo a elencarle: l'identità, incerta, mutevole, frutto di una scelta. E poi: l'angoscia per il tempo che non torna più, o banalmente, l'angoscia della morte e dell'irreversibilità del destino. Da questo punto di vista, le ultime struggenti quindici pagine valgono tutto il romanzo, già di per sé bello, ben scritto e molto maturo.”

Wlodek Goldkorn, L'Espresso,

“"Di chi è la colpa" accontenta chi chiedeva a Piperno il fulgore sfrenato dell'esordio. Ma registra anche una storica inversione di rotta, e un'adesione di peso al manifesto trasversale e ancora non redatto dei contemporanei disinteressati a una sfida (impari) col binge watching: gli scrittori sono stanchi delle storie: questo, per loro, è il tempo dei personaggi. Di presentarli, scavarli, descriverli e circondarli. Pagine e pagine di identità...”

Nicola H. Cosentino, La lettura,

“Piperno è uno dei nostri pochissimi romanzieri puri, capace di costruire vertiginose architetture, robuste e ariose (il genere del romanzo richiede pazienza, attitudine poco italiana), attraversate da personaggi incisi con precisione ritrattistica.”

Filippo La Porta, Robinson,

Alessandro Piperno

Alessandro Piperno (Roma 1972) insegna letteratura francese a Tor Vergata. È curatore della collana “I Meridiani” e collabora con il «Corriere della Sera». Nel 2005 ha pubblicato per Mondadori Con le peggiori intenzioni, il suo primo romanzo, vincitore del premio Campiello Opera prima. Nel 2010 è uscito da Mondadori Persecuzione, che in Francia è stato finalista ai premi Médicis e Femina e ha vinto il Prix du meilleur livre étranger, e che insieme a Inseparabili (premio Strega 2012) dà vita al dittico dal titolo Il fuoco amico dei ricordi. Nel 2016 è uscito Dove la storia finisce, nel 2021 Di chi è la colpa e nel 2022 Proust senza tempo. È autore inoltre di vari saggi.


Intervista all'autore

Un romanzo che interroga alcuni massimi sistemi usando la prima persona dell’esordio di Piperno, Con le peggiori intenzioni.

“Una voce che poi avevo soppresso ed era riemersa in certi articoli sul “Corriere” che mescolavano ironia, riflessione, ma anche una certa tenerezza ­ ha spiegato ­. Quello è stato il primo nodo. L’altro è l’amore sconfinato per il romanzo vittoriano, particolarmente per Dickens e George Elliot. Entrambi hanno uno strano modo di lavorare sull’io, immergendolo in una storia con peripezie e drammi, dove c’è sempre anche un secondo piano, quello dell’introspezione, della presa di coscienza”.

Ma c’è pure una questione legata al titolo:

“Non mi piace fare discorsi politici, ideologici, però penso che uno dei problemi dell’Italia sia la scomparsa dell’idea della responsabilità individuale. Ciascuno di noi, io stesso, per dare un senso al suo sconforto, alla crisi economica, a tutto quello che rende le nostre vite così difficili tende a cercare un colpevole: i politici, i giornalisti, i neri, gli immigrati, gli ebrei, insomma gli altri. È colpa di tutti ma non mia. Oppure c’è un pensiero ancora più vertiginoso che ho cercato di indagare: la colpa non è di nessuno”.

L’indagine Piperno la conduce attraverso la figura di un ragazzino senza nome che cresce in un contesto disfunzionale:

“Una famiglia piccolo borghese con un padre un po’ cialtrone e una madre severa e calvinista ­ ha spiegato lo scrittore. Il suo dramma è non saper nulla delle sue origini, di che cosa c’è dietro i genitori, come se fossero nati dal nulla. Questo crea in lui la paura, che credo tutti abbiamo avuto, di perdere l’unico bene che ha”.

Poi però succede qualcosa…

(Alessandro Piperno intervistato da Cristina Taglietti sul Corriere della sera)

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