Storia

Published on Novembre 16th, 2020 | by Massimo Campi

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La prima di Schumacher sulla rossa

Il 16 novembre 1995 debutta il tedesco sulla Ferrari – di Carlo Baffi

Maranello, 16 novembre 1995. Una data storica per la Ferrari ed i suoi tantissimi tifosi, perché quel giovedì il Cavallino entrò in una nuova era: quella targata Michael Schumacher. In una giornata grigia e fredda di autunno inoltrato, il tedesco fresco del secondo titolo mondiale vinto al volante della Benetton, varca per la prima volta ufficialmente i cancelli della Gestione Sportiva. Con lui anche Eddie Irvine, il pilota nordirlandese destinato al ruolo di fido scudiero. Un arrivo salutato dalla folla delle grandi occasioni. Oltre ai circa  350 accreditati tra giornalisti e fotografi, Maranello viene presa d’assalto dal popolo ferrarista giunto da ogni parte d’Italia, al punto da mandare in tilt il traffico sulle strade che portano a Fiorano. In Schumacher sono riposte tutte quelle speranze iridate che da troppo tempo sono venute meno. Per l’esattezza l’ultimo titolo piloti l’aveva portato Jody Scheckter nel 1979. Atterrato verso le 10 con un jet privato all’aeroporto di Bologna, Schumi raggiunge subito Maranello con il fido manager Willy Weber (noto anche come “Mister 20%”). Come detto, insieme a loro c’è anche Eddie Irvine, il trentenne nordirlandese, con alle spalle tre annate sulla Jordan. Ne segue l’incontro con il Presidente Luca di Montezemolo e Jean Todt, il Direttore Sportivo e gran capo della Ges. Dopo la visita alla fabbrica, il gruppetto pranza nella casa adiacente il circuito di Fiorano, dove un tempo alloggiava Enzo Ferrari e poi via libera verso la pista. Dapprima un giro al volante di una Lancia Z, dopodichè ecco che il campione teutonico si cala nell’abitacolo di una 412T2 ibrida. Sono da poco passate le 15, quando il rombo del V10 scalda il foltissimo pubblico assiepato lungo il circuito, ovunque fosse possibile veder sfrecciare la rossa: dai balconi degli edifici vicini, ai tralicci dell’alta tensione dove si sono arrampicati i più spericolati.

La lunga attesa si riduce però ad un solo passaggio della monoposto, fermata immediatamente da un problema tecnico. S’è rotto un anello di un giunto che collega il semiasse al cambio. Una beffa che i tifosi del Cavallino non si meritano proprio in un giorno così importante. Ma visto quanto patito negli ultimi anni, sono diventati anche un po’ stoici. La riparazione richiede il suo tempo e così i due nuovi drivers, decidono di tenere caldo il pubblico con alcune evoluzioni a bordo di una F50 e di una 456GT. Verso le 16.30, sempre con una tuta rigorosamente bianca e priva di sponsor, Michael torna sulla monoposto e affronta diciassette giri, prima che il calar della sera ponga fine allo storico esordio. Sceso dalla vettura, il futuro Kaiser, s’intrattiene coi tecnici per mettere a punto la prossima trasferta in Portogallo, dove da li a pochi giorni si svolgeranno nuovi collaudi all’Estoril. Così spenti definitivamente i motori, la scena si sposta alla Galleria Ferrari per la presentazione ufficiale dei nuovi arrivati, con Todt in veste di gran cerimoniere. Una volta presa la parola, Schumacher non nasconde una certa emozione:” Ho avuto la pelle d’oca – confessa il campione di Kerpen – quando sono salito sulla Ferrari. Questa macchina è un autentico mito, un grande punto di arrivo per me.” Per la verità è pure un punto di partenza, perché il tedesco è ben conscio che da li in avanti sarebbe iniziato un nuovo fondamentale capitolo della sua carriera e non certo privo di difficoltà. “La base è giusta – aggiunge Michael – ci sarà da lavorare, ma sono contento delle prime impressioni. Prometto alcune vittorie nel ’96 ed il titolo nel ’97.” A posteriori queste parole si sarebbero rivelate abbastanza profetiche. Nel 1996, al volante della F310, Schumi siglerà tre successi: in Spagna, Belgio ed in Italia, chiudendo il campionato alle spalle del duo della Williams Renault formato da Jacques Villeneuve e Damon Hill (quest’ultimo laureatosi campione del mondo). D’altronde la scuderia inglese di Sir Frank è proprio di un altro pianeta. L’anno seguente però, Schumacher lotta per il titolo contro Villeneuve fino all’ultimo Gran Premio, quello d’Europa a Jerez de la Frontera. E li pare proprio che il mondiale stia prendendo la via di Maranello. A ventidue giri dalla bandiera a scacchi, Michael è in testa e la fatidica corona iridata è sempre più vicina. Ma il destino è in agguato. Villeneuve non molla la presa e lancia il suo assalto alla Curva Dry Sac. Il ferrarista cerca di respingere l’attacco del figlio del grande Gilles e chiude bruscamente la porta. La sua F310B entra in collisione con la Williams e termina la sua marcia trionfale nella sabbia. Per il canadese si spalancano così le porte del grande trionfo mondiale. Una doccia fredda per tutto il clan Ferrari, tifosi in primis. Pur restando nelle posizioni di vertice, il binomio Ferrari-Schumacher dovrà aspettare ancora due stagioni per festeggiare il tanto sospirato titolo piloti. Finalmente dal 2000, il vento sarebbe cambiato ed il Kaiser avrebbe galoppato sul Cavallino verso grandi traguardi.

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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