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Surriscaldamento globale: un tema caldo anche negli investimenti

Surriscaldamento globale: un tema caldo anche negli investimenti

Il surriscaldamento globale: un tema caldo negli investimenti

Il tema del cambiamento climatico è presente da molto tempo, i primi report sui limiti delle risorse risalgono agli anni ’70, e da quel momento, con l’aumentare della popolazione, dell’inquinamento e della scarsità delle risorse, ne sono seguiti tanti altri; ma la questione non era mai stata percepita in modo così urgente come sta avvenendo in quest’ultimo periodo.

 

 Senza nulla togliere ai meriti di Greta Thunberg, il cui volto è ormai ovunque, e di chi le è vicino per far conoscere il problema, l’anno che ha segnato il passo verso una maggiore attenzione all’ambiente e alle tematiche sociali è il 2015 che è stato caratterizzato da due importantissimi accordi internazionali:

 

  1.  L’accordo di Parigi in cui tutti gli Stati del pianeta hanno firmato per la riduzione di emissione di gas serra e per il contenimento dell’aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia di 1.5 -2 °C, poiché questo ridurrebbe sostanzialmente i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici.
  2. L’altro impegno è costituito dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals), che costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall’Onu che mirano a risolvere un’ampia gamma di problematiche riguardanti lo sviluppo economico e sociale, quali il cambiamento climatico, l’ambiente, l’urbanizzazione, l’energia, la povertà, la fame, la salute, l’istruzione, la parità di genere.

 

 

 

Cosa sta facendo la finanza per il cambiamento climatico?

La sostenibilità ambientale ha conseguenze e forti impatti anche in altre dimensioni, tra le quali quella economica.

L’anno scorso il Nobel è andato agli economisti statunitensi William D. Nordhaus e Paul M. Romer che hanno studiato la correlazione tra cambiamenti climatici e economia.

 

Il loro lavoro ha permesso di mettere a punto metodi per una crescita economica durevole e sostenibile.

 

Inoltre, parlando specificatamente di finanza nel giugno 2018 è stato istituito il TEG, Tecnical Expert Group, composto da 35 esponenti del mondo economico, bancario, accademico che tra i suoi compiti ha quello di elaborare una tassonomia comune riguardante la finanza sostenibile.

Questo perché il mercato ha colto con vigore il tema della sostenibilità negli investimenti, ma mancando di una classificazione comune con accezioni, definizioni e parametri diversi e più o meno stringenti e dando origine a fenomeni di GreenWashing.

 

Come investire in aziende sostenibili

Tutto parte dalla selezione: ci sono titoli che non possono essere presi in considerazione: ad esempio si escludono le aziende che si trovano implicate in gravi danni ambientali.

 

Successivamente, è necessario compiere un’analisi qualitativa: al fine di scegliere le migliori aziende si studiano quei bilanci che sono sani e sostenibili nel tempo.

 

Ma si può fare di più: dopo aver escluso le aziende non virtuose, si può andare alla ricerca di quelle che hanno un impatto positivo sull’ambiente e sulla società in cui operano: ad esempio analizzando i loro processi per gestire il consumo di energia, quelli in ricerca e sviluppo, gli eventuali obiettivi di riduzione delle emissioni, il ciclo di vita del prodotto e le altre società coinvolte nella filiera di produzione, le politiche a favore dei dipendenti ecc..

 

Una finanza sostenibile conviene a tutti

Creare un sistema economico e finanziario sostenibile non è solo etico, ma è anche molto concreto: l’economia esiste perché c’è un sistema naturale che la sostiene, senza la natura non c’è economia e non ci siamo neanche noi come società, o c’è una società malata con una qualità della vita molto bassa.

 

Dobbiamo tenere sano il funzionamento dei parametri fondamentali del pianeta per avere una buona vita e dobbiamo sostenere anche attraverso i nostri investimenti le imprese che si adoperano in tal senso: farlo per il loro impatto positivo verso l’ambiente è già un’ottima ragione, ma se non vogliamo farlo per questo facciamolo per il nostro portafoglio: le imprese che adottano un sistema di business sostenibile sono più solide, producono utili costanti e crescenti e non si troveranno in causa per disastri ambientali o sociali.

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