Intervista con Antonio Schiena di Antipatia Gratuita, il fenomeno social “zero haters” che mescola ironia e profondità emotiva

Scrittore, social media manager e originalissimo storyteller. Con una serie di romanzi pubblicati sotto l'egida di Watson Edizioni, ha vinto il premio "Leggo QuINDI Sono" con "Non contate su di me" nel 2018; e nel 2023 ha pubblicato il romanzo "Chiodi" per Fazi Editore. Molti lo riconosceranno dallo pseudonimo @antipatiagratuita, che con quasi mezzo milione di follower ci appassiona alle sue narrazioni da oltre 10 anni. È Antonio Schiena, un poliedrico talento che abbiamo avuto il piacere di intervistare all’interno di Nooo Borders. Buona lettura!

13 Ottobre, 2023 - ~ 5 minuti

Antonio, come ti presenti ai lettori di Nooo Borders?

Sono un ragazzo che ama scrivere. Questa passione rappresenta un riassunto semplice di ciò che sono. Sia sui social che nei romanzi, la scrittura è la mia espressione, anche se le modalità sono molto diverse tra loro.

Cosa hanno in comune i due tipi di scrittura: quella per i social e la letteratura dei tuoi romanzi?

Hanno in comune l’autore. Nutro molto rispetto per le parole e credo che ogni mezzo meriti il proprio linguaggio. Mi riconosco in entrambi i tipi di scrittura. Che io sia un content creator o un narratore, uso il linguaggio che mi diverte di più in entrambi i contesti. Tuttavia, l’attenzione che vi si dedica è molto diversa, sia da parte mia che da parte di chi legge. Una battuta sui social può emergere di getto e far ridere altrettanto rapidamente, mentre un romanzo, per il quale ho immenso rispetto, sia come oggetto fisico che come autorità verbale, richiede un’attenzione e un lavoro più profondi. Posso impiegare dodici anni per scrivere un libro, mentre un meme lo creo in pochi minuti, e se entrambe le forme di espressione rappresentano la verità, per me, bisogna sottolineare che necessitano di percorsi mentali completamente diversi.

Notiamo una tua impronta caratteristica sia sui social che nei romanzi. La malinconica ironia, una sorta di esibito cinismo che in realtà è intriso di profonda umanità e dolcezza. Si potrebbe parlare di “stile”, secondo te?

Spero che voi abbiate ragione. Il mio stile, se ne ho uno, forse è proprio quello che descrivete. Anche se le atmosfere possono variare, ciò che provo viene sempre riflettuto in quello che racconto con un tono realistico e – ne sono consapevole, a volte anche un po’ malinconico. Tuttavia, c’è sempre un bisogno di distacco ed è proprio l’ironia a permettermi di osservare la realtà con la giusta distanza, quando necessario.

Parliamo del tuo ultimo romanzo “Chiodi”. Ci puoi raccontare della sua genesi e dell’idea dietro la storia?

La genesi di “Chiodi” è molto lunga. Riflettendoci, non sono certo di aver identificato il momento esatto in cui tutto ha avuto inizio. Tendo a scrivere su quaderni, prendendo appunti, abbozzando idee e delineando personaggi. La storia è nata tantissimo tempo fa e riguarda un bambino che viene bullizzato dai compagni di classe e il custode di un cimitero che desidera evitare il contatto con gli altri. Il mio intento era raccontare due tipi di solitudini diverse: una rappresentata da una scelta, e l’altra subita. Ero affascinato dall’idea di esplorare questo tema, immaginando una trama carica di tensione. Volevo creare un legame tra l’ambiente scolastico e il cimitero, giocando con l’attenzione del lettore.

Ci parli dell’importanza di “giocare con l’attenzione” nel tuo processo di scrittura? Come influisce sul tuo rapporto con il lettore?

Mentre scrivo, è fondamentale non solo sentire profondamente la storia e i personaggi, ma anche divertirmi. Per me, scrivere significa scavare, cercare qualcosa che vada oltre la semplice emozione che voglio evocare. Ho sempre desiderato raccontare storie, ma anche sorprendere chi legge, coinvolgendolo in atmosfere che non si aspetta. Desidero che provi ciò che sento mentre scrivo. Questo “gioco” di cui parlo è essenziale: se non mi diverto nel processo di scrittura, sono convinto che il lettore lo percepisca.

Nel tuo romanzo “Chiodi”, si affronta il delicato tema del bullismo. È stata una scelta intenzionale?

Il lato formativo del romanzo emerge naturalmente dalla storia. Anche se il bullismo è un tema presente, non ho scritto il libro con l’obiettivo di inviare un messaggio specifico contro di esso o per impartire un insegnamento particolare. Personalmente, non credo di avere nulla da insegnare su argomenti così vasti e profondi. Il mio principale interesse è raccontare una storia. Durante la scrittura, non c’è mai stato un momento in cui mi sono imposto di sottolineare o enfatizzare particolari temi. Racconto la vicenda del protagonista così come si sviluppa. Ovviamente, ogni storia porta sempre con sé un qualche messaggio, ma considero ciò come una naturale conseguenza, piuttosto che un obiettivo premeditato.

Torniamo a parlare della tua famosa pagina “Antipatia Gratuita”. Come e quando è nata l’idea di crearla, e in che modo riesci a gestirla con costanza e creatività?

“Antipatia Gratuita” è nata quando Facebook era appena arrivato in Italia. Prima di ciò, avevo un piccolo blog su MSN dove scrivevo. Questo risale a oltre dieci anni fa. Durante quel periodo, avevo accumulato molte frasi, annotate nel tempo. In un momento di noia all’università, nonostante i social fossero già presenti, ma non così pervasivi come oggi, ho deciso di caricare quelle frasi su Facebook. Da quel momento, non ho mai smesso. Per me è diventata un’abitudine e, nonostante siano passati molti anni, riesco ancora a gestire i social senza sentirmi schiavo di essi. Mi ci dedico senza dover investire troppo tempo o risorse.

Come spieghi l’enorme successo di “Antipatia Gratuita”?

È un longseller. Non ha mai avuto un’esplosione improvvisa di popolarità, ma è cresciuta in modo organico e costante nel tempo, senza picchi eclatanti. Rappresenta la tipica costanza di uno scrittore, come quando si lavora a un libro. Nonostante sia un social media manager di professione, con “Antipatia Gratuita” dimostro che il genuino e l’organico supera l’investimento economico. Il vero potere di questa pagina risiede forse proprio nello storytelling accurato.

Secondo te, cosa rende “Antipatia Gratuita” così speciale e quali sono le forme di interazione più significative che hai notato con il tuo pubblico?

Quello che funziona e continuerà sempre a funzionare sono quei pensieri che le persone hanno, ma che spesso non possono esprimere apertamente. Condividere un post ironico è un modo per esprimere qualcosa senza doverlo dire. Molti follower mi hanno inviato foto delle mie vignette, stampate e appese nei loro uffici per provocare i propri colleghi, per esempio. Lievi critiche, che magari non possono esplicitare a voce, ma esibendo la vignetta si sentono rappresentati e condividono quel sentimento. In particolare, il mio calendario ha riscosso molto successo e forse proprio per la sua presenza nei luoghi di lavoro, in cui l’autoironia è un’ancora di salvezza. La narrazione che ha sempre maggiore impatto è quella che le persone possono “indossare” come racconto di se stessi.

È affascinante osservare come, nonostante tu scriva narrativa contemporanea che affronta tematiche profonde e riflessive, sia noto per la tua vena ironica sul web. Come riesci a bilanciare queste due differenti espressioni della tua personalità di fronte al pubblico?

Tornando al profondo rispetto che ho per i libri e per le parole, mi presento in modo differente a seconda del contesto. Sui social sono “Antipatia Gratuita”, mentre nei libri sono “Antonio Schiena”. Ho sempre desiderato mantenere separati i nomi, e ho fatto del mio meglio per preservare l’integrità del mio nome di scrittore, evitando di mescolarlo con l’identità dei social. Queste dimensioni coesistono in me in modo spontaneo. Onestamente, non so esattamente come lo faccio, ma ci riesco, ed entrambe emergono da me in maniera naturale senza generare confusione. Credo che il pubblico percepisca questa dualità come un’estensione naturale della mia personalità perché, per me, lo è davvero.

Abbiamo notato che, nonostante la tua pagina abbia molti seguaci, non sembri avere haters. A cosa attribuisci questa rarità?

La mia è una “pagina no hater” per diversi motivi. In primo luogo, il contenuto che pubblico irride a gruppi molto ampi piuttosto che individui specifici. Più che semplice ironia, potremmo definirla autoironia. Infatti, spesso l’oggetto del mio umorismo sono io stesso. Le persone tendono a identificarsi di più con le critiche che sentono dirette a loro stesse piuttosto che con chi le esprime. Evito anche di trattare argomenti di stretta attualità perché non voglio essere legato a ciò che sta accadendo in un dato momento, né desidero capitalizzare sugli eventi attuali. Poiché i miei contenuti non sono diretti contro individui specifici ma piuttosto riflettono dinamiche universali, è raro che si formino haters. E nelle rare occasioni in cui ricevo commenti negativi, non rispondo con vittimismo. Se qualcuno esprime un’opinione fine a se stessa, semplicemente blocco quella persona e continuo a fare ciò che mi piace, evitando di alimentare polemiche. In questo, potrei dire di andare controcorrente. Non alimento discussioni semplicemente perché mi annoierebbe farlo; preferisco concentrarmi su ciò che mi appassiona.

Quanto influisce il profilo dell’autore, come figura, sul prodotto scritto che presenta al suo pubblico?

Incide enormemente. È essenziale avere un autore che, indipendentemente dalla trama del romanzo, abbia una storia personale intrigante da raccontare. Questo è un requisito quasi sempre necessario, poiché serve qualcosa di “notiziabile” che l’ufficio stampa possa utilizzare per promuovere l’opera. Anche solo il fatto di essere un esordiente può suscitare interesse. Personalmente, anche se leggo molto, tendo a separare l’opera dall’autore. Ma, in generale, leggere è anche un modo per conoscere meglio l’autore attraverso ciò che scrive.

Qual è l’aspetto del tuo lavoro che ti appassiona di più?

La parte che adoro di più è la primissima bozza. In quel momento, ho la completa libertà di scarabocchiare, di dare vita ai personaggi, di lasciarmi andare senza restrizioni. È il momento in cui posso davvero fantasticare senza limiti. Successivamente, è inevitabile dover mettere a frutto le competenze specifiche del mestiere e diventare più concreti. Idealmente, anche arrivare a scrivere la parola “fine” dovrebbe essere un momento di soddisfazione, ma, sinceramente, quando arrivo a quel punto sono spesso invaso da ansie e preoccupazioni.

La scrittura, come ogni forma d’arte, è un viaggio attraverso emozioni, sfide e soddisfazioni. Mentre l’intervista si conclude, ci rendiamo conto che ogni scrittore ha il suo unico percorso, le sue gioie e le sue ansie. Quello che rende ogni opera speciale non è solo il testo scritto, ma anche l’anima e le emozioni dell’autore che vi risiedono. Ringraziamo Antonio per aver condiviso con noi un piccolo pezzo del suo affascinante mondo.

Antonio Schiena è nato nel 1990 a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, vive a Roma da anni. Ha pubblicato diversi romanzi con Watson Edizioni, tra cui Non contate su di me con il quale, nel 2018, ha vinto il premio Leggo QuINDI Sono. Attualmente lavora come social media manager in ambito sportivo e editoriale. Molto attivo sui social con lo pseudonimo di @antipatiagratuita, i suoi profili sono seguiti da oltre cinquecentomila persone.

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