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Bagnetto insieme tra fratelli, sì o no?

di Rosy Maderloni - 15.05.2018 - Scrivici

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Fonte: Flickr.com creative commons
Per fare prima, perché è divertente, perché non ci troviamo nulla di male: spesso mettiamo in vasca o sotto la doccia fratelli e sorelle per il momento del bagno. Facciamo bene? Sì, se sappiamo rispondere alle curiosità dei nostri piccoli rispetto al loro corpo e siamo in grado di accompagnarli nei loro passaggi di crescita.

In questo articolo

Se loro si divertono siamo sulla buona strada. Perché si sa, schizzi d'acqua, giochi e risate rendono il momento del bagnetto non un ordine di mamma e papà, ma un vero spazio di gioco e condivisione.

Eppure, la nudità tra fratelli può essere vissuta con apprensione dai genitori alle prese con i dubbi su come sia più giusto educare i piccoli alla scoperta del proprio corpo e dell'intimità. Ne abbiamo parlato con la pedagogista Cinzia Leone, cofondatrice del Centro Medico Psicologico Pedagogico LiberaMente di Genova e presidente dell'Associazione Nazionale Pedagogisti italiani della Liguria (Anpe).

Bagnetto insieme tra fratelli: i pro


«Se ai nostri bambini piace fare il bagnetto, farlo in due è ancora più bello - chiarisce Leone - mamma o papà vivranno questa attività senza troppo stress, quando aiutati da una buona organizzazione che nasce dalla sperimentazione. Nessun genitore sa esattamente cosa deve fare in ogni situazione nuova, lo scopre pian piano, attraverso prove ed errori, nella relazione quotidiana con i figli. Il bagnetto diventa un momento piacevole se "l'aria che si respira" è piacevole. Così come ci si preoccupa della temperatura dell'acqua, è importante considerare anche il buon "clima" relazionale che si crea a partire dal benessere delle persone. Anche il genitore, del resto, è gratificato nel vedere i figli divertirsi».

Bagnetto insieme: non esiste un'età giusta o sbagliata


A quanti anni si può considerare il bagno insieme non più opportuno? «La storia dell'individuo e della sua sessualità dipendono da molteplici variabili - aggiunge la pedagogista -, soprattutto dai valori che la famiglia di origine ha trasmesso.

Ci sono differenti fattori da considerare:

  • La società in cui viviamo. Riceveremmo sicuramente risposte diverse alla stessa domanda a seconda delle culture di appartenenza;
  • I valori della famiglia di appartenenza sono importanti e collegati alla cultura: i genitori possono appartenere alla stessa cultura (o no) ma sicuramente provengono da famiglie diverse che hanno valori differenti. Sarà quindi necessario che mamma e papà si confrontino anche su questo tema;
  • Le caratteristiche personali: ogni soggetto ha i suoi tempi evolutivi all'interno di un processo di sviluppo psicosessuale generale».

Come rispondere alle loro curiosità


Quando i genitori si accorgono che inizia l'interesse da parte dei figli per le parti intime, significa che è arrivato il momento per affrontare l'argomento con i bambini stessi, prestando attenzione a "tarare" la comunicazione all'età evolutiva ed evitando situazioni che possano anticipare fasi successive della scoperta della sessualità.

«La "finestra" è ampia perché la fase esplorativa del proprio corpo inizia tra il secondo e il terzo anno di vita», spiega la pedagogista.

«Verso i quattro anni i bambini si interessano al corpo dei genitori mentre tra i quattro e i cinque anni è possibile che i bambini si masturbino come forma di autoconoscenza del proprio corpo. Conoscere queste fasi aiuta i genitori a porsi domande e a cercare risposte sul tema dell'educazione alla sessualità, se necessario con l'aiuto di un professionista, prima dell'età pubere. Tenendo presente che il pudore, inteso non come vergogna ma come riservatezza di ciò che riguarda la sfera sessuale, è un aspetto necessario all'individuazione e al successivo benessere sessuale dei futuri adolescenti».

Ecco alcuni consigli utili per i genitori della pedagogista Cinzia Leone.

RISPONDERE ALLE DOMANDE.

«Consiglio di non sgridare i piccoli che stanno esplorando il proprio corpo, ma anzi cogliere l'occasione per offrire risposte vere ai loro dubbi e curiosità: se si pongono la domanda, vuol dire che sono pronti per ascoltare una risposta sincera che verrà approfondita dai genitori quando il bambino farà nuove domande sullo stesso argomento».

EDUCARE AL PUDORE.

«Non sgridarli se stanno esplorando il loro corpo, perché la fase esplorativa è una tappa di sviluppo, non significa rinunciare ad educarli al pudore. I bambini crescendo devono imparare a distinguere comportamenti adeguati a spazi pubblici, da attenzioni al proprio corpo (o da più grandi al corpo degli altri) che si possono avere in luoghi privati: insegnare il concetto di privacy spetta ai genitori»

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AFFRONTARE IL TEMA CON NATURALEZZA.

«Credo che l'indicazione più corretta dal punto di vista educativo, sia affrontare il tema con naturalezza e spontaneità, senza ostentare la nudità, prestando attenzione a non creare situazioni di promiscuità, non solo tra fratelli (indipendentemente dal genere) ma anche tra genitori e figli».

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