L’apparente libertà di un momento può portare alla schiavitù di una vita

Una parola oggi abusata è il termine libertà. Già Vasco Rossi cantava “liberi da che cosa? Chissà cos’è?”. Per la cultura americana, che tanto influenza il nostro pensiero, libertà è fare ciò che si vuole. Soltanto credere una cosa del genere sarebbe, se radicalmente vissuto, causa di morte per tutti. Nessuno, infatti, è libero di decidere la propria famiglia di origine, oppure di non dormire, di non mangiare, di non bere o di non respirare.

La psicologia e la psicanalisi, tra l’altro, stanno dimostrando come le nostre scelte, apparentemente libere, siano condizionate dalle esperienze della vita, le quali, inconsciamente, delineano le nostre scelte. La libertà non è dunque fare, ma essere consapevoli. Il contadino realizza la propria libertà nel proprio lavoro, come un evangelizzatore nella propria missione.

È libero dunque chi realizza ciò che è chiamato ad essere. È bene aggiungere come la libertà non sia solamente la lontananza da ciò che limita. C’è chi pensa di essere libero da un orario, da regole, da casa, da relazioni e via dicendo. La libertà dai condizionamenti, in realtà, non realizza nessuno. La libertà è fine e scopo di realizzazione.

Si è liberi da un condizionamento per realizzare il proprio compito, per giungere ad un fine. Non è libero chi si ubriaca per dopo essere schiavo della non comprensione, ma chi, ad esempio, si prende la libertà di studiare per comprendere meglio se stesso, il mondo e gli altri. Non è libero chi subisce le regole, ma chi ne comprende il significato e le vive. La libertà dai condizionamenti è dunque solo un passaggio per giungere alla libertà per il bene.

È il bene che realizza la propria libertà. Chi non sceglie il bene, infatti, diviene “cattivo”, che letteralmente significa schiavo. Le cattiverie fatte, solo apparentemente, sono manifestazione di libertà, mentre portano dipendenza ed alla distruzione di se stessi. Basti pensare al gioco, all’alcool ed alla droga o ai disordini affettivi e relazionali.

L’apparente libertà di un momento può portare alla schiavitù di una vita. Ognuno può prendersi la libertà di essere libero non cambiando l’esterno, ma realizzando, dal di dentro, quel dono che ci fa unici ed irripetibili. Ne “Il grande inquisitore” di Dostoevskij il rimprovero che viene fatto a Cristo è di essere un fallito, per aver creduto nella libertà degli uomini e dunque di averla loro donata. Dinanzi a quell’uomo crudele Cristo si prende la libertà di baciarlo, cosa che terrorizza il malvagio.

In mezzo al male, è libero chi non si lascia cambiare, chi non diventa cattivo, ma realizza se stesso nell’amare sempre, comunque e nonostante tutto.


1 COMMENTO

  1. Condivido. Io nella quotidianità sono a tratti libero: perché sono consapevole mio malgrado di quanto sia difficile esserlo proprio in società dominata da un pensiero relativista e consumistico, ed in quanto cittadino del mondo contemporaneo ne vengo influenzato e coinvolto. Ma allo stesso tempo sono immensamente felice di essere comunque consapevole di ciò che mi ha reso e mi rende libero: di essere amato e di aver imparato ad amare (sostituendo il termine “manipolazione” delle cose e delle persone, con il termine “apprezzamento” delle cose e delle persone).

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