«Il giornalismo si rubacchia qua e là. Mentana mi batte perché, oltre a dirigere il Tg La7, sa anche condurlo. Al confronto, sono un giocatore della Sambenedettese, lui è Maradona».
Così Clemente J. Mimun in un’intervista a Oggi nella quale il direttore del Tg5 (dal 2007) e prima di Tg2 e Tg1 («In totale quasi 30 anni, un record mondiale») racconta, tra i molti ricordi della sua carriera, diversi aneddoti su Berlusconi di cui dice: «Non mollerà mai. Sul piano emotivo, mi ha addolorato (il recente video, ndr) perché gli voglio molto bene e non pareva in piena forma. Ma rifiorirà, ne sono sicuro». Mimun racconta anche il Silvio editore Mediaset e non ancora politico: dato che «la scaletta del Tg5 era sempre zeppa di mostri e delitti, un 21 marzo chiese a Mentana: “Non potreste ricordare che oggi è il primo giorno di primavera?”» – foto | video
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“SI SENTIVANO TUTTI MONTANELLI O BIAGI” – Sui trascorsi in Rai ricorda che Letizia Moratti, all’epoca berlusconiana, da presidente della Rai cercò di togliergli il Tg2: «Pippo Baudo a quel tempo teneva su l’azienda da solo, dovrebbe esserci il suo busto in viale Mazzini, al posto del Cavallo morente di Francesco Messina, mi spronò “Se hai le palle, non cedere”. Gli giurai: mollerò un giorno dopo che se ne sarà andata lei. Fu cacciata e io rimasi per altri sei anni». E sulle difficoltà in redazione dice: «Furono quattro anni di Vietnam. Sussurrarono a Oscar Luigi Scalfaro che avevo tagliato il suo discorso sul “tintinnar di manette”. Falso. Dovetti minacciare d’incatenarmi al Quirinale. Il Presidente mi ricevette. Gli portai la videocassetta: c’era tutto, pause comprese. Nel frattempo persi 15 mila capelli». E al Tg1? «A parte Vincenzo Mollica, lì era pieno di maître à penser che pensavano solo a farsi i cavoli propri. Si sentivano tutti Montanelli, Biagi o Bocca. Altro che sinistri con il Rolex! Quelli avevano il Patek».
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