L’acqua, quella risorsa indispensabile a cui 3 persone su 10 non possono ancora accedere

Due miliardi di persone nel mondo, soprattutto in Africa, non hanno libero accesso all’acqua potabile. 6 persone su 10 potrebbero averne a disposizione in quantità insufficiente per almeno un mese all’anno. Oggi, 22 marzo 2019, si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, per ricordare a tutti che l’acqua è un bene prezioso e dovrebbe essere un diritto di tutti. Anche se, al momento, non è altro che un lusso per pochi.
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Sara Del Dot 22 Marzo 2019

Senza acqua non c’è vita, per niente e per nessuno. Le piante, l’erba, gli alberi e quindi i frutti e i prodotti della terra non crescerebbero, animali e uomini morirebbero. Il nostro corpo, infatti, è composto per il 60% di acqua e per le specie floreali la percentuale è ancora più alta. Lo stesso Pianeta che abitiamo è ricoperto per il 71% di acqua. Tutti questi dati lascerebbero pensare che al mondo ci siano risorse idriche per soddisfare le esigenze di tutti. Niente di più falso. Il 95% circa dell’acqua che ricopre la Terra è salata, e gran parte di quella dolce non è comunque utilizzabile per dissetarsi. Complessivamente, possiamo affermare che a essere utilizzata per bere è soltanto l’1% dell’acqua presente sulla Terra.

Secondo i dati del World Water Development Report 2019, dal titolo Leaving No one Behind (Nessuno venga lasciato indietro), presentato il 19 marzo nel corso della 40esima sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, sono ben due miliardi le persone attualmente prive di un accesso sicuro all’acqua potabile e oltre 4,5 miliardi si trovano per almeno un mese all’anno in condizioni di scarsa disponibilità idrica. In pratica, 3 persone su 10 non possono bere acqua liberamente e 6 su 10 non è detto che ne abbiano sempre a disposizione.

Questa consistente fetta di popolazione si trova per la maggior parte in Africa, e differenze di accesso all’acqua sono evidenti anche da Paese a Paese. La formula è molto semplice: nei paesi poveri l’acqua è poca e quindi costa di più. I paesi ricchi ne hanno molta a disposizione, possono acquistarla a poco prezzo e spesso, lo sappiamo perché anche noi lo facciamo, spesso la sprecano. Inoltre, in gran parte dei casi sono le donne a dover provvedere alla raccolta dell’acqua, spesso affrontando lunghi viaggi a piedi, anche di 30 minuti, trasportando contenitori pieni di acqua potabile da utilizzare con estrema parsimonia. Questa situazione ovviamente impedisce un accesso facile, immediato e privo di pericoli a una risorsa che dovrebbe rappresentare un diritto umano inalienabile.

E l'emergenza acqua non è certo destinata a ridimensionarsi. Solo negli ultimi 50 anni, gli utilizzi di acqua dolce sono triplicati. Basti pensare alla necessità di irrigare le coltivazioni di tutto il mondo e dare da bere agli animali da reddito allevati per produrre carne e derivati. In più, la popolazione mondiale non fa che crescere (circa 80 milioni di nascite ogni anno) e con essa anche la domanda di risorse. A questo si aggiunge il surriscaldamento globale dovuto alle emissioni di Co2, che provoca lunghi periodi di siccità e catastrofi naturali, e se non verrà gestito in breve tempo provocherà la migrazione incontrollata di milioni di persone verso terre più floride, verso la vita. Infine l’industria agricola, che da sola usa circa il 70% dell’acqua dolce presente al mondo, avrà bisogno di risorse per restare in piedi e produrre cibo per i cittadini e per il mercato.

L’acqua è un bene prezioso. Va curata, valorizzata e soprattutto va condivisa. Perché oltre a essere un bene è anche, soprattutto, un diritto. Un diritto ancora troppo lontano per troppe persone, colpevoli soltanto di essere nate dalla parte sbagliata del Pianeta.

Fonte | World Water Development Report 2019, Leaving No One Behind, pubblicato il 19 marzo 2019