La perdita di memoria è un problema transitorio o cronico che riduce la capacità di ricordare nuovi eventi oppure i ricordi del passato. Può essere il sintomo di una disfunzione cerebrale, cioè di un disturbo che riguarda il cervello. "La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé", diceva lo scrittore Oscar Wilde. È il nostro vissuto, la nostra storia. Per questo motivo, la perdita di una facoltà cognitiva così importante è percepita nell'immaginario collettivo come un'esperienza devastante. Hai idea di che cosa significhi non riconoscere più i tuoi cari? Pensaci bene: è una delle cose peggiori che ti possano capitare. Questo è un caso estremo. La perdita della memoria è solitamente connessa alla malattia di Alzheimer. Ma in realtà sono numerose le patologie associate alla perdita di memoria e soprattutto è un problema che potenzialmente colpisce persone di ogni età.
La prima distinzione che devi avere bene chiara è proprio questa. Esistono infatti due tipi di memoria dove si conservano i ricordi. La memoria a breve termine contiene solo una piccola quantità di informazioni di cui hai bisogno temporaneamente. È un po' come se fosse la tua lista della spesa che raccoglie gli elementi di cui hai bisogno per portare a termine una determinata azione. La memoria a lungo termine invece è il nostro archivio, sono "i ricordi di una vita", contiene quindi una quantità enorme di informazioni. È un po' come se fosse il nostro album fotografico che conserviamo gelosamente in un cassetto, sempre pronto per essere riaperto.
In parole povere, se prima di andare al supermercato ti sei detto "devo comprare il dentifricio", hai fatto la spesa ma poi ti sei dimenticato di acquistare il dentifricio, è un problema di perdita di memoria a breve termine. Se invece non ti ricordi il nome di quel compagno di liceo che ti stava tanto antipatico è un problema di memoria a lungo termine. Più i ricordi a breve termine sono richiamati o ripetuti, più hanno la probabilità di diventare dei ricordi a lungo termine. L'ippocampo è la regione del cervello che si occupa di trasferire i ricordi dalla memoria a breve termine, che è la sede provvisoria, alla memoria a lungo termine, che è la sede duratura.
Le cause dei vuoti di memoria sono le più svariate. Si va dalla semplice distrazione all'associazione con una malattia neurodegenerativa grave come l'Alzheimer. Nel mezzo ovviamente troviamo moltissime possibilità. Tra le cause più comuni ci sono:
La perdita della memoria è senza dubbio uno dei segni più caratteristici della malattia di Alzheimer. Nella fase iniziale la più colpita è la memoria a breve termine, mentre la memoria a lungo termine può resistere anche per anni dall'inizio del processo neurodegenerativo. Capita molto spesso infatti che i malati di Alzheimer si ricordino di eventi lontanissimi nel tempo ma non si ricordano se hanno pranzato qualche minuto prima.
Lo stress, insieme alla stanchezza e all'ansia, è il principale fattore emotivo che ti può portare a essere un po' più smemorato. Quando sei stressato, potresti avere nella testa migliaia di pensieri e non riesci a metterli in ordine. Ciò influenza la capacità di concentrarsi e quindi di memorizzare le cose. Lo stress infatti ha degli effetti negativi sull'ippocampo, l'area del cervello che, come abbiamo detto in precedenza, ha un ruolo fondamentale nei meccanismi dell'apprendimento e della memoria.
Come ovviare al problema della perdita di memoria? È evidente che il trattamento è in ogni caso connesso alla causa del problema stesso: per esempio, se c'è una carenza di vitamina B12, ti vengono suggeriti gli integratori di vitamina B12, se la tiroide è ipo-attiva, ti vengono prescritti integratori di ormone tiroideo. Questo è ovvio. In linea generale, però, occorre partire innanzitutto dal proprio stile di vita. Per esempio, svolgere attività fisica con regolarità è un'ottima soluzione per il tuo organismo, compreso il tuo cervello. Altri consigli pratici sono limitare il consumo di alcolici, evitare il fumo e, per quanto possibile, gli stress emotivi. La prevenzione passa anche dalle cose semplici: coltiva le relazioni sociali, mantienile vive partecipando a eventi e iniziative, leggi, fai il cruciverba, gioca a scacchi, impara (o continua) a suonare uno strumento musicale. Sono tutte attività che stimolano e tengono allenate le funzioni cognitive.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, nei casi di perdita della memoria dovuti a demenza oppure alla malattia di Alzheimer si fa spesso ricorso al donepizil o ad altri inibitori della colinesterasi come la galantamina e la rivastigmina. Questi farmaci possono migliorare leggermente e temporaneamente la funzione mentale dei pazienti, inclusa la memoria. Purtroppo però, come saprai, al momento non esiste alcun trattamento in grado di ripristinare la funzione mentale o anche solo arrestare il declino cognitivo.
Fonte | Humanitas