Cessaniti (Calabria)

Biscotti e mucche di mare

Cave Brunia e Forcone – Cessaniti, 89816 Vibo Valenzia (VV)

A Cessaniti, nell’entroterra del comprensorio di Vibo Valentia, affiorano areniti poco cementate ricche di grossi echinodermi clypeasteroidi, fossili noti ai paleontologi di tutto il mondo, famosi quasi quanto la vicina costa. Le specie del genere Clypeaster, o ‘biscotti di mare’, sono oggi rinvenuti in gran numero nella posizione che avevano quando vissero sui fondali nei quali cercavano cibo più di sette milioni di anni fa. Accanto alle “Arenarie a Clypeaster”, altri strati del Miocene superiore hanno fornito da più di cento anni una ricca fauna a grossi vertebrati, sia marini, che salmastri, che terrestri.

Inquadramento geografico e geologico del sito di Cessaniti

Il sito di Cessaniti, rappresentato dalle Cave Brunia e Forcone per l’estrazione di materiali inerti, si trova sulla strada che va dalla provinciale Vibo-Tropea al centro abitato di Cessaniti, ad una altezza di circa 550 metri. Nella Cava Brunia, detta anche Cava Gentile o Cava Cutuli, sono visibili in tutta la loro potenza le “Arenarie a Clypeaster” una formazione di sabbie incoerenti dalla quale si estraggono fossili con facilità. L’accesso alla cava rappresenta un punto panoramico da cui è possibile osservare il passaggio stratigrafico dalle “Arenarie a Clypeaster” alle “Sabbie gialle ad Heterostegina“. I livelli stratigrafici più bassi nella cava sono rappresentati dalle argille con le grandi ostree Crassostrea gryphoides, gasteropodi di ambiente salmastro come i potamidi e Cyclope, e denti dello squalo Isurus.

Natura e importanza dei fossili marini del sito

Cessaniti ha fornito migliaia di echinidi, molluschi e brachiopodi, oltre a numerosi resti di pesci e mammiferi, sia marini che terrestri. Questi fossili sono stati studiati per ricostruzioni filogenetiche e per comprendere l’evoluzione ambientale e geografiche nel corso del Tortoniano (11.6-7.2 Ma), ma anche per la divulgazione della paleontologia e l’esposizione museale. Queste caratteristiche ne fanno un caso unico nel panorama delle risorse geologiche della Calabria.

L’importanza scientifica di Cessaniti e più in generale dell’area di Capo Vaticano è legata in primo luogo alla grande quantità di invertebrati rinvenuti fin dall’ottocento (Seguenza 1880, De Stefani 1883, Cortese 1895). La maggior parte di essi proviene dalle arenarie a Clypeaster, contenenti bivalvi, gasteropodi, balanidi, brachiopodi ed echinidi, e dalle sabbie gialle ad Heterostegina formate da banchi di Heterostegina papyracea e con Terebratula sinuosa. Tra i fossili più abbondanti e rappresentativi occupano un posto rilevante gli echinidi del genere Clypeaster, sia per la loro frequenza e varietà che per la conservazione perfetta e la facilità con cui vengono isolati dalla matrice, uniche nel panorama italiano, con la possibile eccezione della Sardegna. Tra coloro che si occuparono di sistematica di echinidi troviamo Checchia-Rispoli nel 1925 e Imbesi Smedile nel 1958.

I vertebrati marini e terrestri del sito

Da Cessaniti e da località vicine come Zungri provengono fossili di vertebrati marini e terrestri del tardo Miocene. Tra le forme marine sono stati rinvenuti resti di mammiferi sirenii, di tartarughe e di pesci cartilaginei quali razze e squali. La presenza più rilevante e meglio documentata è quella dei sirenii, detti anche ‘mucche di mare’ per il ruolo di brucatori di fanerogame, delle specie Metaxytherium serresii e Metaxytherium medium. I resti del primo sono abbastanza comuni nelle cave di Cessaniti e l’età tortoniana ne fa gli esemplari più antichi finora rinvenuti. Accanto alle specie marine, sono stati rinvenuti mammiferi terrestri come il proboscidato Stegotetrabelodon syrticus, il rinoceronte del genere Diceros, il giraffide Samotherium cf. boissieri e alcuni bovidi.

Gli affioramenti vicini

Alcuni affioramenti vicini espongono una successione trasgressiva del Tortoniano con una ricca associazione fossile di ambiente prima dulcicolo, poi salmastro, poi marino, conosciuta e studiata fin dall’Ottocento. Circa il 50% dei molluschi che si incontrano nei livelli conchigliari, come ad esempio Granulolabium bicinctum e Terebralia lignitarum, hanno affinità paratetidea (Europa centro-orientale), mentre altre specie come Prososthenia meneghiniana sono state finora rinvenute solo in Italia.

Per approfondire

Barbera C., Tavernier A. (1990). Paleoecologia della successione miocenica di Vibo Valentia. In Robba, E. (ed.), Atti Quarto Simposio di Ecologia e Paleoecologia delle Comunità Bentoniche, Sorrento, 1988: 233-245.

Carone G. & Domning D. (2007). Metaxytherium serresii (Mammalia: Sirenia): new pre-Pliocene record, and implications for Mediterranean paleoecology before and after the Messinian Salinity Crisis. Bollettino della Società Paleontologica Italiana, 46: 55-92.

Checchia-Rispoli G. (1925). Illustrazione dei clipeastri miocenici della Calabria seguita da uno studio sulla morfologia interna e sulla classificazione dei clipeastri. Memorie per Servire alla Descrizione della Carta Geologica d’Italia 9, 75 pp.

D’Amico C., Esu D. & Girotti O. (2012). Tortonian gastropods and bivalves from a transgressive succession near Cessaniti (Italy: Calabria). Archiv für Molluskenkunde, 141: 155-195.

Ferretti M.P., Rook L. & Torre D. (2003). Stegotetrabelodon (Proboscidea, Elephantidae) from the Late Miocene of Southern Italy. Journal of Vertebrate Paleontology, 23: 659-666.

Gramigna P., Guido A., Mastandrea A. & Russo F. (2008). The paleontological site of Cessaniti: a window on a coastal marine environment of seven million years ago (Southern Calabria, Italy). Geologica Romana, 41: 25-34.

Marra A.C., Rook L., Carone G. & Gramigna P. (2009). Taxonomic assessment and palaeogeographic significance of the giraffid remains from Cessaniti (Late Miocene, Southern Italy). Acta Naturalia de L’Ateneo Parmense, 45: 299-301.

Testo: Adelaide Mastandrea e Franco Russo
Fotografie: Franco Russo