Intelligenza artificiale e fattore umano, tra paure e opportunità

Si comincia a parlarne anche nel mondo delle materie plastiche. L’intelligenza artificiale sta cercando spazio nel nostro settore, sempre affamato di soluzioni che rendano più efficienti i processi produttivi.

Un percorso che si inserisce in modo concreto nel dibattito più ampio sull’intelligenza artificiale, non solo in ambito tecnologico ma in tutti gli aspetti della vita umana, con le applicazioni più diverse. Sul piano industriale, si tratta di una evoluzione qualitativa e quantitativa dell’automazione, un insieme di dati e algoritmi sollecitati da un’elevata capacità di calcolo che permette di aumentare la produttività degli impianti, contribuendo a eliminare lavori ripetitivi o pericolosi.

L’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e nella vita quotidiana è stato da subito accompagnato da paure, ansie di divieti, invocazioni di limitazioni e regolamentazioni. A volte richieste dal mondo politico (e questo potevamo aspettarcelo) che cavalca la diffusa diffidenza del nuovo, altre volte (e questo sorprende di più) dai tycoon delle aziende tecnologiche, forse spinti dal timore di vedere compromesso il loro business da qualcosa di ancora più innovativo.

L’accusa di distruggere posti di lavoro non è nuova; di essa sono state via via incolpate tutte le innovazioni tecniche della storia. Oggi anche l’accusa ha fatto un salto di qualità: l’intelligenza artificiale distrugge il lavoro “creativo” e anche in questo caso, dovremmo chiederci quanto è davvero creativo il lavoro che chiamiamo creativo.

Perché in realtà, è l’intelligenza artificiale ad avere bisogno di noi. Dall’invenzione della ruota in poi nessuna tecnologia è mai riuscita a funzionare da sola. Anzi, l’AI cerca l’essere umano per comprenderne i bisogni, i desideri, le volontà. Vuole imparare da noi.

Il linguista e filosofo americano Noam Chomsky ha detto: “La mente umana non è, come ChatGPT e i suoi simili, una macchina statistica e golosa di centinaia di terabyte di dati per ottenere la risposta più plausibile a una conversazione o la più probabile a una domanda scientifica. La mente umana è un sistema sorprendentemente efficiente ed elegante che opera con una quantità limitata di informazioni. Non cerca di dedurre correlazioni brutali dai dati, ma cerca di creare spiegazioni”.

Il fattore umano sarà sempre l’unico a contare davvero, nella vita delle famiglie, delle aziende e delle nazioni. Dalla nostra volontà e capacità di essere responsabili dipenderà l’uso che sapremo fare in futuro dell’intelligenza artificiale.

a cura di Paolo Spinelli