la_storia_di_trissino

La Storia Di Trissino

 

ALCUNI CENNI STORICI SU TRISSINO
– Tratto da: “A Trissino” di Piero Rasia e Primo Faggion, 1992-2001,
– dal volantino realizzato dal “Comune di Trissino – relazioni con il pubblico” nel 2004
– da “Guida turistica di Trissino” Proloco Trissino, 2008,
– foto Piero Rasia

IL TERRITORIO

panorama_territorioSulla facciata dell’edificio ex Municipio di Trissino è stata posta nel 1850 una targa metallica a cura dell’Istituto Geografico Militare, che fissa il caposaldo di livellazione a 125 metri sul livello del mare. Il territorio comunale si estende su una superficie di ventun chilometri quadrati, in massima parte di natura collinare con diffuse aree boschive e attraversato da quattro torrenti:
Agno, Arpega, Poscola e Restena.

Risulta composto, oltre che dal centro urbano, dalle frazioni di Lovara, San Benedetto e Selva.
Abitanti: 8.767 (al 31.12.2011)
Maschi: 4430 – Femmine: 4337
Superficie Territioriale: kmq.21,93
Altitudine metri sul livello del mare: minimo 102 – massimo 803
Distanza dal capoluogo (Vicenza) : km.20
CAP: 36070
Prefisso telefonico: 0445
Codice comune catastale: L433
Santo Patrono: S. Andrea ap.

trissino_luogo_panoramicoTRISSINO, LUOGO PANORAMICO

“Conforta l’animo, alzando lo sguardo, scorgere la collina stagliarsi intatta sullo sfondo luminoso delle Prealpi vicentine. Per chi la domina da lontano è una visione di sogno di incomparabile bellezza. Per chi la osserva da vicino è un presepio di ville e di casolari, circondati da giardini e orti. Chi ne percorre le strette e tortuose vie ha la sensazione di trovarsi in un sereno mondo bucolico.”
Si esprime così Giuliano Menato nel descrivere il colle di Trissino nel libro”Trissino nel Novecento”, pag.462-Il Poligrafico-2009
Trissino è uno dei paesi del vicentino conosciuto per la sua incantevole posizione.
Danno particolare sensazione di serenità e di pace alcune vedute panoramiche, tra le quali non si possono dimenticare:

•Il Belvedere di villa Trissino-Da Porto-Marzotto, che dal giardino dinanzi alla villa superiore si sporge sul pendio sottostante. E’ formato da uno spiazzo appartato del giardino, che si apre sull’alto muro di cinta, il quale si curva, seguendo il monte, e si innalza verso il cielo con pinnacoli ed eleganti vasi di fiori e frutta sostenuti da modanature elicoidali su pilastri in pietra. Di notevole pregio ed effetto sono le statue e le cancellate in ferro battuto che ornano tutto il complesso della villa superiore ed inferiore.

•Vicino alla chiesa Arcipretale di sant’Andrea, sul gruppo di scogli e sul colle detto “Bastie” (erroneamente denominato da alcuni “colle dell’angelo”), si trovano la grotta, l’alto campanile e il cimitero. Dal colle si gode un’incantevole vista su tutto il territorio circostante. La grotta è un anfratto naturale nella roccia che, per la devozione popolare, è stata consacrata da mons. Florindo Lucatello nel 1961 e dedicata alla Madonna di Lourdes, prospicente un’ampio piazzale da cui si domina la valle fino ai Colli Berici.

IL NOME TRISSINO

In una consolidata e diffusa toponomastica di origine celto-latina il nome “Dripsinum”, era sicuramente presente prima della colonizzazione romana. I “Dripsinates”, antica popolazione stanziale, aveva il suo centro più importante a Trissino, sul colle Bastie. Gli scavi archeologici (1980-1990), hanno messo in evidenza un’importante presenza di abitazioni dell’età del ferro nella zona dove ora sorge il cimitero. Dai reperti trovati nelle campagne di scavo, è emerso che Trissino affonda le sue origini al V-IV sec. a.C. ed era abitato da popolazioni subalpine paleo­veneto-retiche. La parola “Dresseno” è presente per la prima volta nel “Codice diplomatico padovano”, dove in un documento datato 1090, 6 gennaio, è attestato che Joannes de Dresseno fà dono di tre masserie, poste in Camisano, ad un monastero di Padova. In un altro documento posteriore, del 1175, ricompare l’espressione “de Dresseno” riferita al nobile vicentino Uldericus.
Nell’epoca romana repubblicana “Dresseno”, fece parte della Provincia della Gallia Cisalpina e sotto Augusto, della Decima Regio. Nell’età medioevale subì probabilmente le sorti di molti villaggi prealpini del vicentino, fino alla comparsa nella storia locale, nel XII secolo, della nobile famiglia Trissino, la quale prese il nome da “Dresseno”, luogo in cui si insediò e ne fece un suo feudo. In merito alla loro denominazione, fin dalla più antica documentazione due­centesca emergono tre nomi di castelli, attribuiti ai diversi colonnelli nei quali precocemente si divise la stirpe dei Trissino: castel Antico (sul colle Bastie), castel Maggiore (sul colle san Nicolò) e castel della Pietra (dove ora sorge la villa Trissino-Da Porto-Marzotto).
Nei secoli successivi gli abitanti seguirono le vicende dei loro signori, spesso in lotta per mantenere il predominio e videro passare sulle loro terre anche i Padovani, gli Scaligeri e i Visconti. Nei primi anni del XV sec. Trissino, come tutto il territorio vicentino, si trovò sotto la Repubblica di Venezia e nel 1409 formulò il suo primo Statuto Comunale, che raccoglieva leggi e norme che certamente regolavano da tempo la vita civile e amministrativa del paese. Dopo il Trattato di Campoformio (1797), con la caduta della Repubblica Veneta, fu governato prima dai francesi e poi dagli austriaci fino alla III guerra d’indipendenza, quando il Veneto nel 1866, fu annesso al Regno d’Italia.
Da allora la storia locale si identifica con quella della Nazione: la prima e la seconda guerra mondiale, la nascita dello Stato Repubblicano nel 1946, lo sviluppo industriale, l’apertura al mondo. 

cenni_geografici
CENNI MORFO-GEOGRAFICI

II territorio si sviluppa su due brevi digitazioni collinari della dorsale lessinea compresa tra i corsi dei torrenti Chiampo ed Agno-Guà; nella parte collinare è costituito morfologicamente da materiale vulcanico variamente ondulato, mentre nella zona valliva pianeggiante da terreno alluvionale, formato dai vasti depositi ghiaiosi del torrente Agno e del suoi affluenti: Arpega, Poscola e Restena. Il centro di Trissino è situato sul lato destro della Valle dell’Agno, in zona pedecollinare, all’altezza del Km.10 della vicina S.P. 246.
Il Comune di Trissino comprende anche le frazioni di Lovara, S. Benedetto e Selva, che si estendono nella parte più elevata del paese.

gemellaggio

 


IL GEMELLAGGIO

Trissino è gemellato con la città tedesca di Neu Ulm (Baviera) dal 1990, nato da un forte legame di amicizia con gli abitanti di Pfuhl ed è stato poi ufficializzato dalle due rispettive amministrazioni. Negli ultimi anni si è cercato di fornire un nuovo impulso a questo progetto per approfondire ad estendere la conoscenza tra i cittadini di Neu Ulm e Trissino, per favorire lo scambio di reciproche esperienze tra le due amministrazioni ed anche lo scambio di valori culturali specialmente tra i giovani per verificare se esiste la possibilità di interscambi tra le due realtà produttive.


LO STEMMA DEL COMUNE

stemma_comune Lo stemma del Comune di Trissino raffigura un fiume dalle limpide acque, due pecore o montoni,  tre monti sulla cima dei quali si erge un castello. Le limpide acque rappresentano  il torrente Agno che attraversa il Comune. In araldica, la pecora simboleggia vasti possedi­menti e virtù quali la mansuetudine e la dolcezza, mentre il montone, rappresentato generalmente senza corna, è simbolo di forza e di tenacia. I tre colli raffigurati rappresentano i colli di San Nicolò, le Bastie e Sant’Andrea.  Il Castello richiama il “Ca­stello Maggiore” situato sul colle di San Nicolò, residenza medioevale della famiglia Trissino.
In Municipio di Trissino si trova il Decreto datato 10 giugno 1929 e firmato il 9 ottobre 1930, con cui V.E.III re d’Italia e Mussolini concessero al Comune di Trissino il Diritto di fare uso di uno stemma civico.

Ci piaque con Nostro Decreto in data Dieci giugno millenovecentoventinove concedere al Comune di Trissino, in Provincia di Vicenza, il Diritto di fare uso di uno stemma civico. Ed essendo stato il detto Nostro Decreto registrato, come avevamo ordinato, alla Corte dei Conti e trascritto nei re­gistri della Consulta Araldica e dell’Archivio di Stato in Roma, Vogliamo ora spedire solenne do­cumento della accordata grazia all’Ente concessionario, Perciò, in virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzionale, dichiariamo spettare al Comune di Trissino, in Provincia di Vicenza, il di­ritto di fare uso dello stemma civico, miniato nel foglio qui annesso, che è: Di azzurro alla monta­gna di tre cime di verde, terrazzata pure dello stesso, su riviera d’argento, movente dalla punta, la montagna cimata di un castello al naturale addestrato e sinistrato di due agnelli affrontanti e passanti sulla pianura d’oro. Lo scudo sarà fregiato di ornamenti da Comune. Dichiariamo inol­tre dovere il Comune stesso essere inscritto di conformità nel Libro Araldico degli Enti morali. Comandiamo poi alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribunali e da tutte le Potestà civili e mi­litari di riconoscere e di mantenere al Comune di Trissino in Provincia di Vicenza, i diritti specifi­cati in queste Nostre Lettere Patenti, le quali saranno sigillate con Nostro Sigillo Reale, firmate da Noi e dal Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato, e vedute alla Consulta Araldica.
Date a San Rossore, addì nove del mese di ottobre dell’anno millenovecentotrenta, trentesimo primo del Nostro Regno”.
Firme: Vittorio Emanuele III re d’Italia – Mussolini

LE VILLE
L’Atlante Regionale dei Centri Storici per la Provincia di Vicenza identifica il territorio comunale di Trissino come “Zona di Ville signorili, ivi infeudate fin dal XII secolo”. In particolar modo, con il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia che estese il suo controllo nella vallata agli inizi del XV secolo, chiudendo così l’epoca delle lotte politiche, alcuni castelli vennero a perdere la ragione che ne avevano determinato la costruzione e furono trasformati in dimore gentilizie.

villa_trissino_centomoVilla Trissino – DaPorto –  Marzotto – Centomo
La Villa Trissino – Da Porto – Marzotto – Centomo si trova sul colle di Trissino e si apre su una caratteristica corte. Costruita tra il 1480 e il 1495, fu una delle prime abitazioni civili a Trissino della famiglia Trissino del ramo Baston. Esternamente la struttura conserva la forma originale, mentre l’interno è stato completamente alterato. Pregevoli le finestre curvilinee, tra le quali si nota anche una bifora che reca a metà del pilastro intermedio uno stemma dei Trissino. All’interno, al primo piano si può ammirare una porta dallo spigolo a toro, tipico del gusto gotico, nel cui architrave ricompare lo stemma dei Trissino. In origine, sulla sinistra della villa si apriva un portico su colonne quattrocentesche coeve alle modanature della facciata, di cui sopravvivono due archi, murati in una struttura più tarda. Lo stile, semplice ed elegante, è quello tipico della civiltà vicentina del XV secolo.

villa_trissino_paninsaccoVilla Trissino Paninsacco – Guerrato
La Villa Trissino Paninsacco si trova in posizione panoramica sulle pendici del colle di Trissino. Costruita tra gli anni 1490 e 1510 dai Trissino del ramo Vello d’Oro, presenta due facciate tipiche della rinascenza vicentina di quel periodo. Entrambe le facciate sono frutto del gusto rinascimentale vicentino, attento ai canoni simmetrici imposti dal classicismo. La pianta così irregolare dell’edificio sembrerebbe confermare I’ipotesi che sia stata costruita sulle fondamenta degli antichi bastioni difensivi risalenti al Medioevo. Dalla forma originale, pochi sono stati gli interventi di trasformazione. Nel secondo seicento furono creati quattro comignoli dalle forme eleganti, due per ogni facciata, e fu aggiunto il balconcino nell’apertura centrale della pentafora. In un disegno del XVI sec. esistente nella biblioteca della villa, si vede che la porta principale era coperta da una loggia con quattro colonne, probabilmente tolta con le trasformazioni del secondo seicento. Originale la piccola scala convessa davanti alla porta della facciata principale.  Il giardino posteriore è adornato con statue del secondo ‘600 di ottima fattura. Sfruttando il declivio del colle, l’architetto ha ricavato tre piani nella facciata anteriore, mentre solo due nella facciata rivolta al monte. La sala d’ingresso dal giardino posteriore coincide con la sala centrale del piano nobile, illuminata dalla pentafora dell’altra facciata. All’interno interessanti due caminetti del primo Cinquecento. Le pareti della sala centrale sono adornate da busti ottocenteschi di componenti della famiglia Trissino Paninsacco: da notare, infatti, che q
uesta è una delle poche ville venete rimaste di proprietà della medesima famiglia: è abitata dalla Contessa Mariangiola Trissino Paninsacco, discendente da quell’Olderico de Drexeno, giunto nella nostra valle nel primo secolo del millennio.

Villa Trissino – Da Porto – Marzotto
La Villa Trissino – Da Porto – Marzotto fa parte del percorso delle Ville Venete. Si trova sul colle che domina la cittadina di Trissino, è composta da due ville, superiore ed inferiore, è ritenuta una tra le più splendide dimore del settecento vicentino.
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La villa superiore
Costruita dai Trissino del ramo Baston, sorge sull’area dell’antico castello chiamato “castel della Pietra”. I primi lavori di trasformazione da castello a villa, avvennero tra il 1484 e il 1493, ma l’apporto più importante fu dato dalla realizzazione dei progetti di Francesco Muttoni (1667-1747) il belvedere e i giardini, con l’incantevole viale dei cedri (conifere), cui si accede attraverso una monumentale cancellata che riporta una poesia di Domenico Lazzari, professore di eloquenza nello studio di Padova, 1717, scritta nella lapide posta sullo stipite del cancello:
“Qualunque o cortesia guidi o ventura, donna e signore, a così bel soggiorno, pria miri i colli e ‘l piano, ond’a natura piacque vago teatro alzarli intorno: d’arte scorgendo poi l’industre cura, ch’il fece a gara de’ suoi fregi adorno, liti fra lor non desti, o solo dica: -quanto qui l’arte e di natura amica-”.

Viale dei cedri
foto Piero Rasia – Viale dei cedri

Sempre al Muttoni si deve la costruzione della scuderia, terminata nel 1722. Alla morte del Muttoni i lavori proseguirono con l’Architetto veronese Girolamo Dal Pozzo (1718-1800), che dopo il 1748 costruì l’ala e il cortile “recinto della cavallerizza”.Andrea Dal 1823 al 1832 furono realizzati gli ultimi lavori sul corpo d’ingresso della villa con il rivestimento integrale di bugne rustiche in cotto. All’interno della villa si trovano sei stupendi arazzi (il ciclo completo delle quattro stagioni e due meravigliose scene di vita agreste), maestosi arredi e bellissimi affreschi del 1765 di Tomaso e Andrea Porta. (Tomaso Porta – Brescia 1686 – Verona 1766  e Andrea Porta  – Verona 1719 – 1805), padre e figlio.
La villa superiore è circondata da un incantevole parco, nella cui zona a valle si trova la villa inferiore chiamata ache “casa bruciata”, una villa con sembianze di castello, ricoperta all’interno da piante di edera.

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foto Piero Rasia – villa Trissino-DaPorto-Marzotto inferiore

La villa inferiore
Costruita nel 1746 dai Trissino del ramo di Contrà Riale. Nel 1841, dopo un incendio provocato da un fulmine, i proprietari abbandonarono l’edificio cedendolo ai Trissino del ramo Baston, proprietari della villa superiore.
Il Conte Alessandro Trissino, architetto dilettante, nel 1843 trasformò i resti della villa, sostituendo il frontone triangolare originale con un trofeo e innalzando quattro torri merlate agli angoli dando l’aspetto di “castello” quale lo si vede oggi. Un secondo fulmine colpì la villa rendendola inabitabile e quindi fu abbandonata. Intatte, come all’origine, sono rimaste le due scalinate, le terrazze pensili e il ripiano con al centro la pescheria ottagonale.

Pescheria ottagonale nel giardino della villa inferiore
foto Piero Rasia – Pescheria ottagonale nel giardino della villa inferiore

Purtroppo nell’incendio andò bruciata totalmente la biblioteca e nessun documento esiste a certificare l’autore del progetto della villa originale e del complesso del giardino. Il Cevese consiglia prudenza nell’avanzare attribuzioni, ma ipotizza che gli autori potrebbero essere il Muttoni o Gerolamo Frigimelica (1653-1732). Infatti egli afferma: ” … che soltanto al Frigimelica si possono attribuire gli elementi della superba cancellata di ingresso alla villa Inferiore …”

Cancellata Frigimelica
foto Piero Rasia – Cancellata Frigimelica

Il parco
il parco di circa 20 ettari, ornato da oltre cento statue della bottega di Orazio Marinali (1643-1720) e da Giacomo Cassetti (1682-1757, genero di Orazio Marinali), è suddiviso in zone di giardino all’italiana e in zone di giardino all’inglese. Nella villa superiore è splendido il prato verde, un ampio salotto all’aperto contornato da nicchie con statue. Al di là del prato, in posizione elevata, si trova la Cavallerizza: raggiungibile attraverso due rampe a chiocciola percorribili dai cavalli e dall’alto attraverso due balconate che partono dai piani alti della villa si gode un panorama fino ai colli di Lonigo. La Villa ornata con giardini, viali, gradinate, parco, bacino, belvedere e scuderie, rendono il complesso luogo d’incanto unico nel Veneto e certo uno dei più suggestivi d’Italia.

villa _trissino_marzotto_colombaraVilla “La Colombara” Trissino-Da Porto-Marzotto
La Villa Trissino – Da Porto – Marzotto si trova all’ingresso del paese, lungo la strada provinciale 246 e vicino all’ex stazione ferroviaria. Viene detta “La Colombara” dal nome della località in cui è ubicata. Fatta costruire dai Trissino Baston, vi furono aggiunte le sedici arcate attribuite da Renato Cevese (1920-2009) a Ottone Calderari (1730-1803) che formano un corpo unico con le seicentesche barchesse e torre colombara del primo ‘500.
La villa, a soli due piani, ha una struttura compositiva tipica delle costruzioni della prima metà del Cinquecento. Però, il soffitto a travature della grande sala centrale, tagliata da un muro cui è addossata la scala lignea che porta al piano superiore e il caminetto del tardo Quattrocento, portano a credere che la costruzione attuale sia un rammodernamento cinquecentesco di un più antico edificio, forse della metà del XV secolo.
Parte integrante del complesso della villa è la settecentesca chiesa di S. Giuseppe. Ricco ed elaborato è l’interno, composto da due spazi dalle proporzioni armoniche: l’aula riservata al pubblico e l’ampio presbiterio, divisi per mezzo di un arco retto da due colonne ioniche. Il soffitto è abbellito da decorazioni in stucco. Probabilmente è stata progettata dal Muttoni nel periodo in cui si lavorava alla costruzione della villa superiore Trissino-Da Porto-Marzotto.

villa_buffaVilla Caliari Bassani-Dalle Ore-Buffa
La Villa Caliari Bassani – Dalle Ore Buffa è edificata all’interno di un grande parco, ai piedi del colle che domina Trissino. Il corpo centrale della villa fu costruito nell’anno 1674 in stile pizzocariano, dall’aspetto austero, ma elegante. Le due ali laterali furono aggiunte nel sec. XVIII. Sul frontone dominano le statue di Giove, Nettuno e Mercurio, probabili opere della bottega di Francesco Albanese che, con le altissime piramidi, creano il coronamento fantasioso della villa. Al centro del frontone è posto lo stemma di famiglia con la scritta: “Antonius Maria Causidicus in for-Veneto et io: Bapta pres Caliari Bassani erexere-Anno Dom.MDCLXXIV” . All’interno, molto belle sono le porte monumentali di tipica derivazione cinquecentesca.
La scala che porta al piano nobile è coperta da soffitto a volta su capitelli pensili e i vani hanno più ampio respiro per la maggiore altezza dei soffitti. Nell’appartamento superiore degni di nota due caminetti monumentali. Un ampio cortile con scalinate e statue (due nani sono firmati Rossi) e un grande spazio a prato arricchiscono l’entrata alla villa, considerata tra le più belle del secondo Seicento vicentino.

Villa GhirardiniVilla Ghirardini
La Villa Ghiradini si trova lungo la strada che sale al colle di Trissino.
Si tratta di una villa gentilizia del XVII secolo, costruita nel 1683 ed ampliata nel 1795, con l’edificazione delle adiacenze laterali.
Fu successivamente restaurata nel 1866. Il corpo centrale della costruzione è caratterizzato da un timpano triangolare con apertura circolare al centro. L’ala inferiore, retta da colonne, era adibita a deposito di carrozze e ricovero per i cavalli e nel 1911 fu ammodernata e gli venne conferito un aspetto esterno in un vago stile liberty (proprietà Pieropan).  L’ala superiore, invece, era adibita ad opificio per la filatura della seta, fin dai primi anni del 1800.  Agli inizi del 1900 fu rivista la facciata esterna e le fu conferito l’attuale aspetto neoclassico.

 

LE CHIESE

chiesa_trissino_s.andreaParrocchiale di sant’Andrea
Sorta nel XIII sec. come cappella della Pieve di San Martino di Brogliano. Nel 1530 fu ricostruita a una navata con quattro altari laterali con la facciata rivolta a Ovest. Un ampliamento fu eseguito nel 1755; allora si girò la chiesa e venne rivolta verso Est, con la facciata quale la si vede oggi. L’ultimo ampliamento della chiesa avvenne nel 1889. Fu demolito il campanile vicino la chiesa e con la costruzione dell’abside, dei transetti e della cupola, essa prese la forma di croce latina. Il nuovo campanile venne costruito sugli scogli del colle Bastie nel 1889 e inaugurato nel 1903. Su di esso aleggia l’Arcangelo san Michele, opera in ferro, bronzo e lamine di rame sbalzato, del trissinese Antonio Lora (1835-1922).
Le più antiche testimonianze della chiesa ancora visibili sono un’acquasantiera del 1274, un pregevole ciborio di Nicolò da Cornedo del 1438 e una statua in pietra della Madonna delle Grazie della seconda metà del ‘400.

chiesa_trissino_s.pietroChiesa dedicata a San Pietro Apostolo
Capolavoro dell’arte contemporanea, fu costruita per iniziativa di mons. Fiorindo Lucatello, arciprete di Trissino, in occasione del Concilio Vaticano II, su progetto dell’architetto Antonio Nervi e dell’ing. Francesco Vacchini e inaugurata nel 1971. È a pianta circolare con un diametro di 50 metri; è coperta da un’unica calotta di cemento armato, decorata all’interno da nervature che s’incrociano geometricamente. Il tetto è sostenuto da due colonne, pure a nervature, che si allargano verso l’alto fino quasi a fondersi col soffitto. Un terzo punto d’appoggio è un sistema architettonico che delimita il presbiterio, costituito da tre semplici colonne che sostengono tre arcate paraboliche, da cui si libra un’elegante “Tiburio”. Luminosità, ariosità e leggerezza sono date da una finestratura che corre in tutta la zona alta della parete perimetrale della Chiesa e da una serie di aperture rettangolari, che compaiono a dare trasparenza e luce al conico “Tiburio”.
Pregevole e bellissimo il “Paliotto dell’Altare Maggiore”; è un
merletto di “Fiandra” del XVII secolo,
in oro e seta ricamato a mano. Il merletto serviva per coprire la Mensa dell’Altare in legno costruito appositamente per il Concilio, dove i Vescovi celebravano la Santa Messa nel periodo in cui si svolgeva il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Basilica di S.Pietro a Roma.
Numerosi gli artisti che hanno collaborato per le opere d’arte inserite nella Chiesa, tra cui si ricordano: Pino Castagna da Garda per il Cristo che domina il presbiterio (1971);  Giuseppe Lombardi da Roma per la statua della Madonna (1971);  Tito Perlotto da Trissino per le due figure in rame sbalzato, per la statua in bronzo del Cristo Risorto sopra il Tabernacolo e la lampada in ferro battuto del Santissimo (1971);  Cantù da Milano per i mosaici delle cappelle e del Fonte Battesimale (1971);  Simon Benetton da Treviso per i ferri forgiati dell’altare maggiore e delle balaustre;  Mario Ferrari e la ditta Rancan Remigio e figli da Trissino per le grandi porte di ingresso in ferro battuto (1971);  Aligi Sassu per la Via Crucis (1984);  Angelo Gilberto Perlotto “Gibo” da Trissino per il leggio e il porta Cero Pasquale  in ferro forgiato (2005).

chiesa_lovaraParrocchiale di Lovara
Dedicata a san Pietro, è nominata in un documento già nel 1360; fu radicalmente ricostruita nei secoli XVII e XVIII. Nel 1838 si avviarono i lavori per la costruzione del nuovo campanile; nel 1906 fu proclamata Parrocchia. Nel 1914, su progetto di Gerardo Marchioro da Castelnuovo, si iniziò la costruzione della nuova chiesa, sull’area della precedente, a una navata con due altari laterali. Di pregio la pala secentesca raffigurante il patrono, sull’altare di S. Pietro, del 1670 e la scultura settecentesca della Madonna con Bambino, posta nella nicchia dell’altare della Madonna, del 1712: questa proveniva dalla scomparsa Chiesetta dei Disconzi in località Piana Cattiva.
Nel 2006 la chiesa venne completamente restaurata.

chiesa_s.benedettoParrocchiale di san Benedetto
La fondazione di questa chiesa è molto antica, forse di origine benedettina. Nel 1718 la chiesa subì una notevole trasformazione. Nel 1875 fu deciso di costruirne una nuova; si demolì quella esistente e il materiale fu utilizzato per la nuova, posta in posizione più comoda per la popolazione. Nel 1945, al termine della guerra, fu ampliata; nel 1960 fu dichiarata Parrocchia.

chiesa_selvaParrocchiale di Selva
Dedicata a S. Maria Maddalena, fu costruita agli inizi del ‘300. Soggetta alla Parrocchia di Trissino, nel 1380 per sentenza del Vescovo si staccò dalla matrice e fu eretta a Parrocchia. Nel 1870 fu riedificata completamente sull’area della precedente a una sola navata e con quattro cappelle laterali. Di notevole pregio il primo altare di destra del 1747, con un paliotto su cui è effigiata in delicato intarsio la figura della Vergine con Gesù Bambino. Nella nicchia dello stesso altare, è posta una scultura in pietra del ‘400 della Madonna con il Bambino.

chiesetta_mottoChiesetta del “Motto”
Dedicata inizialmente a san Zenone, si hanno notizie certe dal 1418. Fu restaurata nel 1713, ma l’aspetto attuale è dovuto a una ristrutturazione del 1822, dopo anni di abbandono. Fu allora dedicata alla Beata Vergine Maria di Monte Berico. Nella chiesetta ci sono: un Decreto Vescovile rilasciato dopo una visita alla chiesetta dal Vescovo di Vicenza G.A. De Farina nel 1866, una statua in pietra di Vicenza del 1938 della B.V.M. di Monte Berico dello scultore vicentino Mantegani, un reliquiario di S. Biagio, messali e breviari del ’700, una campana di bronzo del 1667, due monogrammi della Vergine in ferro battuto di Antonio Lora, una campana del 1924 e mobili di sacrestia del settecento. Un totale restauro fu eseguito dal 2007 al 2013, per merito di un Comitato sorto appositamente per restaurare la chiesetta.

chiesetta_s.antonio_padovaChiesetta di sant’Antonio da Padova
Cristoforo Ceretta, dell’antica famiglia trissinese Ceretta de Leonzi, fece ampliare ed affrescare nel 1670 la bella chiesetta sita nell’omonima contrada. L’interno conservava una tela raffigurante la “Crocifissione”, opera di Gaetano Scabari del fine ‘700. La tela, di proprietà della famiglia Perin, è ora conservata nella Parrocchiale di S. Andrea. Anche se non abbiamo documenti che certificano la data di erezione, analizzando le varie parti architettoniche della sacrestia ed altre, sicuramente essa appartiene a decenni precedenti al 1670. Nel 1992, i fratelli Romeo e Vinicio Perin, proprietari della chiesetta, fecero effettuare un restauro conservativo al tetto e all’intonaco della muratura esterna. Nel 2014, un ulteriore restauro conservativo dell’interno ha messo in luce, sotto l’intonaco, altri affreschi.

chiesetta_s.roccoChiesetta di San Rocco
L’oratorio fu eretto nel XV secolo, ma le continue inondazioni del vicino torrente Agno ne causò spesso il danneggiamento o la distruzione. Ricostruita nel 1630 in modo molto semplice con tetto a capanna dalla comunità, per scongiurare la pestilenza, fu dedicata a san Rocco protettore contro il temibile flagello. Nel 1941 fu rifatto il tetto e ricostruito nella parte superiore il campanile. Restaurata nel 1987 e nella seconda metà degli anni 2000. 

chiesetta_s.valentinoChiesetta di San Valentino
Fu edificata nel 1727 dai fratelli Pasetti, dell’omonima antica famiglia trissinese. La Chiesetta, passata successivamente in proprietà a Elsa Dalle Ore, nel 1976 fu da questa donata al Comune di Trissino, che dopo un restauro, nel 1979 ne fece un Sacello-Ossario in memoria dei Caduti di tutte le guerre.
La Chiesetta è pervenuta integra nelle sue originarie strutture ed è certamente una delle più armoniose costruzioni antiche. E’ ornata all’interno da un altare impreziosito da marmi policromi, con statue molto belle, probabilmente opera dei Marinali; all’esterno, sopra il timpano, si innalzano le statue dei santi patroni, mentre nel centro campeggia lo stemma della famiglia Pasetti.
E’ sottoposta a vincolo da parte dei Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Chiesetta_s.giuseppeChiesetta di San Giusepp
Inserita nel complesso della villa “La Colombara”, fu costruita nel primo ‘700 e attribuita al Muttoni. Originale è la sua architettura all’interno, formata da un’aula riservata al pubblico e dall’ampio e armonioso presbiterio.

chiesetta_s.antonio_abChiesetta di Sant’Antonio Abate
Appartiene al complesso di villa Trissino-Da Porto-Marzotto. Non si hanno notizie certe sulla data di erezione; di sicuro si sa che nel 1576, per volere di Giuseppe Trissino, fu fatta restaurare.

chiesetta_faldoChiesetta del “Faldo”
Alla fine della seconda guerra mondiale la comunità di Selva, per ringraziamento, decise di costruire questa chiesetta sulla sommità del Monte Faldo, la collina più alta del Comune di Trissino a quota 803 mslm. Venne benedetta nel 1948 e dedicata a Santa Maria Ausiliatrice.

ECONOMIA
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Trissino è un paese economicamente fiorente con attività industriali e commerciali riguardanti in particolare i settori orafo, conciario, metalmeccanico, del ferro battuto, impiantistico, chimico, tessile, della moda e del legno. Per meglio comprendere lo sviluppo economico bisogna tener presente due elementi fondamentali e complementari fra loro: la contrazione nell’espansione di Valdagno e della Marzotto negli anni ‘60, che ha permesso il processo di rientro di molta manodopera trissinese, e lo spirito di iniziativa radicato nella gente del posto, che ha spinto la nascita di piccole attività private dalla forte potenzialità.
Ben presto a fianco delle imprese artigianali, andò prendendo piede la piccola industria (laboratori di confezioni, carpenteria meccanica, idraulica, costruzioni edili…). Già all’inizio del secolo divenne importante l’attività orafa.
Nel 1919 è operante la ditta Gaetano Girardello in Contrà Nobile, ora via IV Novembre, nella casa “rossa” sede poi per anni della caserma dei carabinieri. L’azienda prese subito un buon avvio avvalendosi delle tecniche di lavorazione rese famose dai maestri orafi fiorentini. Il progresso fu tale che ben presto raggiunge una cinquantina di dipendenti. Come lavorazione la ditta praticava l’incastonatura, lo sbalzo e il cesello, lavorava la catena, la canna e la filigrana, sviluppando nuove metodologie per la produzione in serie di oggetti d’oro.
Dopo la guerra, in una situazione di desolante regressione economica disoccupazione e povertà, tre artigiani orafi, ricchi dell’esperienza precedentemente acquisita presso la Girardello, intrapresero la prima iniziativa di imprenditoria orafa artigiana di Trissino. L’attaccamento al lavoro e la costante ed appassionata ricerca di miglioramenti portarono al successo di questa iniziativa, che nel giro di pochi anni crebbe fino a 104 aziende con circa 1000 addetti, diventando uno dei tre centri (con Vicenza e Bassano) più importanti della lavorazione dell’oro nella provincia di Vicenza. Ora però in netto declino e in crisi, causa la globalizzazione e la molta concorrenza straniera che ha manodopera a basso costo. Vicenza però, con le aziende orafe rimaste, si distingue  sui mercati di tutto il mondo per l’avanguardia tecnologica, il valore estetico e il design.
Il visitatore che arriva a Trissino rimarrà certamente stupito da vere e proprie opere d’arte in ferro battuto (cancellata di Villa Trissino-Da Porto-Marzotto, l’angelo in ferro e rame sul campanile, i cancelletti all’interno della chiesa di Sant’Andrea, ecc.) che adornano non solo costruzioni importanti, ma anche abitazioni comuni. Molte sono opere nate nella bottega di Antonio Lora, che aveva la sua sede all’ombra della chiesetta del Motto, portando di questa bottega l’inconfondibile impronta in tutto il mondo. La tradizione però continua con il pronipote del Lora, Angelo Gilberto Perlotto detto “Gibo”. Il restauro di opere importanti e la realizzazione di opere d’arte esposte in diverse mostre, l’ha fatto conoscere a livello nazionale.
Tra i settori importanti dell’economia del paese va inserita l’attività di carpenteria e di torneria meccanica che ha conosciuto un particolare sviluppo negli anni 60 e ‘70 sorgendo per iniziativa di operai che avevano appreso il lavoro all’estero o di giovani usciti dal CAP Centro di Addestramento Professionale, costituito nei primi anni ‘50 da mons.Fiorindo Lucatello, ora Fondazione Casa della Gioventù – CFP Centro di Formazione Professionale.
Da ricordare poi i laboratori di confezioni che hanno avuto un interessante sviluppo e le numerose imprese artigianali di costruzioni edili. Abbastanza sviluppata è l’agricoltura, con terreni coltivati a vigneto e seminativi.