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Personalità multipla

Il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), com’è noto dal 1994 in poi, era precedentemente conosciuto come disturbo della personalità multipla. Chi ne è affetto presenta due o più identità distinte, o stati di personalità, che assumono in maniera alternata il controllo del comportamento dell’individuo; dipendentemente dall’identità dominante in un dato momento, egli può non ricordare informazioni personali importanti e troppo estese per essere intese come una normale dimenticanza. Si tratta, per fortuna, di un disturbo estremamente raro.

Disturbo dissociativo dell’identità

Il Disturbo Dissociativo dell’Identità è una psicopatologia dissociativa che altera la memoria e l’identità. Si distingue per la coesistenza di diverse identità in un solo individuo che risultano separate e costanti, ma presenti in maniera alternata.

Secondo i criteri del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali più aggiornato, il disturbo dissociativo dell’identità compromette fortemente il senso di continuità del proprio Sé, gli affetti, la cognizione, i comportamenti, la memoria, la coscienza, la percezione e le funzioni senso-motorie.
Tutto ciò purtroppo causa un disagio importante e danneggia fortemente la vita intima, sociale e lavorativa di chi ne soffre.

Personalità multipla o Disturbo Dissociativo d'identità (DID)

La spaccatura tra le diverse identità si fa più evidente nei periodi di stress intenso, quindi più è forte lo stress percepito e più le diverse personalità si scindono in organizzazioni indipendenti tra loro; il risultato è spesso un’amnesia asimmetrica, per cui ciò che è conosciuto da una personalità può essere sconosciuto a un’altra, o anche l’una può essere inconsapevole dell’esistenza delle altre.

Ma capita anche che le diverse identità coesistano consapevolmente le une con le altre, riuscendo persino ad interagire tra loro o con alcune più di altre.

Il caso “Jeni Haynes”

6 delle 2500 (!) personalità di Jani Haynes hanno collaborato per far condannare il padre abusante

Il 6 settembre 2019 Richard Haynes è stato condannato a 45 anni di carcere da un tribunale in Australia, per aver stuprato, abusato e torturato la figlia Jeni da quando aveva soli 4 anni fino al compimento degli 11.

Ad incastrarlo sono state 6 delle oltre 2000 personalità che Jeni Haynes, oggi 51enne, ha sviluppato come meccanismo di difesa. I ricordi degli orrori vissuti, tutti insieme sarebbero stati devastanti, perciò Jeni ha conservato frammenti di ricordi in ognuna delle sue personalità così da alleggerire il dolore che ciascuna di esse doveva sopportare. Ciascuna di esse ha una propria voce, atteggiamenti e caratteristiche specifiche.

Ciò nonostante il tribunale l’autorizzò a testimoniare contro il padre. «Non avevamo paura. Abbiamo aspettato tanto tempo per dire a tutti esattamente cosa ci ha fatto. E ora non poteva più farci stare zitte».

Il suo fu il primo caso al mondo in cui una vittima con diagnosi di Disturbo dissociativo dell’identità testimoniò con le sue diverse personalità contro il suo aggressore.

«La mia vita interiore è stata invasa da papà. Non riuscivo a sentirmi al sicuro nemmeno nella mia testa», raccontò Jeni alla BBC.

Symphony, Muscles, Linda, Ricky, Giuda e Rick, alias Jeni

La prima personalità che Jeni Haynes sviluppò fu quella di Symphony, una bambina di 4 anni, ed è stata anche la prima ad intervenire in tribunale. La sua voce è acuta e femminile. Alla BBC disse: «Quello che ho fatto è stato prendere tutto ciò che pensavo fosse prezioso per me, tutto ciò che era importante, e nasconderlo a papà».

Muscles invece, un adolescente di 18 anni, è intervenuto per attaccare fortemente il padre in tribunale; poi Linda, una giovane donna che ha descritto al giudice l’impatto che gli abusi hanno avuto sulla scuola e sulla vita sociale di Jeni.

Jeni Haynes oggi vive con la madre ed ha spiegato: «Dobbiamo nascondere la nostra molteplicità e lottare per dimostrare una coerenza nel comportamento, nell’attitudine, nella conversazione e nei pensieri, cosa che è spesso impossibile. Avere 2.500 differenti voci, opinioni e atteggiamenti è estremamente difficile da gestire».

Come si presenta un disturbo da personalità multipla?

Il DID può avere due forme:

  1. Possesso
  2. Non-possesso

Nel disturbo da personalità multipla sotto forma di possessione la persona appare come posseduta da un’entità soprannaturale, un demone, uno spirito o a volte da un’altra persona; il linguaggio, la lingua, il comportamento e l’indole di queste identità sono tipicamente riconducibili all’ “invasore”. In questi casi, le diverse personalità sono palesi e facilmente distinguibili da chi osserva; l’identità alternativa è indesiderata, suscita angoscia, e si manifesta in tempi e luoghi in netta contrapposizione con i contesti sociali, culturali e religiosi.

Personalità multipla o Disturbo Dissociativo d'identità (DID)

CURIOSITÀ: In alcune culture, analoghi stati di possessione fanno parte dei normali usi e costumi culturali e/o spirituali e non sono considerati una patologia.

Il disturbo da personalità multipla sotto forma di non possessione presenta invece identità meno distinte. Il soggetto che ne è affetto sperimenta improvvise alterazioni della propria identità, con la sensazione di essere un semplice spettatore di ciò che dice, di ciò che fa o di ciò che prova.

In entrambi i casi, una costante sono le amnesie dissociative ricorrenti.

Quali dinamiche intercorrono tra le diverse personalità?

Un occhio allenato, dopo attenta osservazione, può certamente riconoscere un’identità “ospitante” (HOST), che è di solito la personalità di base della persona (ed è anche quella che ad un certo punto chiede aiuto); ed almeno una identità “ospite” (GUEST) che tende a prendere il controllo per la maggior parte del tempo. Non è raro però che ci possa essere più di un host. Ciò vuol dire che una combinazione di più identità possono creare un’unica facciata che passa come una sola personalità ospitante.

Di contro, è invece frequente che coesistano più personalità guest. Ciascuna di esse è un’entità con un proprio senso di continuità del Sé, con uno specifico modello comportamentale ed affettivo. Ha una sua vita, ed è capace di funzionare, di emozionarsi ed interagire su più fronti. Le identità guest spesso non hanno cognizione di essere parte di un corpo condiviso con altre personalità, pertanto all’osservatore può sembrare che ci siano vuoti di memoria nel passaggio dall’una all’altra.

Spesso accade che questi si verifichino ad esempio durante periodi di guida prolungata, ed il paziente non ricorda come sia passato da un posto all’altro.

Personalità multipla o Disturbo Dissociativo d'identità (DID)

I dati

Il disturbo da personalità multipla interessa l’1% della popolazione mondiale

È necessario però considerare che su questa media insiste notevolmente la grande incidenza del fenomeno negli Stati Uniti d’America.

È altrettanto vero che molti casi non sono diagnosticati; e ciò accade per un motivo molto semplice: è una delle diagnosi più difficili da fare.

Il boom di casi negli USA si ebbe casualmente negli anni ’80 e ’90; in quel periodo infatti la ricerca si era concentrata sulle possibili correlazioni tra gli abusi sui minori e lo sviluppo di disturbi mentali. Ne conseguì un incredibile numero di diagnosi di DID come mai era stato registrato prima.

Alcuni di questi rapporti sono usciti dai centri di ricerca ma purtroppo nessuno di essi è stato pubblicato.

Come si fa diagnosi per il disturbo dissociativo dell’identità?

Fondamentalmente è una diagnosi di tipo osservativo, ed una delle più difficili da fare. Basti pensare che il tempo medio necessario è di poco inferiore ai sette anni, spesso perché le differenti personalità non sono così ben distinte da poter essere individuate velocemente.

Personalità multipla o Disturbo Dissociativo d'identità (DID)

Qual è la causa del disturbo da personalità multipla?

Eziologia DID

La causa principale del DID è un grave abuso subìto in età infantile. Il paziente crea una o più personalità guest che gli consentano di andare avanti e non soccombere ai ricordi traumatici.

Il DID è considerato come un meccanismo di difesa che separa la persona che sta affrontando il trauma dalla persona che cerca di vivere come se nulla fosse accaduto.

Si può curare il disturbo dissociativo dell’identità?

La personalità multipla può tornare ad essere unica ed integrata?

La prognosi, ovvero la previsione sul decorso e sulla guarigione dalla malattia, è variabile. Dipende molto dal grado di compromissione del funzionamento mentale della persona che ne è affetta. In altre parole, più anni passano, più il DID si cronicizza, meno il decorso sarà positivo.

Per intenderci, se i sintomi:

  • sono circoscritti all’area dissociativa e post-traumatica, la prognosi è favorevole; con un buon trattamento, le probabilità di guarigione sono alte;
  • non sono circoscritti ed inficiano anche l’umore, il comportamento alimentare o altre aree psichiche, allora il decorso sarà certamente più lungo e problematico; è una condizione che richiede un lungo trattamento intensivo e nonostante ciò le probabilità di guarigione si abbassano;
  • sono estesi a molte aree psichiche, ed in più la persona ha sviluppato una dipendenza affettiva con chi o cosa ha causato il trauma originario; si tratta della peggiore delle situazioni. Richiede un trattamento intensivo a tempo indeterminato che aiuti a gestire i sintomi poiché la guarigione è altamente improbabile.
Personalità multipla o Disturbo Dissociativo d'identità (DID)
Dal film SPLIT del 2016

Come si cura il disturbo della personalità multipla?

Trattamento DID

Le terapie elettive per il DID sono:

  • Psicoterapia orientata all’integrazione delle identità;
  • Trattamento farmacologico, che attenui i sintomi derivati.

L’integrazione delle varie identità è ciò che si auspica con il trattamento del DID. La psicoterapia lavora in questa direzione, mentre i farmaci aiutano a gestire sintomi collaterali quali la depressione, l’ansia, l’impulsività e l’abuso di sostanze. Nei casi in cui sono entrambi necessari, un approccio non può prescindere dall’altro; la psicoterapia senza il supporto dei farmaci diventerebbe pressoché impossibile, mentre i farmaci senza la psicoterapia non risolvono la dissociazione.

L’esperienza ci dice che alcuni pazienti non riescono o, per quanto paradossale sembri, non vogliono l’integrazione; in questi casi il fine sarà facilitare l’equilibrio e la reciproca accettazione fra le identità e ridurre i sintomi secondari.

Talvolta viene utilizzata l’ipnosi. Questa tecnica può facilitare l’accesso alle varie identità ed ai ricordi dell’evento traumatico scatenante, ma a nostro avviso, tranne che in rari casi, sono più i rischi che i benefici.

È vero che il terapeuta ha necessità di conoscere tutte le identità per trattarle separatamente, così come è vero che giungere al focus del trauma è funzionale alla terapia; ma è altrettanto vero che farlo troppo velocemente implica un grosso rischio per la buona riuscita del trattamento.

Dr. Angelo Cirillo
Psicologo Psicoterapeuta

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