REGGIO EMILIA – In tempo di Covid il teatro, fermo da molto tempo, torna alle sua rappresentazioni portando gli spettacoli all’aperto. In questo caso davanti al Valli di Reggio. Il pubblico ha risposto ed è accorso numeroso, con le mascherine addosso, anche questo un segnale di ripartenza. Il Figaro! tratto da Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini è stato rappresentato a bordo di un vero camion, usato in tutti gli spazi di cui dispone: la cabina, il rimorchio, le sponde. A terra l’orchestra, la Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti, diretta dal maestro Dario Garegnani. In scena una versione di un solo atto, per limitarne la durata, e con cinque cantanti.
Un ‘Barbiere di Siviglia’ che porta dunque l’Opera nelle strade e nelle piazze alla ricerca di un pubblico che aveva desiderio di tornare alle rappresentazioni e a cui proporre un racconto divertente, colorato e pieno di energia: l’emanazione diretta e visionaria della musica di Rossini. Un set speciale, creato ad hoc per un titolo popolare e accattivante, un teatro musicale che cita e rinnova la tradizione italiana legata al racconto fantastico: i cantastorie e il teatro delle marionette.
Figaro, il bravo factotum, istrionico e poliedrico, questa volta si improvvisa allora camionista e porta la sua storia in piazza. Gli intrighi e gli intrecci amorosi tra i personaggi si svolgono tutti dentro, sopra, sotto e intorno al camion, l’arte lo è ovunque si manifesti.
Una scenografia in cui le animazioni video ampliano la possibilità di sviluppare un racconto visionario in cui gli ambienti si trasformano emotivamente, dilatandosi o rimpicciolendosi a tempo di musica in prospettive falsate, ispirate alle grafiche del tardo 700.
Opera Camion è un progetto di Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, con il Teatro Massimo di Palermo: è prodotto da Fondazione I Teatri in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia ed inserita nell’ambito di Restate e si avvale del supporto di Conad. Dal 25 settembre parte a Reggio anche il Festival Aperto 2020 che riapre dopo il lungo lockdown, le porte dei tre teatri reggiani.
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