Cultura

Biennale Venezia, chiuso il padiglione di Israele: “Fino alla liberazione degli ostaggi”

Biennale Venezia, chiuso il padiglione di Israele: “Fino alla liberazione degli ostaggi”

Il cartello esposto all'esterno della struttura dal curatore e dall’artista Ruth Patir

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Il padiglione di Israele alla sessantesima Biennale di Venezia, che doveva aprire oggi, resterà chiuso "sino a che non sarà pattuito un cessate il fuoco e non saranno liberati gli ostaggi" nelle mani di Hamas. E' l'annuncio comparso stamane in un cartello esposto all'esterno del padiglione israeliano alla Biennale Arte. La decisione del curatore e dell'artista, Ruth Patir, non è quella di cancellare l'esibizione, "ma è una scelta di solidarietà con le famiglie degli ostaggi e la grande comunità di Israele che chiede un cambiamento".

"Come artista ed educatore - spiega Patir - rifiuto fortemente il boicottaggio culturale, ma ho una grande difficoltà a presentare un progetto che parla di vulnerabilità per la vita in un momento in cui non c'è rispetto per essa".

Ruth Patir ha chiarito che la chiusura non è definitiva e che si tratta di una decisione "in solidarietà con le famiglie degli ostaggi e la grande comunità israeliana che chiede un cambiamento". Attraverso i vetri del padiglione tuttavia è possibile intravedere uno schermo su cui scorrono le immagini del video Keening, realizzato dall'artista. "Sento che il tempo dell'arte è perduto e ho bisogno di credere che tornerà" ha scritto Patir su Instagram. "Mi oppongo fermamente al boicottaggio culturale- continua l'artista- ma dal momento che non credo ci siano risposte corrette, e posso fare ciò che posso solo con lo spazio che ho, preferisco far sentire la mia voce per coloro che sostengo, per il cessate il fuoco e riportare le persone a casa ora. Non ce la facciamo più".

Dopo l'attacco di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre, 1200 persone sono rimaste uccise ed altre 240 circa sono state sequestrate. Subito dopo, Israele ha avviato un'operazione militare contro la Striscia di Gaza che dopo sei mesi ha causato quasi 34mila morti e 80mila feriti, e spinto allo sfollamento l'80% della popolazione. Ad oggi, circa un centinaio di ostaggi restano ancora nelle mani di Hamas.

I movimenti filo-palestinesi hanno ripetutamente chiesto di negare la partecipazione di Israele alla Biennale di arte in solidarietà con la popolazione di Gaza, che fa i conti anche con restrizioni e blocchi agli aiuti umanitari, mentre in Israele si sono svolte numerose manifestazioni di protesta contro l'attuale governo Netanyahu, accusato di non stare facendo abbastanza per riportare a casa sani e salvi gli ostaggi.

A fine marzo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che ordinava a Israele il cessate il fuoco fino al termine di Ramadan, che si è concluso il 10 aprile, ma Tel Aviv non lo ha rispettato. Al momento, i negoziati con Hamas sono in stallo, in quanto l'organizzazione palestinese chiede la fine delle ostilità e l'uscita delle forze israeliane dalla Striscia come condizione necessaria al rilascio degli ostaggi.

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