Non era certo l’abbaglio del video e tantomeno il fascino della notorietà ad animare il professionista Paolo Frajese, ma piuttosto un impegno di responsabilità civile, di rispetto, di fiducia. “Bisogna lavorare senza mai tradire questa fiducia che è la nostra vera ricchezza - scriveva Paolo - nella convinzione che il nostro unico editore e padrone sia il telespettatore”. Valori e basi etiche che Paolo ha messo a fondamento della sua professione e della sua vita, per le quali non ha esitato a battersi.
E non fu certo per rincorrere la fama che scelse di lasciare il tg delle 20.00, (stare seduto davanti alla telecamera a leggere notizie gli stava stretto), per ritornare a fare il cronista nelle tante corrispondenze da Parigi, dove nessuno lo conosceva, e dove è stato così stimato da scrivere e condurre una trasmissione su Arte, canale culturale della tv francese. Vedi il talento che scherzi fa!
E non è stata la fine della corrispondenza, che in realtà apriva per lui scenari nuovi, con proposte sia dalla Rai che da Mediaset, a provocare la sua morte con un “infarto fatale”. Paolo ci ha lasciato a causa di un aneurisma polmonare, probabilmente congenito. Paolo Frajese, che di fronte alla proposta di dirigere un importante Tg della Rai e alla richiesta di garanzie, rispose: “L’unica garanzia che posso dare è la mia professionalità”, (naturalmente il giorno dopo il direttore era qualcun altro), pur con tutti i suoi difetti era un uomo coraggioso e libero, generoso con le persone comuni e poco malleabile con i potenti, sincero fino a diventare un personaggio scomodo.
Certo, a qualcuno può essere sembrato un “pazzo scatenato” quel giornalista tenace, creativo e brillante che non esitava a dire la sua in un consesso di colleghi attenti a non dispiacere politici e potenti, ma per noi, e qui soltanto aggiungo uno sguardo privato, è stato un uomo coerente e fiero, un marito e un padre premuroso, stimolante, gentile, e molto appassionato, proprio quanto lo è stato del suo lavoro.
Ester Vanni Frajese